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Particolare del Convento San Francesco.
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Convento San Francesco, dormitorio.
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Dettaglio del ciottolato nel centro storico, via Eleonora d’Arborea.
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Il Monte Granatico nel centro storico.
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Ingresso principale del Monte Granatico.
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Il Monte Granatico.
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Il Monte Granatico da via Corrias.
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Interno con copertura lignea del Monte Granatico.
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Arco a tutto sesto all’interno del Monte Granatico.
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Antica Locanda Lunetta in occasione dei festeggiamenti per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia, 2011.
Foto di Barbara Porcedda.402600 - images/morfeoshow/paese_oggi-8799/big/011 paese_oggi_mandas.jpg
Via Cagliari, nevicata del febbraio 2010.
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Via Cagliari, nevicata del febbraio 2010.
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Parco Acqua Bona innevato.
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Veduta del complesso di San Francesco da via Canonico Dessì.
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Aiuola in via Carlo Alberto.
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Casa Pistis in via Carlo Alberto.
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Casa Carta, via Carlo Alberto.
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Sa perda de sa bregungia.
Foto di Claudia Castellano.403600 - images/morfeoshow/paese_oggi-8799/big/019 paese_oggi_mandas.jpg
Particolare di archi in via Amsicora.
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Casa Perra.
Foto di Sandro Gallo.600451 - images/morfeoshow/paese_oggi-8799/big/021 paese_oggi_mandas.jpg
Palazzo Municipale.
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Centro storico.
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Palazzo Sini-Cardia in Via Eleonora d’Arborea edificato nel 1912.
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Vicolo nel centro storico.
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Ingresso con arco in Via Nuova.
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Via Vittorio Emanuele.
Foto di Paolo D.P., archivio fotografico dei mandaresi.600450 - images/morfeoshow/paese_oggi-8799/big/027 paese_oggi_mandas.jpg
Palazzina Santa Cruz dopo il restauro, via Cagliari.
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Fontana e abbeveratoio in località Piscineddas.
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Paesaggio con doppio arcobaleno.
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Paesaggio innevato.
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Periferia del paese con la neve.
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Il paese visto da ovest, dalle campagne sottostanti la parrocchia di San Giacomo.
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Panorama del paese con la chiesa di San Giacomo e le balle di fieno.
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Veduta del paese dalla zona di Santa Vittoria.
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Veduta del paese.
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Panorama paese e campagna.
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Panorama del centro abitato e della campagna.
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Campagna al nord del paese.
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Veduta del centro abitato dalla campagna.
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Campo verdeggiante.
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Strada con alberi.
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Paesaggio campestre.
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Campo di grano con vista del paese.
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Vigneto.
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Campagna con rudere di abitazione.
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Campo di grano.
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Campo di grano.
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Campi fioriti e balle di fieno.
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Veduta campestre.
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Agro di Mandas.
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Abbeveratoio.
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Cartolina antica con: il monumento ai caduti, l’ex casamento scolastico, un panorama.
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Cartolina antica con: rivista di Balilla, altare maggiore parrocchia di San Giacomo, panorama, circolo di lettura, via Cagliari.
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Cartolina antica con: circolo di lettura, stazione ferroviaria, silos.
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Panorama con sa cruxi de perda visto dal campanile del Convento, fine anni Cinquanta.
Il paese inizia la sua trasformazione urbanistica.
Foto dell’archivio comunale.600415 - images/morfeoshow/paese_ieri-1558/big/005 paese_ieri_mandas.jpg
Centro abitato.
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Centro abitato.
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Centro abitato.
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Piazzale della parrocchia di San Giacomo, parte posteriore.
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Via Cagliari nei primi anni del Novecento, all’altezza del Circolo di Lettura. Sulla destra le abitazioni dei Santa Cruz.
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Strada principale, 1907.
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Via Cagliari, anni Venti. Sulla sinistra l’emporio Perra; in primo piano la pompa di benzina, l’attuale distributore della Esso è entrato in funzione nel 1964.
Foto dell’archivio comunale.600389 - images/morfeoshow/paese_ieri-1558/big/012 paese_ieri_mandas.jpg
Via Cagliari.
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Rino Anedda e Pierpaolo Garau nella via Cagliari.
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Negozio Secci, riconoscibili Elena Secci e Mariuccio Boi.
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Palazzina dei Santa Cruz, 6 luglio 1906.
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Casamento scolastico costruito negli anni Trenta opera dell’ing. Carboni, oggi Palazzo Municipale, anni Cinquanta.
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Casamento scolastico.
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Portone principale del Casamento scolastico.
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Località Is pontis, i silos, 1931.
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Panoramica del centro abitato, sulla destra si vedono i silos.
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Fattoria Cabras, silos e stalle sociali. Sullo sfondo i palazzi delle ferrovie, anni Settanta.
Foto dell’archivio comunale.600402 - images/morfeoshow/paese_ieri-1558/big/022 paese_ieri_mandas.jpg
Viale Stazione.
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Viale Stazione, località Is pontis. Nella foto l’attuale via Cagliari (Strada Nazionale o Cammino Reale conosciuto come su stradoni, costruita da Giovanni Antonio Carbonazzi tra il 1829 e il 1832).
Fu questa una delle prime immagini che il poeta inglese David Herbert Lawrence registrò da Mandas nel gennaio 1921.
Foto dell’archivio comunale, 1910.600409 - images/morfeoshow/paese_ieri-1558/big/024 paese_ieri_mandas.jpg
Piazzale Stazione.
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Via Vittorio Emanuele, anni Venti. Nota sino ai primi anni del Novecento con il nome di Funtana Branca. La foto è significativa perché offre un momento particolare nella vita del paese: il gruppo di bambini a destra fa pensare alla questua dei poverelli o a qualche particolare ricorrenza.
Foto dell’archivio comunale.423600 - images/morfeoshow/paese_ieri-1558/big/026 paese_ieri_mandas.jpg
Piazza IV novembre, Palazzo municipale, 1800.
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Piazza IV novembre, Palazzo municipale, 1861.
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Piazza IV novembre, 1897. Nel periodo fascista era chiamata piazza Umberto I o prazzitta; il palazzo sulla destra è quello del Municipio.
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Monumento ai caduti, 6 dicembre 1939.
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Monumento ai caduti.
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Piazza IV novembre, anni Trenta. Nel periodo fascista era chiamata piazza Umberto I. Il Palazzo comunale ospitava, oltre alla sede del Fascio di combattimento, la Pretura. A destra il Monumento ai caduti.
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Piazza Umberto I, oggi piazza IV novembre, nei primi anni Cinquanta. In primo piano la signora Palma Lunetta con i figli Basilio e Antonietta Porcedda.
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Evaristiani.
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Vicolo del paese.
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Cartina del territorio del Ducato di Mandas.
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Foto di Maura Crabu.322600 - images/morfeoshow/ducato-2408/big/002 ducato_mandas.jpg
Stemma del Ducato di Mandas.
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Chiave di volta del portone principale della chiesa parrocchiale di Mandas con lo stemma del Ducato di Mandas.
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Stemma del Ducato di Mandas in un capitello della chiesa parrocchiale di San Basilio Magno a Serri.
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Stemma della Casa di Osuna – Casa madre Tellez Giron.
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Stemma dei Baides – Casa Zuniga.
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Stemma dei Belalcàzar (Córdoba).
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Stemma della città di Béjar (Salamanca).
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Stemma dei Gibraleón (Huelva).
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Stemma della Casa Huerta e della Casa Henestrosa dell’attuale duca.
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Stemma dei duchi di Mandas y Villanueva, Carrillo Signori di Santofimia.
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Stemma dei duchi di Mandas y Villanueva, Moncada Marchesi di Aitona.
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Stemma dei duchi di Mandas y Villanueva, Zúñiga Duchi di Béjar.
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Stemma dei duchi di Mandas y Villanueva, La Cerda Conti di la Puebla de Montalban.
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Stemma dei duchi di Mandas y Villanueva, Principi Salm-Salm.
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Stemma dei duchi di Mandas y Villanueva, Casa valenciana di Togores, Marchesi di Asprillas.
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Stemma dei duchi di Mandas y Villanueva, Casa di Lasala.
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Stemma dei duchi di Mandas y Villanueva, Signori della Casa di Rubianes Ozores.
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Stemma ducale in un bottone d’argento.
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I duchi di Osuña e di Mandas con i figli; Francisco Goya, 1788 ca., olio su tela, 225x174 cm, Madrid, Museo del Prado.
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Maria Josefa de la Soledad Alfonso Pimentel y Tellez-Giron, IX duchessa di Mandas, XII duchessa di Benavente, duchessa di Osuna; Fracesco Goya 1785, Madrid, Museo del Prado.
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La marchesa de Santa Cruz; Francisco Goya, 1805, olio su tela 107,9x124,7 cm, Madrid, Museo del Prado.
Joaquina Tellèz Giron y Alonso Pimentel, marchesa de Santa Cruz e figlia di Maria Josefa IX Duchessa di Mandas, già ritratta da Goya all’età di quattro anni con la famiglia.
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XI duca di Osuña Don Pedro de Alcantara Tellez Giron y Spontin Beaufort (1840-1882) e X duca di Mandas.
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Don Balthasar de Zuniga, vicerè di Sardegna (1704-1706), fondatore della città di Sant’Antonio nel Texas, figlio e fratello del duca di Mandas.
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X duca di Mandas e XI duca di Osuña, Pedro Tellez-Girón, fratello maggiore e immediato antecessore di Mariano.
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XII duca di Osuña, in abiti da cerimonia, Don Mariano Tellez-Girón y Beaufort (1844-1882) e XI duca di Mandas.
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Il duca di Osuña a cavallo.
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Il marchese di Valero.
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Valencia, portone del palazzo dei duchi di Mandas.
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Guadalajara, Castilla-La Mancha, Palazzo dei duchi dell’Infantado e di Mandas.
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Madrid, Palazzo de La Alameda dei duchi di Osuña e Mandas.
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Palazzo de la Alameda dei duchi di Mandas e di Osuña a Madrid.
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Bejar, Palazzo dei duchi di Mandas.
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Bejar, Palazzo dei duchi di Mandas.
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Tomba di don Manuel de Zuniga (1657-1686), il Buon Duca.
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Copertina del libro di Carlos Rilova Jericó, Ediciones Kutxa, Fundación Kutxa, San Sebastian 2007.
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Don Fermin Lasala, duca di Mandas.
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Cavalieri ducali di Mandas - IV edizione delle “Giornate Ducali”.
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Sbandieratori - IV edizione delle “Giornate Ducali”.
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Rievocazione medioevale, Gruppo Antica Turabolis di Terralba - IV edizione delle “Giornate Ducali”.
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Rievocazione della conquista del Ducato di Mandas con gruppi medioevali - IV edizione delle “Giornate Ducali”.
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Gruppi medioevali - IV edizione delle “Giornate Ducali”.
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Gruppo medioevale Antica Turabolis di Terralba - IV edizione delle “Giornate Ducali”.
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Rievocazione del duello medioevale - IV edizione delle “Giornate Ducali”.
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Sbandieratori e tamburini - IV edizione delle “Giornate Ducali”.
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Sbandieratori e tamburini - IV edizione delle “Giornate Ducali”.
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Ragazze in un vecchio vagone.
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Antica foto di gruppo con il trenino verde: la locomotiva Kassel Carolina. La linea ferroviaria Cagliari-Mandas fu inaugurata il 15 febbraio 1888; cinque anni dopo, l’1 aprile 1893, fu la volta della Mandas-Arbatax. La locomotiva, oggi utilizzata per viaggi turistici, sarà in seguito sostituita dalle litorine.
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Stazione ferroviaria. Piero Aresu con il carro, anni Cinquanta.
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Trenino verde nella stazione ferroviaria.
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Locomotiva.
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Trenino verde.
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Trenino verde.
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Partenza del trenino verde.
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Casa cantoniera.
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Vagoni merci.
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Treno in sosta.
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Locomotiva e vagoni.
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Targa sul trenino.
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La locomotiva.
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Stazione ferroviaria con treni delle Ferrovie della Sardegna.
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Deposito mezzi.
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Mezzi da lavoro.
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Vecchia locomotiva con vagoni.
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Deposito treni.
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Spazio per la manovra dei treni.
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Treni passeggeri.
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Spazio manovra e casa cantoniera.
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Cabine treni delle Ferrovie della Sardegna.
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Trenino verde e carrozza bauchiero in cui viaggiò lo scrittore inglese David Herbert Lawrence nel 1921.
“Mandas è una stazione di smistamento dove questi trenini si fermano per una lunga e piacevole chiacchierata dopo l’ardua arrampicata sulle colline. Ci avevamo messo qualcosa come cinque ore per fare 80 chilometri”.
David Herbert Lawrence, 1921.
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Trenino verde e carrozza bauchiero.
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Trenino verde in movimento.
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Trenino verde e carrozza in movimento.
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Ferrovieri al lavoro sul trenino verde.
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Trenino verde con carrozza in movimento.
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Trenino verde in movimento.
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Trenino verde in sosta.
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Uscita della stazione ferroviaria.
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Classe III elementare Mandas, 1897.
Foto dell’archivio comunale.600481 - images/morfeoshow/album_dei_ri-9262/big/002 ricordi_mandas.jpg
Francesco Chichinu Piras e Vincenzo Raccis, 1898.
Archivio Laboratorio Immagini.405600 - images/morfeoshow/album_dei_ri-9262/big/003 ricordi_mandas.jpg
Serafino Mulliri, cavaliere di Vittorio Veneto, guerra 1915-18.
Foto dell’archivio comunale.450600 - images/morfeoshow/album_dei_ri-9262/big/004 ricordi_mandas.jpg
Mosè Curreli con la moglie e la suocera, primi Novecento.
Archivio Laboratorio Immagini.388600 - images/morfeoshow/album_dei_ri-9262/big/005 ricordi_mandas.jpg
Donne, primi Novecento. Riconoscibile, al centro in piedi, la mamma di zia Veneranda Secci.
Archivio Laboratorio Immagini.429600 - images/morfeoshow/album_dei_ri-9262/big/006 ricordi_mandas.jpg
Augusta Vannicon, moglie del maestro Boi con il figlio, primi Novecento.
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Giannina e Maria Spissu, primi Novecento.
Archivio Laboratorio Immagini.393600 - images/morfeoshow/album_dei_ri-9262/big/008 ricordi_mandas.jpg
Simonetta Zirano, i bambini Giannina, Italo e Maria Spissu, e Ambrogio Spissu, primi Novecento.
Archivio Laboratorio Immagini.600444 - images/morfeoshow/album_dei_ri-9262/big/009 ricordi_mandas.jpg
Scolaresca degli anni Venti cun su maistu Boi.
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Il maestro Francesco Boi, anni Venti.
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Scolaresca, 1920.
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Scolaresca, 1920.
Foto dell’archivio comunale.600414 - images/morfeoshow/album_dei_ri-9262/big/013 ricordi_mandas.jpg
Scolaresca, 1925.
Foto dell’archivio comunale.600424 - images/morfeoshow/album_dei_ri-9262/big/014 ricordi_mandas.jpg
Mario Boi nell’incrocio per Siurgus Donigala.
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Umberto Deidda e Assunta Deidda con la mamma, anni Venti.
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Elena Secci, 1921.
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Scolaresca, anno scolastico 1925.
Foto dell’archivio comunale.600399 - images/morfeoshow/album_dei_ri-9262/big/018 ricordi_mandas.jpg
Classi IV e V elementare, anno scolastico 1926-27.
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Foto di gruppo. Riconoscibili Filomena Giua e Giannina Spissu, 1930.
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Scolaresca, anni Trenta.
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La moglie di Italo Spissu con Immacolata Boi, anni Trenta.
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Carta Adelina al telaio, anni Trenta.
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Donato Schirru in divisa, anni Trenta.
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Donato Schirru in divisa, anni Trenta.
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Festeggiamenti civili in occasione di Santa Vitalia, 1932.
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Classe scolastica del maestro Crabu, 1933.
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Cenzo Ronconi, 1933.
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Foto di gruppo, 1934.
Archivio Laboratorio Immagini.600460 - images/morfeoshow/album_dei_ri-9262/big/029 ricordi_mandas.jpg
Classe III elementare, 1935.
Foto dell’archivio comunale.600421 - images/morfeoshow/album_dei_ri-9262/big/030 ricordi_mandas.jpg
Bambini con il parroco, 1936.
Foto dell’archivio comunale.600395 - images/morfeoshow/album_dei_ri-9262/big/031 ricordi_mandas.jpg
Efisio Melis a cavallo, 1936.
Foto di Roberto Tocco, archivio Laboratorio Immagini.600441 - images/morfeoshow/album_dei_ri-9262/big/032 ricordi_mandas.jpg
Maresciallo Milia “Calli Calli”, 28 giugno 1939.
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Militare di Mandas, Milano, 5 aprile 1939.
Foto dell’archivio comunale.449600 - images/morfeoshow/album_dei_ri-9262/big/034 ricordi_mandas.jpg
Cenzo Ronconi, anni Quaranta.
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Antonio Sulis con il giogo dei buoi, anni Quaranta.
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Donna Olga Santa Cruz, con il marito Giudice Pinna e la figlia Gianna Pinna-Santa Cruz, 1940.
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Giovanni Zedda, anni Quaranta.
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Cenzo Ronconi e Saruis Filippino, anni Quaranta.
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Foto ricordo, agosto 1947.
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Giovanni Zedda, Ventimiglia, 10 marzo 1947.
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Foto ricordo, 1947.
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Donato Schirru con la moglie Rosa, fine anni Quaranta.
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Francesco Crabu spala la neve nel suo giardino, anni Cinquanta.
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La mietitura, anni Cinquanta.
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Le spigolatrici Bonaria Sollai, Nora Pittau, Assunta D. e Anna Pittau.
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La vendemmia: Mauro Carta, Paola Mulliri e Assunta Carta, 1951.
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La vendemmia: il trasporto dell’uva.
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Is crabittus de Pasca. Salvatore Maoddi e tziu Antoniccu Pisano al lavoro; sullo sfondo Maria Carmen Maoddi, anni Sessanta.
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La trebbiatura. Riconoscibile Antonio Argiolas, anni Sessanta.
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S’incungia, dopo la trebbiatura: Pietro Gessa, Titino Scioni, Maurino Matta, Mario Zara, Nicolò Carta, Gianni Oppus e Lelio Putzu, anni Sessanta.
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Pino Cara, anni Sessanta.
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Foto di gruppo. Riconoscibili Cenzo Ronconi e Flavio Manca, anni Sessanta.
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Foto ricordo con la Fiat Multipla: Pia Angela Gessa, Giampaolo Gessa e Adelina Spano, 2 febbraio 1960.
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Salvatore Angius e Gianni Mulliri, 1961.
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Inaugurazione della XII edizione della Fiera Campionaria della Sardegna: il presidente dell’Ente Fiera e sindaco di Mandas Avv. Pasolini, il presidente della Repubblica Antonio Segni, il sottosegretario Francesco Cossiga e il presidente della Regione Sardegna Corrias, Cagliari, 16 maggio 1963.
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Tziu Luigi Saba, ferratura dei buoi nel rione Su Lantioni, 1967.
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Tziu Luigi Saba, ferratura del cavallo nel rione Su Lantioni, 1967.
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Giovanni Zedda al rientro dalle campagne di Ardiddi, Mandas, 1967.
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Giovanni Serra e Laura Atzori.
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La famiglia Sini.
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La famiglia Tiddia.
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Maria Spano.
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Signor Anedda.
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Famiglia Tiddia e Aresu. Riconoscibili Antonio Pirella e tziu Antero Aresu.
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Tzia Egeria.
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Elena Raccis.
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Una sfollata di Cagliari pulisce i legumi. Accanto, i pomodori messi a seccare.
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La famiglia Santa Cruz.
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Una Santa Cruz.
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Anna Sedda e Angela Atzori.
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Ragazzo musicista.
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Tarcisio e Angelo Mulliri.
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Giovanni Carta, Giuseppe Silanus, Gesuino Piras e Federico Cogodi all’interno de su bar de Gesuinu.
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Ugo Lallai dal barbiere e Gianni Pitzalis.
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Donna al telaio.
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Maria Secchi.
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Elena Pingiori a cavallo.
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Un militare.
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Francesco Carta.
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Giuseppe Atzori.
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Vincenzo Puddu.
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Donna a cavallo.
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Antonio Atzeni noto come Antoni de su pintu, nella bottega di Mario Piu.
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Dario Pasolini con il costume tradizionale di Mandas.
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Peppi Arreimundu Perra, noto come “Coccu Mannu”, in costume tradizionale, con la seconda moglie. Partecipò alla terza guerra d’indipendenza (1866).
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Marta Carta, Gianni Atzori e G. Atzori.
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Serafino Mulliri e Raimondo Cau.
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Foto di gruppo.
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Donato Schirru (1892), zio di Giovanni Crabu.
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Ottavia Schirru (1888), mamma di Giovanni Crabu.
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Francesco Crabu, noto Chicchinu, padre di Giovanni Crabu.
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Ottavia Schirru.
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Adelina Schirru davanti al negozio di via Cagliari.
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Francesco Crabu seduto all’ingresso del suo negozio in via Cagliari.
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Francesco Crabu seduto nella sua casa in pineta.
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Carro con i buoi.
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Stazione ferroviaria, donne al rientro dalla fonte.
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Lelio Secchi, Beatrice Demontis e Maria Teresa Secchi.
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Foto di gruppo. Riconoscibile Marilena Tiddia.
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Foto ricordo. Riconoscibili Mario Boi, Dolores Signora Cassinelli e Felice Cassinelli.
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Bambini con le suore.
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Anna Paola Oppus all’età di otto anni.
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Foto ricordo.
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Lavori del campo sportivo comunale su campu de su predi. Riconoscibile Efisio Melis.
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Tziu Gerenniu intento in uno dei suoi lavori manuali.
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Giovanni Scioni pulisce le botti per la vendemmia, 1974.
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Simonetta Ziranu, moglie di Ambrogio Spissu, primi Novecento.
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Maria Luisa Anedda, moglie di Erminio Secci, in costume tradizionale.
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Elena Spissu, con il costume tradizionale di Mandas del 1900.
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Donna in costume.
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Adelina, Assunta, Regina e Ottavia Schirru, zie e mamma di Giovanni Crabu.
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Ragazze in abiti sardi.
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Salvatore Secchi, noto tziu Canariu (garibaldino), con il costume tradizionale, 1934.
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Maria Pia Gessa, nota Pinuccia, in costume sardo. Su Pranu, anni Sessanta.
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Maria Teresa Perra in costume tradizionale.
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Mandas
Mandas, dal nome latino Mandra (branco di bestiame, recinto per bestiame) da cui Mandaras (luoghi boschivi) e infine l’attuale forma sincopata Mandas: sull’origine del nome gli storici hanno formulato una serie di diverse e suggestive versioni, dovute alla carenza di documenti e notizie storiche certe. Il comune di Mandas (2.400 abitanti), situato nella regione storica dell’Alta Trexenta, tra Campidano e Barbagia, confina, a nord con Gergei, Escolca e Serri, a est con Nurri, Orroli e Siurgus Donigala, a sud con Gesico e Suelli e, a ovest, con Escolca (San Simone). L’altezza massima, 596 metri sul livello del mare, si trova a nord-ovest al confine con l’agro di Nurri e di Serri in località Su pranu de sa Cerasia, la minima è 237 metri. Mandas dista cinquantacinque chilometri da Cagliari ed è facilmente raggiungibile percorrendo la statale 128. Da sempre centro a vocazione agro-pastorale, era noto sin dai tempi antichi, al pari del territorio circostante, come “granaio di Roma”; in seguito ha visto lo sviluppo del settore artigianale, con la lavorazione di ferro, marmo, la pietra locale su corasullu e la produzione di dolci tipici.
Nel territorio di Mandas sono state rinvenute numerose testimonianze che attestano la presenza continuativa dell’uomo a partire dall’età nuragica (vedi Archeologia).
In età medievale il villaggio entrò a far parte del Giudicato di Cagliari, all’interno della Curatoria di Siurgus. Passò poi sotto il controllo di Pisa e, con la conquista aragonese dell’isola, fu concesso in feudo a Francesco Carroz. Nel 1350 fu inglobato nel feudo di Giovanni Carroz, nipote di Francesco. Durante la guerra tra il giudice di Arborea Mariano IV e il re aragonese Pietro IV, Mandas si ribellò ai Carroz ed entrò nella sfera d’influenza del Giudicato d’Arborea. Alla morte di Nicolò Carroz il feudo passò ai Maza de Lizana, un’altra potente famiglia valenzana. Fu proprio con l’ultimo dei feudatari di Valencia - Don Pedro Maza Ladron y Mendoza - che, il 23 dicembre 1614, il re di Spagna Filippo III elevò il paese a Ducato, l’unico concesso fino a tutto il Seicento. Il Ducato di Mandas, uno dei più vasti feudi dell’isola, comprendente diversi villaggi, era costituito dall’accorpamento della Curatoria di Seurgus (Mandas, Isili, Siurgus Donigala, Nurri, Escalaplano, Orroli, Escolca, Serri, Gergei, Villanovatulo), della Baronia di Sicci (Dolianova), della Barbagia di Seulo (Esterzili, Seulo, Sadali, Ussassai, Seui), della Barbagia di Ollolai (Fonni, Ollolai, Gavoi, Olzai, Lodine, Ovodda, Mamoiada) e del Marchesato di Terranova in Gallura (Olbia). Il ducato passò poi alla famiglia Tellez-Giron e fu riscattato, nel marzo 1843, con l’abolizione dei feudi.
All’interno del paese troviamo un ricchissimo centro storico (vedi Le chiese, santi e leggende), con le vie realizzate in ciottolato, diverse case contadine e signorili, numerosi archi, portali e vari dettagli di grande valore.
Il paese è capolinea e stazione di partenza del Trenino Verde che percorre la tratta Mandas-Arbatax, consentendo di ammirare splendidi e suggestivi paesaggi, descritti nel libro Sea and Sardinia dallo scrittore inglese David Herbert Lawrence (1885-1930), che visitò il paese nel 1921 e viaggiò su questo treno con la moglie Frida. In suo onore la piazza antistante la stazione di Mandas è intitolata largo D. H. Lawrence ed è in fase di realizzazione anche un Parco Letterario.
Approfondimenti
Nel 1347, venuti in possesso di Francesco Carroz junior, figlio dell’ammiraglio reale Francesco Carroz, comandante della flotta d’invasione aragonese, tali feudi furono uniti in un unico ampio possedimento. Alla morte di Francesco e dopo varie vicende che si svolsero durante gli anni della grande epidemia di peste e della crisi demografica che investì l’isola, il grande villaggio di Mandas, posto sull’importante e antica strada di accesso per la Barbagia e l’omonimo feudo, comprendente anche le ville di Nurri ed Escolca, fu concesso dal re aragonese Pietro IV a Giovanni Carroz, nipote di Francesco. Negli anni successivi, attraverso ulteriori concessioni reali e acquisti, Giovanni, riunificato il feudo, finì con l’annettervi anche le ville di Gergei, Serri, Donigala e Orroli, con la sola esclusione di Siurgus, Goni e Gesico, che pure facevano parte degli antichi territori della Curatoria, ma includendovi l’intera Curatoria della Barbagia di Seulo, anch’essa acquistata dai Carroz.
Negli stessi anni, segnati dall’aperto conflitto tra gli Aragonesi e Mariano IV, giudice di Arborea, Giovanni fu costretto ad allontanarsi dal feudo per i moti popolari in sostegno degli Arborea e partecipò attivamente alla conquista di Alghero e alla difesa di Cagliari, sostenendo il re durante tutte le più importanti fasi del conflitto contro le truppe giudicali. Con la riconquista delle posizioni perdute e il precario equilibrio ristabilitosi a partire dal 1354, Giovanni Carroz riprese possesso del suo feudo e continuò a espanderne i confini. Dopo il matrimonio con Benedetta d’Arborea nel 1359, si crearono le condizioni perché i feudi che la moglie controllava in Gallura fossero annessi al feudo di Mandas. Alla ripresa delle ostilità con gli Arborea e dopo la battaglia di Sanluri del 1365, Giovanni Carroz fu costretto ancora ad abbandonare il feudo alle popolazioni in rivolta e morì nel 1368 durante la fase terminale e più critica dello scontro con le forze giudicali. La successiva riorganizzazione del feudo sotto gli Arborea seguì il modello curatoriale. La morte di Berengario Carroz, conte di Quirra, aprì una crisi per la successione tra Benedetta, moglie di Giovanni e Violante, figlia di Berengario, che si intersecò a lungo con la complessa situazione politica e militare determinatasi in Sardegna tra gli Aragonesi e il Giudicato di Arborea. Il feudo di Mandas rimase, tuttavia, in possesso giudicale almeno fino al 1388. Solo in quell’anno, infatti, dopo la pace di Sanluri, Giacomo, il figlio primogenito di Giovanni Carroz, poté almeno formalmente tornare in possesso del feudo. Il territorio, devastato e impoverito dagli eventi bellici, fu tuttavia riconquistato dai sardi con Brancaleone Doria (marito di Eleonora d’Arborea) nel 1391, alla ripresa della guerra tra Sardi e Aragonesi.
Con la definitiva riconquista del territorio da parte degli Aragonesi, il feudalesimo catalano fu ripristinato nell’isola nel 1409, anche se inizialmente solo nelle terre del regno riconquistate, per poi interessare tutta l’isola nel 1420. Il feudo di Mandas ritornò in possesso dei Carroz solo nel 1460 con Nicolò, nipote di Giovanni, in quella difficile fase di successione e di controllo di gran parte dei territori dell’isola che si era aperta con la morte quasi contemporanea del marchese di Oristano e del conte di Quirra. Nicolò, nominato nel 1460 reggente e poi vicerè di Sardegna, entrò in aperto conflitto con il marchesato di Oristano dal quale subì una pesante sconfitta nello scontro armato di Uras nel 1470. Le successive vicende belliche segnarono, tuttavia, la definitiva sconfitta dell’esercito oristanese della famiglia Alagon nella battaglia di Macomer del 1478 e crearono, da quella data, le condizioni per il definitivo dominio della famiglia Carroz sul feudo di Mandas. Alla morte di Nicolò Carroz il feudo passò ai Maza de Lizana.
Il Ducato di Mandas, uno dei più vasti feudi dell’isola, comprendente 26 villaggi e costituito dall’accorpamento della Baronia di Terranova in Gallura, dalle Baronie di Ollolay e Seulo e dalla Curatoria di Siurgus, nacque ufficialmente nel 1614 con la concessione del titolo di duca, da parte del re di Spagna Filippo III, a don Pedro Maza Ladron y Mendoza, marchese di Terranova. Quando nel 1617 il duca morì senza discendenti diretti, il ducato passò ai coniugi Giovanni Hurtado de Mendoza e Anna de Mendoza, duchi dell’Infantado e, successivamente, per via del matrimonio della loro figlia con Francesco Lopez de Zuñiga, duca di Bèjar, i possedimenti confluirono nel maggiorasco della casa ducale castigliana, al fine di evitarne in futuro possibili alienazioni.
La lunga serie di successioni, spesso complicate da liti e controversie, portarono il ducato, tra il diciassettesimo e diciottesimo secolo, a condividere la storia del Regno di Spagna fino al passaggio dell’isola al governo sabaudo nel 1720. Un passaggio che non determinò significative variazioni nell’assetto organizzativo feudale del ducato, che continuò a lungo a vivere di un’economia legata ai modelli organizzativi feudali di tipo medioevale. Ma con il passaggio del Regno di Sardegna ai Savoia, i Lopez de Zuñiga rifiutarono di prestare giuramento al sovrano per il rinnovo dell’investitura e intrapresero una lite che portò alla confisca del ducato dal 1744 al 1748. Il ducato passò, nel 1777, per eredità alla cugina di Gioacchino Lopez de Zuñiga, Maria Giuseppa Pimentel, sposata con Pietro Tellez Giron, duca di Osuña. Fu il nipote di quest’ultima, Don Pedro de Alcantara, ultimo duca governatore di Mandas, ad avviare la procedura di riscatto dei feudi con i Savoia che si concluse il 23 marzo 1843.
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