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Fabrizio Placitu - il nostro paese
Testimonianza di Fabrizio Placitu
Il nostro paeseIl signor Fabrizio racconta della storia del paese facendo riferimento in particolar modo al dialetto che ritiene uno dei più antichi della Sardegna. Sostiene che anticamente il paese era denominato Galilla dal nome di un capitano di nome Iolao che era sbarcato con la sua flotta in Sardegna a causa di un cataclisma. Inizialmente la flotta sostò nei pressi di Cagliari, poi si insediò nell’entroterra, nel territorio intorno a San Nicolò Gerrei, fondando vari paesi, tra cui Grillo e Nuova Iola (da cui il nome del territorio del Parteolla); San Nicolò Gerrei è solo l’ultima delle denominazioni del paese; dopo Galilla fu chiamato Pauli Gerrei che deriverebbe dalla posizione del paese nei pressi di una palude (pauli in sardo). Nel 1863 divenne San Nicolò Gerrei.
Gli abitanti di questo paese sono sempre ricordati come persone laboriose, oneste è soprattutto molto legate alla propria terra. -
Fabrizio Placitu - canzone popolare
Testimonianza di Fabrizio Placitu
Canzone popolareIl signor Fabrizio canta una canzone popolare per farci capire il modo di parlare del paese, sa cantada a sa paullesa.
S’amorada mia tenit totus is donus di Raimondo Locci (1823-1894), in Canti popolari di Serdiana di Marco Carta.
La canzone parla di Giovanni Marroccu, un uomo un po’ strano sopranominato Tracciolla, che voleva scrivere una canzone d’amore per una ragazza. Con questa idea andò a cercare un poeta chiedendogli di mettere nella canzone “tutti i doni”. Raimondo Locci, uomo di spirito, compose invece una canzone beffarda per prendersi gioco di Tracciolla. Sembra però che dopo la burla il poeta, pentito del suo gesto, abbia deciso di comporre una vera canzone d’amore.
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Monumento ai caduti, via Umberto.
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Monumento in onore di Salvatore Corrias, piazza Emilio Lussu.
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Piazza Suergiu Mannu, nei pressi del centro per anziani.
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L’opera di Giovanni Campus dedicata a Salvatore Naitza in piazza Emilio Lussu.
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Piazza Emilio Lussu.
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Piazza Emilio Lussu.
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La scultura di Pinuccio Sciola dedicata a Salvatore Naitza nella piazza omonima.
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Via Umberto, strada principale del paese.
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Piazza Funtana de Concia, nella zona storica del paese.
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Piazza Funtana de Concia, nella zona storica del paese.
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Antica casa rurale in pietra.
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Antica casa rurale in pietra con finestre in legno.
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Antico pagliaio in pietre con porta in legno e tetto di tegole.
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Antico pagliaio in pietre con porta in legno e tetto di tegole.
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Casa rurale ristrutturata.
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Casa rurale ristrutturata.
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Casa rurale ristrutturata.
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Casa rurale ristrutturata.
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Casa rurale ristrutturata con il forno all’esterno.
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Abitazione tipica del paese con ampio cortile interno, articolata su due piani con balconcino al piano superiore e, all’interno, pavimentazione in tavolato.
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Abitazione tipica del paese, articolata su due piani con balconcino al piano superiore.
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L’acquedotto.
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Particolare del capitello del portale degli eredi del signor Giuseppe Cabboi, residenza estiva del marchese, via Corona.
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Particolare del capitello del portale degli eredi del signor Giuseppe Cabboi, residenza estiva del marchese, via Corona.
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Portale con ampio arco di una tipica casa del paese.
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Portale in legno e grande arco in pietra ristrutturato.
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Portale in legno con ampio arco di una tipica casa del paese.
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Portale in legno con ampio arco e muri in pietra di una tipica casa del paese.
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Portale in legno con ampio arco e muri in pietra di una tipica casa del paese.
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Portale in legno e grande arco in pietra lavorata, via Corona.
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Portale in legno di una tipica casa del paese.
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Portale in legno decorato di una tipica casa del paese.
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Portale di una tipica casa del paese.
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Portoncino in legno con arco in pietra dell’antica Pretura.
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Portone in ferro con ampio arco in pietra.
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Maniglia in ferro battuto di un portone.
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Battente in ferro battuto di un portone.
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Battente di un portone antico in legno.
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Panorama del paese, 1909.
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Panorama del paese, 1954.
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Panorama del paese dalla via principale, anni Settanta.
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Foto d’epoca del paese.
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Foto d’epoca del paese. Sullo sfondo si intravede la chiesa parrocchiale.
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Foto d’epoca del paese.
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Panorama del paese da Castangias.
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Il paese innevato, febbraio 2010.
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Il paese innevato, febbraio 2010.
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Panorama del paese. Al centro la chiesa parrocchiale di San Nicola di Bari.
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Panorama del paese dalla campagna circostante.
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La casa cantoniera “Planusangu”.
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Ovile della famiglia Camboni.
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La campagna circostante San Nicolò Gerrei.
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La campagna circostante San Nicolò Gerrei.
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La campagna circostante San Nicolò Gerrei.
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La campagna circostante San Nicolò Gerrei.
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Su fossu de su sodrau, località Marrada.
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Su fossu de su sodrau, località Marrada.
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Su fossu de su sodrau, località Marrada.
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Su fossu de su sodrau, località Marrada.
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I daini della cooperativa Su Niu de S’Achili.
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Probabile circolo funerario in località Montixi.
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Probabile circolo megalitico in località Su Musuleu.
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Probabile circolo megalitico in località Su Musuleu.
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Fonte sacra di cultura nuragica in località Su Musuleu.
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Fonte sacra di cultura nuragica in località Is Mulineddus.
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Antica fonte d’acqua.
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Stele trilingue in bronzo (punica, latina e greca) dedicata alla divinità salutifera Esculapio, risalente al I secolo a.C. e rinvenuta, nel febbraio del 1861, in località Santu Iacci.
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Su mulliu (mulino d’acqua) nel cortile interno della casa del signor Salvatore Furcas.
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Foto ricordo di gruppo, 1800 circa.
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Giuseppe Schirru e Marianna Furcas, primi Novecento.
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Domenico Putzolu, 1900.
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Erminia, Angelica ed Ernesto Furcas, 1910 circa.
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Domenico Putzoli e Nicolina Cardu, figlia dell’argentiere Raimondo Cardu, 1912.
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Scolaresca, 1912.
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Felicina Cardu figlia dell’argentiere Raimondo Cardu, 1915 circa.
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Erminia Furcas, agosto 1917.
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Emanuele Camboni (1860-1919) con il costume tradizionale.
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Barbara Placitu, 1920.
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Barbara Placitu, 1920.
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Marietta Massa, Domenico e Massimina Vargiu, Domenica Furcas, 1922.
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L’argentiere Raimondo Cardu con la sua famiglia, 1924.
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Reduci della prima guerra mondiale, 1924.
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Emilia ed Ernesto Massa, Laurina ed Erminia Furcas, 1926.
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Scolaresca, 1928 circa.
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Foto di gruppo, 1930.
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Foto di gruppo, 1935.
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Cardia Bonaria (classe 1920), 1935.
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Laurina Furcas, Erminia e Giuseppe Massa, 1939.
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Laurina Furcas, anni Quaranta.
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Bonaria Cardia, moglie di Giuseppe Secci, 1940 circa.
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Giuseppe Erriu con la divisa militare, 1940.
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Pasquale Placitu, anni Quaranta.
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Angelica Furcas, Giovanni, Claudio e Giuseppe Massa, 1941.
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Francesco Camboni (1849-1941) con sa berrita.
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Pasquale Placitu ed Emilia Massa nel giorno del loro matrimonio, 1945.
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Battesimo della figlia dei coniugi Placitu, 1947.
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Gruppo di amici, fine anni Quaranta.
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Giovani amici, inizi anni Cinquanta.
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Giovanni, Pasquale e Graziella Placitu, Emilia Massa e Laurina Furcas, anni Cinquanta.
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Scolaresca dell’asilo, 1955.
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Recita di un gruppo di bambini dell’asilo, 1956.
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Foto ricordo della nevicata del 1956 in località Sa Serra.
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Teresa Erriu, 1957.
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Virgilia Erriu, 1957.
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La famiglia Placitu in località Sa Serra, 1960.
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Pasquale e Raffaele Placitu, Francesco Massa e Stanislao Furcas, 1960.
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Festa della tosatura, 1960.
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Erminia Furcas, 1960.
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Luciana Quartu con la nonna materna Lucia Cardia, anni Sessanta.
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Giovani di San Nicolò, anni Sessanta.
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Festa paesana, anni Sessanta.
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Ballo sardo, 1960.
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Mariano Scioni, 1960.
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Mariano Scioni, 1960.
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Scolaresca, 1960 circa.
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La piccola Bonaria Cardia con Mario, Francesco, Salvatore, Nicolino, Raimonda e Antonietta Angius e Teresa Cardu, 1926 circa.
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Efiso Quartu, Pasquale e Francesca Placitu, Nicolino Deplano, Lucio Deplano, Antonietta Taccori, 1962.
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La famiglia Scioni, 1962 circa.
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La classe di quinta elementare, anno scolastico 1964-1965.
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Festa in piazza; nella foto si riconosce Nicolina Secci, 1965.
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Prime comunioni, 1969-70.
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Salvatore Scioni (classe 1904), anni Settanta.
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Foto ricordo di gruppo; si riconoscono, tra gli altri, Letizia e Grazietta Orofino, Edvigia Taccori, Nino Musiu, Annetta Putzolu, Grazia Simbula, Antonietta Taccori.
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Giovanni Placitu, Raffaella e Vittoria Lallai, Maria Cossu.
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Rosa Corrias.
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Antonio Desogus con il suo gregge.
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Erminia Furcas con la figlia Maria Massa nel giorno del battesimo.
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Nicolò Cardia, marito di Felicina Cardu.
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I coniugi Placitu.
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Cosimo Taccori.
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Daniele Scioni.
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Erminia e Angelica Furcas.
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Ernesto Furcas.
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Teresa Erriu.
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Giuseppe Erriu e Vitalia Taccori con i figli.
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Mariano Scioni con la famiglia.
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Francesco Massa, anni Settanta.
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Giuseppe Secci e Bonaria Cardia con i figli Chiara, Antonio, Giovanna, Nicolina e Bruno.
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Felicina Cardu, figlia di Raimondo Cardu.
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Salvatore Furcas e Lucia Cardia.
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Erminia e Giovanni Massa.
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Laurina Furcas con i figli Emilia, Erminia ed Ernesto Massa.
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Teresa Secci prepara s’ollu ’e stincanu (l’olio di lentisco).
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La campagna in località Sa serra manna.
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Maria Secci.
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Ritratto in costume tradizionale di Brigida Deidda, olio su tela. L’opera è custodita presso il Comune di San Nicolò Gerrei.
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Al centro, la signora Rosa Furcas.
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Salvatore Corrias, il giovane di San Nicolò Gerrei che fece espatriare in Svizzera centinaia di perseguitati politici ed ebrei. Riconosciuto come partigiano combattente, nel giugno del 2006, il Presidente della Repubblica gli conferì la medaglia d’oro al merito civile.
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Antonio Scioni.
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Marietta Scioni.
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Severina Scioni.
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Giuseppe Secci, marito di Bonaria Cardia.
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Giuseppe Secci.
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Teresa Secci intreccia un cestino.
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Teresa Secci fila la lana.
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Il telaio di Teresa Secci.
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Antonia Taccori.
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L’aratura dei campi.
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Foto ricordo delle famiglie Secci e Corrias.
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Maria Secci.
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Giuseppe Secci e il figlio Bruno potano la vite.
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Gruppo di amici nel giorno della festa del patrono.
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La grande festa dell’uccisione del maiale.
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Bonaria Cardia mentre lava i panni.
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Scolaresca.
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Foto ricordo.
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Scolaresca.
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Scolaresca.
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Gruppo di amici.
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Un militare.
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Un militare.
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Un militare.
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Un militare.
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Giuseppe Erriu.
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San Nicolò Gerrei
Piccolo capoluogo del Gerrei, regione prevalentemente montana del sud-est dell’isola occupata da vasti altopiani e profonde valli di particolare pregio paesaggistico e naturalistico, San Nicolò Gerrei (367 metri sul livello del mare, circa 1.000 abitanti) si presenta adagiato in una sorta di conca a ridosso delle montagne, attorno alla chiesa parrocchiale di San Nicolò. Vicino al paese si ergono il monte Ixi (839 metri) e il monte Cuccuru Orru (801 metri); sono presenti anche due percorsi d’acqua che nel fondovalle affluiscono al Flumendosa conferendo all’abitato una particolare forma a Y.
Sono in generale assai suggestivi i paesaggi dei dintorni, con valli, boschi e monti.
L’area, che si estende a sud del fiume Flumendosa, è caratterizzata nella parte sud-ovest dalla macchia mediterranea: predominano il cisto, l’elicriso, l’asfodelo, l’assenzio, la ferula, il lentischio, l’olivastro, il biancospino e il mirto; mentre a nord-est predomina il bosco per circa 795 ha, pari cioè al 12% del territorio. Le essenze prevalenti sono costituite da lecci con presenza di piccole porzioni di alto fusto, querce da sughero e un fitto sottobosco di fillirea, corbezzolo e ginestre. Il bosco è caratterizzato dalla presenza di alcune sorgenti d’acqua. Il sottobosco è ricco di ciclamini, felci, muschi e diverse varietà di orchidee. Il territorio del Gerrei, ricco di pascoli naturali, è quindi particolarmente vocato alla pastorizia; la ricchezza di specie aromatiche danno al latte e alle carni di pecora, capre e vacche, allevate allo stato brado, caratteristiche di pregio uniche. Particolare interesse merita l’area faunistica per la presenza dei daini in località monte Genis sullo sfondo delle punte dei Sette Fratelli.
Molto caratteristico è l’altopiano di Pranu de Sànguni (pianoro del sangue), così chiamato per la presenza dei fiori che durante il periodo primaverile assumono una tenue colorazione rossastra.
San Nicolò Gerrei è un centro originatosi in epoca punico-romana; nei pressi dell’abitato, in località Santu Iacci (San Giacomo), è stata rinvenuta, infatti, una base di colonna in bronzo del secondo secolo avanti Cristo, appartenente verosimilmente a un altare di un importante santuario salutifero, recante un’iscrizione trilingue (punica, latina e greca) dedicata alla divinità salutifera Esculapio e fatta incidere dallo schiavo greco Cleone, in segno di riconoscenza, per l’intervento del Dio che lo aveva risanato. La testimonianza epigrafica è oggi custodita presso il Museo di antichità di Torino.
Nel Medioevo San Nicolò Gerrei appartenne al Giudicato di Cagliari e fece parte della curatoria del Gerrei con il nome Pauli Gerrei, toponimo che deriverebbe dalla posizione del paese nei pressi di una palude (pauli in sardo) oggi prosciugata. Passò in seguito ai Pisani e quindi agli Aragonesi; di questo periodo restano sa domu e sa tanca de su marchesu, che testimoniano la presenza nel paese di un marchese o, più probabilmente, del “podatario” che amministrava il feudo per suo conto. Nel 1681 la villa di Pauli Gerrei fu incorporata nella contea di Villasalto, feudo della famiglia aragonese dei Zatrillas che abitò nel palazzo baronale fino a quando, nel 1806, l’ultimo discendente, il marchese don Francesco, si trasferì a Cagliari dove morì nel 1814 senza lasciare discendenti. La villa passò così ai Vivaldi Pasqua, marchesi di Villaclara; fu poi riscattata nel 1839 dal Demanio dello Stato e, per le leggi successive, passò al Comune.
Il 13 dicembre del 1863, con regio decreto, venne cambiato il nome del paese in San Nicolò Gerrei in onore di San Nicola da Bari a cui è dedicata la chiesa parrocchiale.
La chiesa parrocchiale di San Nicolò Gerrei, fondata nel 1600 e dotata di due campanili, è situata al centro del paese; l’aspetto attuale risale agli ultimi interventi effettuati in epoca recente quando venne sistemato il sagrato, a completamento di tutte le altre opere effettuate nel corso del secolo e riguardanti la facciata, con le riparazioni degli anni 1925-26, e il campanile ultimato nel 1963 circa.
La venerazione per San Nicola da Bari è di lunghissima tradizione e quasi sicuramente risale alla denominazione bizantina. La festa religiosa del patrono si celebra il 6 dicembre mentre il lunedì successivo alla terza domenica di maggio ricorre sa festa manna, festa popolare e religiosa insieme. Il Santo viene portato a spalla dai confratelli e seguito dai fedeli; la processione è accompagnata dal canto in sardo del rosario e dagli spari di guetus. Questa grande festa è ancora oggi organizzata da is obreris, quattro obrieri scelti annualmente fra tutti i soci dell’obreria che si impegnano a raccogliere tra tutti gli abitanti le quote per l’organizzazione della festa.
Un’altra festa molto sentita è quella di Santa Lucia. La moderna chiesetta campestre di Santa Lucia sorge lungo la statale 387 all’altezza dell’incrocio che da San Nicolò Gerrei prosegue in direzione di Ballao. Sebbene la sua costruzione risalga solo al 1963, la chiesa conserva la memoria di una devozione molto antica alla Santa; si sa con certezza che venne costruita sopra i ruderi di un altro luogo di culto di cui si ha menzione in un documento del 1787 in rapporto all’intervento di costruzione o forse di recupero dello stesso. Oltre alla festa religiosa del 13 dicembre, si celebra anche una festa religiosa e popolare il lunedì successivo alla terza domenica di settembre. La sera della domenica la Santa viene portata in processione dalla chiesa parrocchiale alla chiesetta campestre dove il lunedì si celebra la funzione religiosa. Al termine della funzione la Santa viene riportata nella chiesa parrocchiale. Le celebrazioni di dicembre vengono organizzate da una associazione maschile, quelle di settembre da una femminile.
Il centro urbano è costruito con la tipica pietra scistosa locale che si alterna agli edifici in ladiri, il mattone in terra cruda. Nel paese ci sono delle bellissime piazze. Piazza Funtana de Concia, nella zona storica del paese, è stata il cuore della vita sociale e delle attività del paese; sino a qualche anno fa era la sede del mercato, ora la fontana e l’abbeveratoio sono scomparsi e la piazza è stata ricostruita alcuni anni fa. Di fronte al Comune possiamo ammirare la piazza Salvatore Naitza, dedicata al noto storico dell’arte, nato a San Nicolò Gerrei nel 1932 e poi trasferitosi a Cagliari per dedicarsi agli studi. Dopo essersi diplomato, Salvatore Naitza iniziò a insegnare nelle scuole elementari fino alla laurea in Lettere e Storia dell’arte. In qualità di docente ha poi insegnato Storia dell’arte, eseguendo ricerche e studi attenti e rigorosi e pubblicando testi molto apprezzati che gli hanno consentito di guadagnarsi la stima in campo accademico e sul lavoro. Chi lo ha conosciuto ha potuto apprezzare la sua profonda cultura e la grande umanità. Nonostante i suoi numerosi impegni non si è mai dimenticato del suo paese d’origine e la sua improvvisa scomparsa, avvenuta nel 1995, ha destato grande dolore. Nella piazza possiamo ammirare la scultura di Pinuccio Sciola dedicata a questo illustre cittadino che tanto lustro ha dato alla Sardegna e al suo paese. A Salvatore Naitza è dedicata anche la scultura di Giovanni Campus che campeggia in piazza Lussu dove si svolgono le principali feste popolari e dove troviamo anche il monumento dedicato a Salvatore Corrias.
Salvatore Corrias (San Nicolò Gerrei, 18-11-1909) si arruolò nella Regia Guardia di Finanza nel 1929 e al termine del corso di formazione fu destinato alla Compagnia di Cernobbio. Fece parte della formazione partigiana “Brigata Artoni” operante in diverse località del comasco e soprattutto sul Monte Bugone in territorio di Moltrasio (Como). Nel gennaio 1945 fu condannato alla fucilazione dalla polizia speciale delle Brigate Nere “Banda Tucci”, di stanza a Como, nel recinto della stessa caserma della Brigata di Bugone, pagando così con la vita il suo generoso impegno a favore dei profughi ebrei e dei perseguitati di ogni genere. Il giovane, infatti, fece espatriare in Svizzera centinaia di perseguitati politici ed ebrei. La sua salma fu tumulata nel cimitero di Moltrasio. La lapide riporta le parole: “Ancor giovane generosamente donò la vita per l’ideale supremo della Patria”.
Riconosciuto come partigiano combattente, nel giugno del 2006, il Presidente della Repubblica gli conferì la medaglia d’oro al merito civile con la seguente motivazione:
“Nel corso dell’ultimo conflitto mondiale si prodigava, con eccezionale coraggio ed encomiabile abnegazione, in favore dei profughi ebrei e perseguitati politici, aiutandoli a espatriare clandestinamente nella vicina Svizzera. Animato nella profonda fede nella democrazia e nello Stato di diritto partecipava con impegno tenace alla lotta partigiana. Arrestato dai nazifascisti veniva barbaramente fucilato, immolando la giovane vita ai più nobili ideali di solidarietà umana, di rigore morale e amor patrio”.
Il Comune di San Nicolò Gerrei ha promosso nel 2004 una ricerca sul costume tradizionale del paese grazie alla quale è stato possibile ricostruire gli abiti tradizionali, femminile e maschile, oggi indossati dai componenti del gruppo folk Pauli Gerrei nato nel 2008.
Dal 2010, la prima domenica di agosto, si svolge nel paese la sagra del formaggio, in cui è possibile assaporare i formaggi e le delizie tipiche del paese. Nell’agriturismo della cooperativa Su Niu de S’Achili è possibile gustare i principali piatti tipici del posto.
Approfondimenti
Le tre versioni dell’iscrizione non corrispondono pienamente l’una con l’altra. Probabilmente ciascuna era destinata a un gruppo sociale differente, caratterizzato da una propria cultura e da una lingua distinta, e Cleone, utilizzando le diverse lingue, sembrerebbe non voler dire ciò che era pronto ad ammettere nelle altre riguardo alla sua condizione sociale. Nel testo latino Cleone dice di essere schiavo dei soci appaltatori delle saline di Cagliari e, che sia schiavo, lo conferma il fatto che non indica né il nome del padre né la tribù di appartenenza. Ma quasi nessuno poteva comprendere il latino, divenuto lingua ufficiale in Sardegna solo dopo la conquista romana del 238 avanti Cristo. Nel testo punico, più lungo e ricco di informazioni e destinato al grande pubblico dell’ex colonia cartaginese, Cleone evita attentamente di qualificarsi come schiavo e si presenta invece come dipendente dei concessionari delle saline. Nel testo greco, rivolto soprattutto all’ambiente servile a cui lo stesso Cleone apparteneva, rivendica il ruolo di “soprintendente delle saline”. D’altra parte se Cleone offrì un cippo di bronzo del peso di cento libbre doveva essere abbastanza facoltoso e anche ben inserito nella società di Cagliari. Dopo il ritrovamento il canonico Giovanni Spano regalò la stele al Museo di antichità di Torino e pubblicò un articolo sul suo ritrovamento suscitando molto interesse da parte degli studiosi data l’eccezionalità del documento trilingue.
Nel 2005 il Comune di San Nicolò Gerrei ha promosso un progetto di ricerca con l’obiettivo di censire le fonti bibliografiche e d’archivio relative ai ritrovamenti sul territorio. I primi risultati di questa indagine sono stati resi noti in una mostra allestita in Comune. In seguito, grazie ai finanziamenti concessi dall’Assessorato ai Beni Culturali della Regione Autonoma della Sardegna dal Dipartimento di Scienze archeologiche dell’Università di Cagliari, è stato possibile proseguire e approfondire le ricerche sul territorio.
I primi insediamenti risalgono alla civiltà nuragica, come attestano le zone di Su Musuleu e Is Mulineddus e probabili circoli megalitici a Montixi. In questa località è stato rinvenuto, infatti, un probabile circolo funerario: si tratta di un’ampia terrazza rocciosa perfettamente spianata, tanto da sembrare lastricata, dove quasi certamente l’uomo è intervenuto per perfezionare uno spazio naturalmente già adattato. In alcuni punti si notano, infatti, le tracce dell’attività di cava mentre, la presenza di alcuni allineamenti murari di pianta circolare costituiti da grossi blocchi accuratamente lavorati, nonché i numerosi massi di forma parallelepipeda o diversamente sagomati, suggeriscono una remota antropizzazione dell’intera area.
Nel 1932, in località Bingia Manna, furono scoperte due tombe con due scheletri ricoperti da lastre; dentro le tombe c’erano vari oggetti in bronzo e in filo d’argento oggi custoditi nel Museo archeologico di Cagliari.
Nel 1934, durante gli scavi di adeguamento del vecchio acquedotto in località Su Musuleu, fu portata alla luce un’antica fontana monumentale. Si pensa possa essere una fonte sacra di cultura nuragica; nei pressi furono ritrovati anche alcuni reperti in bronzo, altri oggetti non meglio identificati in piombo e vaghi di collana in pasta vitrea, ambra e resina. Anche in località Is Mulineddus fu scoperta una fonte monumentale e furono recuperati anche materiali di terracotta e di metallo dei quali, tuttavia, non si hanno notizie circa le caratteristiche e la quantità.
Nel 2007 l’Amministrazione comunale, sotto la direzione scientifica della dottoressa Maria Rosaria Manunza della Soprintendenza per i Beni Archeologici delle province di Cagliari e Oristano, ha posto sotto tutela le aree di Sant’Angela, Is Mulineddus e Su Musuleu. Il monumento di Su Musuleleu, interamente interrato al momento della scoperta, è oggi visibile e in buono stato di conservazione. Gli studi hanno evidenziato come sia sostanzialmente simile, sia nella tecnica costruttiva che nella struttura architettonica, a quello di Su Musuleu.
In località Santu Iacci sono stati trovati molti frammenti di stoviglie principalmente di epoca nuragica e, di più belle, di epoca romana. A valle del rilievo collinare di Santu Iacci, in prossimità di un altro affioramento sorgivo, fonti orali segnalano la presenza di un’estesa necropoli di età probabilmente romana, con persistenza fino a epoche più tarde.
In particolare si ha notizia del ritrovamento di un sarcofago in marmo pentelico, privo di coperchio, con la raffigurazione, sul lato anteriore, di Apollo e Atena affiancati dalle nove Muse e sui lati brevi di due figure maschili sedute. Il sarcofago fu traslato presso il castello ducale di Agliè, dove è tuttora conservato, per volontà della regina Maria Cristina di Sardegna, moglie del re Carlo Felice, che lo ricevette in dono. La presenza di un foro nella parte mediana della lastra principale rende plausibile un riutilizzo del sarcofago come fontana.
Al centro della composizione appare Apollo ai piedi del quale sono raffigurati un corvo, il grifo e un serpente che si appoggia a un sostegno che regge il tripode, simbolo apollineo per eccellenza. Alla sinistra del Dio Apollo, Atena poggia il piede destro su una roccia a cui si avvinghia il serpente Erittonio. Tra le Muse, che mostrano il capo ornato dalle due piume simboleggianti la vittoria nel canto riportata sulle Pieridi o sulle Sirene, riconosciamo a partire da sinistra Polimnia, ispiratrice della pantomima, ed Euterpe, musa della poesia lirica.
Questo sarcofago è ritenuto uno dei pezzi più significativi nello sviluppo tipologico e iconografico dei sarcofagi con muse, la cui produzione si pone tra il secondo e il quarto secolo dopo Cristo.
In regione Spigniau, infine, è stato ritrovato un ripostiglio di monete imperiali.
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