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La magia
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    Ciprea ovale, montata in argento, con due sonagli, una sabegia (l’amuleto sfaccettato in pasta vitrea nera) e su tratallu, XIX secolo.
    La conchiglia era un amuleto molto diffuso. Proteggeva i bambini dal malocchio ed era un oggetto con cui i neonati giocavano continuamente.
    Collezione privata.
    Foto di Claudia Castellano.

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    Conchiglia utilizzata dalle donne contro il malocchio, fine Ottocento.
    Collezione privata.
    Foto di Marcella Pinna.

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    Conchiglia contenente incenso e utilizzata con i brebus, XIX secolo.
    Collezione privata.
    Foto di Claudia Castellano.

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    Amuleto di origine africana importato, probabilmente, durante la seconda guerra mondiale.
    Collezione privata.
    Foto di Claudia Castellano.

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    Medaglia utilizzata contro il malocchio, primi Novecento.
    Le medaglie si portavano, solitamente, appuntate sotto le vesti.
    Collezione privata.
    Foto di Claudia Castellano.

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    Medaglie antiche con immagini sacre, fine Ottocento.
    Collezione privata.
    Foto di Claudia Castellano.

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    Medaglia antica con immagine sacra, fine Ottocento.
    Collezione privata.
    Foto di Claudia Castellano.

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    Medaglie antiche con immagini sacre, fine Ottocento.
    Collezione privata.
    Foto di Claudia Castellano.

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    Catena in argento e medaglione con l’effige di Santa Rita, XIX secolo.
    Collezione privata.
    Foto di Claudia Castellano.

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    Reliquiario in argento, XIX secolo.
    Si portava legato con uno spago sotto le vesti.
    Collezione privata.
    Foto di Claudia Castellano.

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    Scapolare in panno di lana verde con l’effige della Madonna del Carmelo, primi Novecento.
    Si portava, in segno di devozione, allacciato al collo con un nastrino verde e nascosto sotto le vesti.
    Collezione privata.
    Foto di Claudia Castellano.

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    Scritu de sa stria.
    Si utilizzava quando qualcuno era stato “preso d’occhio” dal barbagianni (sa stria). Conteneva al suo interno delle preghiere scritte (brebus) e un pezzo essiccato del cuore del barbagianni.
    Foto di Marcella Pinna.

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    Scritu in pelle realizzato per la nascita di una bambina, metà Novecento.
    Conteneva al suo interno delle preghiere e un pezzetto del cordone ombelicale.
    Foto di Pinna Marcella.

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La magia

Brebus, malifatus, rimedi e leggende
Nel paese di Sant’Andrea Frius, come in tutta la Sardegna, il malocchio – sa pigadura de ogu che si trasmette, anche involontariamente, attraverso lo sguardo da persone invidiose del bene e della fortuna altrui - era percepito come un grande pericolo che portava morte e distruzione. Per contrastare ciò si ricorreva a determinate “medicine”. Erano solitamente gli anziani che svolgevano questi particolari riti che avevano, a loro volta, ereditato dai genitori o cercato di memorizzare quando era capitato loro di assistere a qualcuno in particolare. Tutti i riti iniziavano con l’invocazione di Dio, come per sottolineare che chi li praticava, con il solo scopo di aiutare persone in difficoltà, agiva nel pieno rispetto della chiesa e non invocava certo il demonio o altri spiriti maligni.


I brebus più utilizzati nel paese erano solitamente per i riti della mexina de s’ogu pigau e s’umbra (contro lo spavento), contro il mal di stomaco, sa stria, su pilu de tita (la mastite), la puntura d’insetto, per i porri, contro gli uccelli e gli insetti nelle vigne, per ritrovare un oggetto smarrito o rubato, contro le convulsioni dei bambini e contro il mughetto, un’infezione molto comune tra neonati e bambini.

Rito contro il “graffio del cane” (su scarrafiu de cani)
Si racconta che questa malattia poteva venire quando si saltava un solco lasciato per terra dal cane mentre si aguzzava le unghie. I sintomi sono dei dolori all’inguine. Come rimedio si prendevano tre pezzi di carbone e ci si faceva il segno della croce. Poi si passavano, uno alla volta, i pezzi di carbone nella coscia recitando alcune preghiere.

Rito contro il fuoco di Sant’Antonio (su fogu de Sant’Antoni)
Si iniziava con il segno della croce, con una lama d’acciaio poi si sfregavano tre sassolini bianchi raccolti in campagna fino a creare delle scintille che dovevano colpire la parte del corpo malata. Se il malato non era presente, si racchiudevano le scintille in una bottiglia di olio e questa veniva mandata al malato che si ungeva con l’olio la parte malata.

Brebu contro il temporale
Santa Barbara e Santu Iacu – bois portais is crais de lampu - bois portais is crais de celu - no tocheis fillu allenu - ne in domu ne in su sartu - Santa Barbara e Santu Iacu.

Malifatus

I malifatus sono delle bambole di pezza realizzate con lo scopo di far del male a qualcuno. Si utilizzavano dei pezzi di stoffa appartenenti alla persona che si voleva colpire e si dava alla bambola il nome di questa persona. Si recitavano delle preghiere e si conficcavano degli aghi nella bambola: ogni puntura rappresentava una malattia o una disgrazia. Molte volte in campagna si trovavano anche arance con gli aghi conficcati. Si racconta che per compiere un malifatu ci si doveva rivolgere a sa bruxa, una strega, d’accordo col diavolo, che si occupava di arti magiche malvagie.

Rimedi

Mal di denti
Si facevano impacchi di farina con vino forte o aceto e si tenevano fissati sulla parte dolorante anche due-tre giorni con una fasciatura intorno alla testa.

Raffreddore
Si buttava nella brace caffè e zucchero, oppure buccia d’arancia, ci si sporgeva nel camino con un pezzo di stoffa sul viso e si inspirava il fumo che fuoriusciva.

Diarrea nei bambini
Si passava il tuorlo dell’uovo nella pancia del bambino, poi cenere; si fasciava e si lasciava agire tutta la notte.

Mal di pancia
Si infilavano il tabacco nell’ombelico.

Mal di stomaco
Si usava l’erba della ruba, un’erba molto diffusa in paese, ma che oggi non si trova più. Si cuoceva l’erba con un po’ di farina e lardo. Poi ci si fasciava e si teneva finché il mal di stomaco passava.

Mal di testa
Si odorava il tabacco.

Tagli
Si facevano degli impasti con una pianta chiamata magadrosciu, ci si fasciava e si lasciava agire alcuni giorni.

Calcoli renali
Si cuoceva un bel mazzo di un’erba – sa ebra de bentu - e si beveva rimanendo a digiuno per due giorni.

Slogature
Si impastavano teli di lino con gli albumi dell’uovo e si fasciava forte la parte slogata.

Leggende

La mamma della fontana
In passato tutti avevano una fontana nella propria abitazione. Le mamme, preoccupate che i figli si sporgessero pericolosamente, raccontavano ai bambini che una strega viveva all’interno del pozzo e che se si sporgevano troppo li avrebbe portati giù con essa.

Su carru de nannai
Per tranquillizzare i bambini durante i temporali si diceva che stava arrivano su carru de nannai, un vecchio antenato con unu carru tottu segau che correva a perdifiato nel cielo.

Le streghe
Si credeva che is cogas (le streghe) avessero la capacità di trasformarsi in gatti e che succhiassero il sangue dei bambini non ancora battezzati fino a ucciderli. Contro is cogas si metteva un treppiedi (su trèbini) capovolto dentro il caminetto, oppure le scope capovolte dietro la porta.

La mamma del sole
Si raccontava ai bambini della mamma del sole che nelle giornate estive più torride usciva a rapire i bambini che trovava per le strade del paese. Si raccontava per non fare uscire i bambini nelle ore più calde.

L'uomo nero (su buginu)
Detto anche s’aremigu, l’uomo nero veniva descritto con un grande mantello nero e un sacco utilizzato per mettere dentro i bambini disubbidienti.

La mamma del vento
Era una donna capace di volare che afferrava i bambini per il colletto della camicia e li portava via. La storia veniva, infatti, raccontata quando c’era una tempesta di maestrale.

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Crediti