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Primissimi del Novecento. Maestro e alunni di una classe mista delle scuole elementari.
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Una foto, incorniciata da un prezioso cartoncino, dei primi del Novecento. La ragazza, a sinistra, è Generosa Floris.
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Primi del Novecento. Ritratto di Generosa Floris.
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Primi del Novecento. La foto reca la dedica: «Ada e Attilio Saba. Ricordandovi ad affinché mi teniate sempre presente. Lina».
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Primi del Novecento. Lui guarda, lei osserva, giovani figlie a lavoro sulla moderna macchina da cucire, ultimo acquisto di casa. Still-life umano, fermo-immagine dei valori familiari di un’epoca, allegoria suprema del compiaciuto orgoglio paterno, del silenzioso, affettuoso e onnipresente sovrintendere materno, dell’operosità delle figlie perfette. Il bimbo osserva, e studia da capofamiglia.
Foto dell’archivio comunale.600473 - images/morfeoshow/album_dei_ri-3626/big/006 album_guspini.jpg
Anni Dieci-Venti. Giovanissimi fidanzati. Sono Eugenia Frongia e il futuro marito Peppino Ruggeri.
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La foto reca la dedica: “Alla mia cara cognata Ada per ricordo. Angelina Manno, Guspini, 28 novembre 1916”.
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Anni Venti. Piazza XX Settembre. Le autorità civili e militari posano sulla scalinata di San Nicolò.
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1922 ca. Scuola “Grazia Deledda”. Classe IV elementare del maestro Meloni. Il quarto, da sinistra in alto, è Aldo Lampis (classe 1913).
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Anni Trenta. Balilla e Piccole Italiane schierati per la marcia all’esterno della scuola elementare di Sciria.
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Anni Trenta. Lezione in una classe della scuola elementare di Gennas Serapis (oggi Montevecchio).
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Anni Trenta. Scalinata di San Nicolò, piazza XX Settembre. Primi sguardi.
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Anni Trenta. Giovani donne posano davanti al chiosco di piazza XX Settembre.
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Anni Trenta. Saggio ginnico fascista: Balilla e Piccole Italiane in piazza XX Settembre (l’istruttore è il maestro Vitale Piras).
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Anni Trenta. Giovanotti guspinesi. Al centro, giacca scura, Guerino (o Quirino) Cocco.
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1933. Guspini. I fidanzati.
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1936. Montevecchio. Colonia montana e saluto fascista.
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Anni Quaranta. Agnese Liscia è, la più grande, al centro. Accanto posano il pastore Salvatore Cadeddu con il suo giovanissimo padrone Flavio “Cadinu” Scano.
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1941. È frequente che adulti e bambini camminino scalzi. La ragazzina che invece porta le scarpe è Agnese Liscia, futura moglie di Silvio Mancosu, a 14 anni.
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1945. Giovani comunisti posano con L’Unità davanti al mattatoio, verso San Nicolò d’Arcidano.
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1945-46. La famiglia Ruggeri-Frongia: da sinistra, Peppino Ruggeri, la moglie Eugenia Frongia con sua madre Virginia Frongia, la nonna Giuseppa (tzia Pepa) Casu e la nipotina Mariella Cocco.
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Anni Cinquanta. Il casamento della vecchia peschiera a Tunària (Flumentorgiu), luogo di vacanze estive. Si riconoscono tre dei figli di Silvio Mancosu: Luisa (bionda, a sinistra), Paolo (accanto) e Mario (davanti a Luisa).
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1951. Guspini. Cooperativa di consumo “La Proletaria”: il presidente Attilio Poddighe è in fondo, dietro al bancone, al centro della foto.
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1951. Guspini. Cooperativa di consumo “La Proletaria”.
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1951. Guspini. Cooperativa di consumo “La Proletaria”: in primo piano, alla cassa, il socio Enzo Senis.
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Anni Sessanta. Guspini, località Terra de canna. Annetta Saba della cooperativa “La Rurale” posa con i figli Iole (in braccio) e Giampaolo (in piedi, accanto a lei). Sullo sfondo, la macchina seminatrice della cooperativa all’avanguardia dell’innovazione in tempi in cui prevaleva la semina a mano.
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Anni Sessanta. Figli dei soci della cooperativa “La Rurale” posano in località Terra de canna.
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Anni Sessanta. Guspini. Le sartine sistemano l’abito alla sposa.
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Istante senza tempo. Focolare modesto e volti allegri. L’agnellino è valido sostituto di un qualunque bambolotto. La ragazzina viene ritratta mentre legge: un primo segnale esplicito di emancipazione.
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1934. Amelia Cocco, 24 anni in questa foto, lavora al telaio in casa.
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Anni Trenta. Lavandaie al fiume Terramaistus.
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Anni Trenta. Tutti in posa con la trebbiatrice - probabilmente la prima a Guspini. Al centro, appoggiato al mezzo, il proprietario Gigi Piga. Per l’esclusività del servizio che può offrire, Piga usa lavorare a contratto, durante la stagione, in diverse località del Campidano.
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Anni Trenta-Quaranta. L’uomo e la macchina. Come nei trasporti l’auto sostituisce il cavallo o il carro, in agricoltura il trattore sostituisce il bue, e fa di più e meglio. Una rivoluzione che, in Sardegna, può dirsi compiuta solo nella seconda metà del Novecento.
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1938. Guadagnarsi il pane col pane. Tre orgogliose generazioni di panettieri ritratte con belle pagnotte e carretto.
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1946. Lotta alle cavallette. Il primo a destra, dietro la cabina di guida, è Attilio Poddighe.
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Primi anni Cinquanta. Uomini della Cooperativa “La Rurale” durante la zappatura: da sinistra, Angelino Vargiu, Giuseppe Melis, Francesco Perria, Antonio Floris, Edi Liscia, Ernesto Serpi. La Cooperativa “La Rurale” fu costituita nel 1945 dopo la concessione ai contadini delle terre incolte.
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Primi anni Cinquanta. Donne e uomini della Cooperativa “La Rurale” insieme durante la zappatura: da sinistra, Peppina Floris, Lidia Melis, Caterina Deias, Alfio Pusceddu, Bonaria Atzori, Bruno Liscia, Rosina Mura, Mario Melis, Margherita Perria, Giovanni Ortu, “Mannai” e Luigi Vargiu.
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Primi anni Cinquanta. Per la mietitura, le spigolatrici dormono sul campo: la paglia schiacciata, in primo piano, è il giaciglio per la notte appena trascorsa. A destra, con le trecce, Annetta Saba.
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Anni Cinquanta. Soci della cooperativa “Sant’Isidoro” (prima della fusione con “La Rurale”) durante la mietitura a mano.
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Anni Cinquanta. La Cooperativa “La Rurale” investe da subito parte dei profitti nella meccanizzazione e razionalizzazione del lavoro agricolo. Annota su un adesivo scritto a macchina: “LA RURALE motoaratura con aratro monovomere”.
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Anni Cinquanta. Orgoglio del progresso conseguito con il lavoro. La cooperativa annota su un adesivo scritto a macchina: “La Rurale Trattore International con mietilega MaK Hormik Dering”.
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Anni Cinquanta. Cooperativa “La Rurale”. La bandiera sventola sulla macchina per la pressatura del grano: in piedi, il socio Giuseppe Melis, seduto alla sua sinistra, Virgilio Virdis.
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Anni Cinquanta. Cooperativa “La Rurale”. Trasporto dei covoni di grano: alla guida Livio Serpi.
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Anni Cinquanta. Carico di grano sull’aia della Cooperativa “La Rurale”, per il trasporto al Monte Granatico.
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Anni Cinquanta. Soci della Cooperativa “La Rurale”: da sinistra in alto, Bonaria Atzori, Luciana Annis, Antonio Mura, Caterina Deias, Luigi Mura e Rosina Mura.
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Anni Cinquanta. Soci della Cooperativa “La Rurale”: da sinistra in alto, Francesco “Cecchino” Perria, Luciana Annis, il presidente Giuseppe Scanu, Mario Melis, Antonietta Cuccu e la compagna Pilloni.
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Tosatura 1957. Soci della “Rurale” posano dopo il lavoro in località Terra de canna: da sinistra, in piedi, si riconoscono: Giulio Cara, Bruno Pusceddu, Giovanni Casula, Giovanni Virdis, Silvio Mancosu (futuro presidente, ultimo accanto alla donna), Attilio Poddighe (futuro presidente della Cooperativa “La Proletaria”, primo a sinistra, seduto) e Angelino Vargiu (ultimo in piedi).
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Anni Sessanta, un calzolaio appassionato di cinema posa con i suoi apprendisti.
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Anni Sessanta, l’officina del fabbro Cesare Mandis, in via Roma, a Guspini.
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Anni Sessanta. Figli dei soci della “Rurale” in località Terra de canna.
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Anni Sessanta. Figli dei soci della “Rurale” in località Terra de canna.
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Anni Sessanta. Orgoglio del progresso conseguito con il lavoro: presentazione al pubblico, in piazza XX Settembre, degli eccellenti risultati della Cooperativa “La Rurale” in otto anni di attività. Da sinistra, tziu Erminio Dessì, Luigino Tuveri, Silvio Mancosu, Francesco Perria e Attilio Poddighe.
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1899. Carabinieri. Sa Giustìtzia. Spesso provenienti dal continente italiano, calati in una realtà che non comprendono e non intende farsi comprendere. Il primo da sinistra, invece, è guspinese: Angelico Tolu.
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Primi del Novecento. Personale dell’officina di Montevecchio, non è ancora tempo di “tute blu”; seduti al centro l’ingegnere e i tecnici.
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Il primo sciopero “organizzato” nelle miniere avvenne a Montevecchio e durò dall’8 al 17 agosto 1903. Lo sciopero, nato spontaneo per volontà di gruppi di minatori, venne appoggiato dal Partito Socialista, diretto a Guspini dal farmacista Pio Piras (nella foto, 1906) e dal dottor Cesare Loi.
Foto dell’archivio comunale.412600 - images/morfeoshow/le_lotte-4111/big/004 album_lotte_guspini.jpg
Cinque lire della miniera, riproduzione 2007. Dall’Ottocento fino alla metà del Novecento la paga dei minatori è fatta di lire “Montevecchio”, coniate in loco e spendibili solo negli esercizi commerciali della miniera stessa. La miniera arriva, di fatto, a creare e governare un mercato proprio, definendo i limiti della vita economica degli individui che ruotano attorno a essa.
Foto dell’archivio comunale.600428 - images/morfeoshow/le_lotte-4111/big/005 album_lotte_guspini.jpg
La grande guerra del 1915-18 strappa molti guspinesi dalla loro terra, dal lavoro, dagli affetti: è melanconico Amedeo Piga in una poco credibile posa bellica nella Cirenaica del 1917.
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1915-18, durante la grande guerra. Località imprecisata, sul fronte. “Mettete i fiori nei vostri cannoni”: un gruppo di militari guspinesi testimonia un’innata cultura di pace. Sulla destra, con grembiale e cappello rotondo, si nota il cuoco.
Foto dell’archivio comunale.600462 - images/morfeoshow/le_lotte-4111/big/008 album_lotte_guspini.jpg
L’inaugurazione del monumento ai caduti di Guspini è l’occasione per raccogliere in un fotomontaggio, conservato nel Municipio, tutti i caduti guspinesi nella grande guerra del 1915-18: sono tanti.
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Anni Trenta. Dopo la guerra, il fascismo. Balilla schierati in piazza XX Settembre.
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Anni Trenta. La “Befana del minatore”: doni per i bimbi e un momento di serenità per le madri.
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Maggio 1939. Il fascismo cercherà di pervadere ogni aspetto dell’esistenza: le contadine, organizzate in “massaie rurali”, assistono al Campionato ginnico militare.
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1939. Donne e un piccolo Balilla alle manifestazioni per il Campionato ginnico militare.
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Nel 1942 Mussolini vista le Miniere di Montevecchio che hanno assunto grande importanza strategica dopo le “inique sanzioni” e il lancio dell’autarchia. In questa foto, lo schieramento degli operai prima dell’arrivo del Duce a Montevecchio.
Foto dell’archivio comunale.600440 - images/morfeoshow/le_lotte-4111/big/014 album_lotte_guspini.jpg
1942. Visita del Duce a Montevecchio. Lo scenografico bagno di folla allestito dalla propaganda: sconsigliato non esserci.
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1942. Visita del Duce a Montevecchio. Le Giovani Italiane: in molti hanno creduto all’illusione dell’uomo forte inviato da Dio per la salvezza dell’Italia.
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1942. Il Duce inaugura l’albergo per operai “Francesco Sartori”. Gli investimenti della miniera in quegli anni furono anche, onestamente, orientati al benessere fisico degli operai con la costruzione di alloggi e strutture sanitarie.
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Anni Quaranta. Bandiere rosse per la Festa del lavoro. Anche durante il fascismo, imprendibili ignoti facevano sì che il primo maggio sventolasse sul Monte Majori una bandiera rossa.
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Guspini. Manifestazione del primo maggio 1946. Il dopoguerra riaccende le speranze dei lavoratori in una società più giusta e solidale.
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Anni Quaranta. Guspini. Dai campi e dalle officine per la Festa del lavoro.
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1945-46. Manifestazione di iscritti al PCI dopo la Liberazione: al centro, col golf bianco, Nadia Gallico Spano (1916-2006), partigiana, tra le 21 donne elette all’Assemblea Costituente, parlamentare del PCI, fondatrice dell’UDI (Unione Donne Italiane) e presidente dell’UDS (Unione Donne Sarde). È stata moglie di Velio Spano (1905-64), giornalista, dirigente comunista e membro anch’egli dell'Assemblea Costituente.
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Guspini. 1 maggio 1948.
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Guspini. 1 maggio 1948.
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Guspini. 1 maggio 1949.
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1950. Occupazione delle terre di Sa Zeppara: su iniziativa della Cooperativa “La Rurale” con la sinistra e i sindacati, i braccianti occupano le terre di proprietà della baronessa Rossi, che preferiva dare i terreni in pascolo piuttosto che metterli a coltura. Dopo lunghe trattative i rappresentanti del “Comitato per la terra” assegnano dei lotti a ciascun bracciante.
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1950. Contadini in lotta durante l’occupazione delle terre della baronessa Rossi, a Sa Zeppara.
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Anni Cinquanta. Una manifestazione per la riforma agraria.
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1951. Maria Pia Sartori, moglie dell’ingegner Rolandi, e il direttore ingegner Minghetti, alla sua sinistra, posano insieme ai componente della Commissione interna all’ingresso della Palazzina della direzione delle miniere.
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4 dicembre 1951, festa di Santa Barbara. Come ogni anno vengono premiati anziani e anzianissimi della Montevecchio.
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1961. Occupazione della miniera. Il Patto aziendale stretto nel 1949 garantisce vantaggi economici notevoli, ma imbriglia di fatto il sindacato; esso si fonda infatti sulla contrattazione individuale e su salari sopra la media, ma in cambio di una produttività del lavoratore ben oltre lo standard e della rinuncia di fatto al potere della mediazione collettiva. La pax contrattuale giunge al termine il 17 marzo del 1961, con l’occupazione dei pozzi dei Cantieri di Levante e di Ponente.
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Il Patto aziendale, siglato all’alba del secondo dopoguerra, porta con sé tutte le sfumature e sapori di quell’epoca: ricerca di stabilità economica e fede nell’avvenire, speranza nella rinascita e paura della miseria, mix che provoca spaccature profondissime all’interno della stessa classe operaia che si saneranno nell’unità ritrovata dell’occupazione dei pozzi.
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1961. Occupazione della miniera. Il sindaco di Guspini Silvio Mancosu (sorridente, in piedi) visita i minatori in lotta; con lui, il consigliere regionale Virgilio Atzori e Nando Marroccu.
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1961. Donne solidali preparano da mangiare per i minatori in lotta: la prima a sinistra è Agnese Liscia, moglie del sindaco Silvio Mancosu.
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1961. Occupazione della miniera: le donne lottano insieme ai propri uomini. La dura trattativa che segue all’occupazione dei pozzi porta alla rottura del Patto aziendale e alla ricompattazione del fronte operaio, dopo dodici anni. Il giorno di Pasqua, 2 aprile, dopo 17 giorni i minatori lasciano i pozzi. In mano, un nuovo accordo e la ritrovata capacità della contrattazione collettiva.
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1964. Roma. Agnese Liscia (a destra) delegata dell’UDS (Unione Donne Sarde) al VII Congresso UDI (Unione Donne Italiane).
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1971. Piazza XX Settembre. Il sindaco Silvio Mancosu parla ai minatori.
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Estate 1972. Si celebra una delegazione vietnamita in visita alle donne della Lega delle cooperative.
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27 gennaio 1973. Roma. Una folta delegazione guspinese partecipa alla manifestazione della “Lega nazionale delle cooperative e mutue” (80.000 persone).
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1975, settembre. Sulla Piazza Rossa, a Mosca: Agnese Liscia dell’UDS e Bore Muravera del PCI di Orgosolo, insieme all’interprete russo (in bianco).
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1975. Occupazione dell’azienda Sa Zeppara Boscosarda a seguito di un accordo sindacale disatteso e conseguenti licenziamenti: dopo un mese di lotte, occupazioni e arresti arriva un nuovo accordo completamente a favore dei lavoratori.
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Fine Ottocento. Villeggianti belle epoque verso Flumentòrgiu.
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Primi del Novecento. Carnevale di Guspini. La maschera cambas de linna (gambe di legno).
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28 Settembre 1934. Guspini. Scampagnata al fiume Terramaistus durante la vendemmia. In tempi di ristrettezze, un semplice pane può diventare protagonista di un reportage familiare - è il cibo come fatto degno di essere rappresentato: il grande civraxu bianco apparecchiato al centro, le donne ciascuna con la propria fetta, il ragazzino ne addenta una enorme, gli uomini reggono una canna, a incorniciare di fronde questa scena da Arcadia popolare.
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1936. Sulle dune di Tunària (Flumentorgiu), dette “monti di sabbia”. La seconda ragazzina da destra è Grazietta Lisci, futura moglie di Attilio Poddighe. Dietro di lei, baffuto in camicia bianca, il padre Francesco, falegname.
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1938. Tunària (Flumentorgiu). Un’estate al mare.
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1938. Campagna verso San Nicolò d’Arcidano. Mandolino e fisarmonica: contadini che si riposano, dopo la raccolta della canne.
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Anni Trenta-Quaranta. Il Dopolavoro aziendale del Partito nazionale fascista della miniera di Montevecchio; da sotto la tuta occhieggia la maglia della squadra di calcio aziendale.
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Maggio 1938. La squadra della miniera in occasione dell’incontro Montevecchio-San Gavino finito in pareggio sul 4 a 4.
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30 maggio 1939. Il saluto fascista delle squadre partecipanti al Campionato ginnico militare.
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1940. Manifestazioni dopolavoriste a Oristano: gara di tiro alla fune.
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1940. Manifestazioni dopolavoriste a Oristano: la squadra della miniera di Montevecchio.
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10 aprile 1940. Montevecchio-Oristano 3-1. La Montevecchio in maglia unita azzurra, l’Oristano in maglia scudata bianca.
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Anni Quaranta. Giovanotti presso la tonnara di Flumentòrgiu. A sinistra, Guido Fanari.
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Fine anni Quaranta. Guido Fanari a caccia di conigli durante una gita all’isola di Mal di Ventre.
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Fine anni Quaranta. Gita scolastica del Liceo Dettori di Cagliari.
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Fine anni Quaranta. Gita scolastica del Liceo Dettori di Cagliari.
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Anni Cinquanta. Colonia marina della miniera a Funtanazza (1956): gruppo del secondo turno al gran completo.
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Anni Cinquanta. Bellezze al bagno sulla spiaggia di Flumentòrgiu.
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Anni Cinquanta. Al mare a Flumentòrgiu, inizio stagione, l’abbronzatura a “canottiera”. Al centro, Virgilio Virdis.
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Anni Cinquanta. Un brindisi per il fotografo al bar di Luigi Dessì.
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Anni Cinquanta. Si fa ora al bar di Luigi Dessì.
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Anni Cinquanta. Soci della Cooperativa agricola “La Rurale” in festa.
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Anni Cinquanta. Durante la Pasquetta, si prepara la “treccia” con le interiora degli agnelli acquistati con i soldi dei balli di carnevale. Le ragazze sono socie della Cooperativa agricola “La Rurale”: da sinistra, Margherita Perria, Bonaria Atzori, Rosina Mura.
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Anni Cinquanta. Località Terra de canna. Pranzo sociale della cooperativa “La Rurale”. Si riconoscono i soci Memo Floris (in primo piano), Annetta Saba (accanto, in piedi) e il marito Livio Serpi (dietro di lei, in camicia bianca).
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1950. Giovani donne (e un ragazzino) in una pausa della raccolta del granturco.
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Anni Cinquanta. Maschere del carnevale di Guspini.
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Anni Cinquanta. Banda musicale di Guspini.
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1950. Esibizione di Marco Piga per il programma itinerante RAI “Radiosquadra”.
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Anni Cinquanta. Guspini. Elezione di Miss Unità.
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Anni Cinquanta. L’ascolto della radio è un rito domestico e sociale.
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Anni Sessanta. Facce da ring. Il secondo, da destra, è il grande allenatore dei boxeur guspinesi Mario Usai.
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Anni Sessanta. I ragazzi terribili della palestra di boxe “Aurora” al completo.
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1962. Esibizione in piazza per la fase eliminatoria del “Nuraghe d’argento”.
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Autunno 1962. Guspini vince il “Nuraghe d’argento”, competizione canora tra paesi organizzata dalla RAI, presenta Anna Maria Gambineri.
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1962. Cartolina che commemora la vittoria di Guspini al “Nuraghe d’argento”.
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Maggio 1970. Campionato di serie “D” 1970-71. US Guspini: in piedi da sinistra, Mameli, Paolo Manca, Pistolesi, Matta, Arena, Congiu, Varsi; accosciati, Argiolas, Pireddu, Meloni, Romeo, Tonio Manca. Allenatore: Farris. Molti giocatori e lo stesso allenatore provenivano dal Quartu, all’epoca importante squadra satellite del Cagliari, che ne deteneva i cartellini.
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Storica amichevole tra US Guspini, campione regionale e neopromossa tra i semiprofessionisti di serie “D”, e il Cagliari Calcio, neocampione d’Italia. Gigi Riva “Rombo di tuono”, prossimo vicecampione mondiale in Messico, colpisce di testa marcato da Paolo Manca. Di spalle, Angelo Riggio.
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Primi del Novecento. Ruotai al lavoro a Guspini.
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Primi del Novecento. Spyder d’epoca: in posa col calesse guspinese.
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Primi del Novecento. Giovane pioniere del trasporto su due ruote.
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Prima metà del Novecento. Il calesse guspinese.
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Anni Venti. Francesco “Cecchino” Fanni nel cortile dei cavalli dell’albergo Fanni.
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Anni Venti. Guspini. Interno del cortile dell’albergo Fanni. In piedi, Giuseppe “Peppino” Fanni con uno dei cavalli di famiglia montato da un fantino.
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Anni Trenta. Agro di Guspini, dopo Saurecci. Rientro dalla tosatura. Al centro, appoggiato al cavallo, il proprietario terriero e del bestiame Salvatore Boi. A sinistra, a cassetta, Aldo Lampis.
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Anni Trenta. Con le prime automobili in circolazione (dal 1920), si verifica anche il primo incidente mortale sulla Guspini-Montevecchio.
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Anni Trenta. Strada Guspini-San Gavino. Giovani in sosta al ponte sul fiume Terramaistus.
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Anni Trenta. La corriera è protagonista in questo scorcio di Montevecchio. La miniera è stata una delle prime aziende italiane a garantire il servizio gratuito di trasporto da e per il posto di lavoro ai propri dipendenti.
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Anni Trenta-Quaranta. Agro di Guspini. Rientro dalla mietitura col carro e la bicicletta.
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1935. Il carro a buoi viene utilizzato anche per il trasporto del carbone vegetale e del minerale di Montevecchio.
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9 ottobre 1935. Agro di Guspini. Rientro dalla vendemmia.
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1936. Giovani guspinesi posano con una lussuosa Fiat 520. La 520 è stata la prima Fiat con guida a sinistra ed è anche la capostipite delle 6 cilindri. Appena uscita (1928) costa circa 30.000 lire (23.500 euro), raggiunge i 100 kmh e si può avere in versione coupé, torpedo o spyder, a 2, 4 o 5 posti.
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Fine anni Quaranta. Guspini. In bicicletta alla manifestazione.
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Primi anni Cinquanta. Guido Fanari (a destra) e Nino Fois in giro con un’auto sportiva Cisitalia.
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Anni Cinquanta. Festa di Sant’Antonio, giugno. Il carro a buoi addobbato percorre la vecchia strada del mare per Tunària (Flumentòrgiu), detta “sa strada de is Truccus” (la strada dei Turchi).
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Maggio 1950. Strada verso San Nicolò d’Arcidano. Gruppo di gitanti in bicicletta per la Festa del Lavoro. Il secondo da destra, in piedi, è Attilio Poddighe.
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1952. L’autofficina Fois a Guspini.
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Anni Cinquanta-Sessanta. Strada per Montevecchio. È arrivato il tempo in cui ci si muove in auto anche per il matrimonio.
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Album dei ricordi
Dalla metà del diciannovesimo secolo la cultura agropastorale di Guspini, basata sulla solidarietà dell’agiudu torrau e sullo scambio, si dovette confrontare con l’innovazione portata dallo sfruttamento estensivo e intensivo delle concessioni minerarie, che rappresentava la cultura industriale più avanzata nei metodi e nei rapporti di lavoro dell’epoca. Questa contraddizione si rivelò feconda e dolorosa; feconda per la circolazione delle idee e per la crescita economica indotta nel territorio, dolorosa per lo sfruttamento e le condizioni di lavoro cui vennero sottoposti uomini, donne e anche bambini e per le lotte che gli sfruttati dovettero sostenere per migliorare la propria condizione.
Le memorie fotografiche di Guspini rispecchiano, nella scelta dei soggetti, questa storia.
All’immaginario domestico o celebrativo di cerimonie e ricorrenze, condiviso con tutte le altre comunità, si affiancano cospicue le testimonianze sul lavoro, sulle lotte, sul tempo libero, sull’evoluzione dei trasporti; tanto da consentire la creazione di sezioni iconografiche dedicate che, con il loro ricco corredo didascalico, approfondiscono questi aspetti della storia del paese.
Elementi peculiari e memorabili della sezione “Il lavoro” – particolarmente dedicata al lavoro agricolo, esiste, infatti, una sezione esclusivamente dedicata alla miniera – sono la documentazione dell’avvento della meccanizzazione e l’epopea della Cooperativa agricola “La Rurale” costituita nel 1945 dopo la concessione ai contadini delle terre incolte. Nella sezione “Le lotte” scorrono immagini delle occupazioni delle terre, degli scioperi in miniera, del fascismo e della guerra, a raccontare consapevolezza e orgoglio di una popolazione che non ha mai ceduto alla logica del più forte. Anche “Il tempo libero” di Guspini ha un sapore particolare: la consuetudine “antica” delle vacanze al mare, il Campionato ginnico militare e le partite di calcio del dopolavoro fascista della miniera, la palestra di boxe “Aurora”, la vincita del “Nuraghe d’argento” e i successi della US Guspini nella serie “D” e nell’amichevole con il Cagliari dello scudetto. “Ruote” testimonia, infine, l’evoluzione del trasporto privato, commerciale e pubblico: ruote di carro e calessi fabbricati a Guspini, lasciano il passo al treno merci, alle corriere della miniera e alle automobili di lusso e, nelle strade affollate di carri e contadini in bicicletta, la documentazione del primo incidente automobilistico mortale del guspinese.
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