- l’abito femminile
- l’abito maschile
-
Bruno Orrù
Intervista a Bruno Orrù, presidente dell’associazione “Tradizioni popolari Funtana de Olia”
L’associazione “Tradizioni popolari Funtana de Olia” è il gruppo folk più antico di Sinnai; ci parli di questo gruppo, quando è nato e che obiettivi ha?
Questo gruppo è il risultato dell’associazione di persone che nel 1948, sotto la guida di Cesarino Cocco e Giuseppe Piroddi (oggi scomparsi), costituirono il primo gruppo folkloristico per studiare le antiche tradizioni sinnaesi. In quegli anni i gruppi folk in Sardegna erano molto pochi e lavoravano con molta difficoltà perché si era appena concluso il ventennio fascista e le tradizioni locali venivano soffocate per dare spazio al nazionalismo italiano. Antecedente al gruppo di Sinnai esisteva solo quello di Samugheo, il primo ad avere iniziato un percorso simile. Ho avuto la fortuna di fare parte del gruppo di Sinnai già dagli anni Settanta, prendendone la guida intorno agli anni Ottanta. Inizialmente il gruppo si chiamava “Serpeddì”, oggi ha cambiato nome in “Funtana de Olia” per fare onore a quello che fu il primo centro abitato sinnaese (risalente ai primi decenni dell’anno Mille, N.d.R.).
L’associazione ha avuto la possibilità di fotografare abiti molto antichi, risalenti alla fine dell’Ottocento. In che cosa si differenziavano quegli abiti da quelli indossati oggi nell’attività del gruppo folk?
Gli abiti che noi proponiamo nelle nostre serate sono identici nella forma a quelli che si indossavano nell’Ottocento. L’unica differenza è che, mentre anticamente le ragazze usavano determinati accorgimenti per valorizzare le prosperità femminili come fianchi e seno, oggi purtroppo, dovendoci esibire nelle manifestazioni pubbliche con balli e canti, abbiamo bisogno di meno pesantezza nell’abbigliamento. Per alleggerirlo abbiamo eliminato ogni genere di sottogonna ma broccati, stoffe e ricami riproducono fedelmente quelli dell’Ottocento. Esteriormente il costume è identico a quello che anticamente si portava, noi lo ricostruiamo con le medesime stoffe e con i medesimi carismi, facendo a mano tutti i ricami del velo e delle camicie.
Quanti tipi di abiti esistono a Sinnai?
Noi principalmente usiamo tre tipi di costume: quello giornaliero, chiamato a perra de canna, deve il suo nome alla lavorazione della camicia che ricorda l’intelaiatura delle canne nei tetti e nelle incannicciate che sostengono le tegole. Era il costume popolare, quello che le donne usavano per lavorare in casa ma anche nelle occasioni più importanti. Il secondo costume è quello a sciallu de seda. Il nome deriva dall’ampio scialle di seta che ha quasi due metri di lato e che veniva usato ripiegato. Era l’abito da sposa della classe media. Il terzo, di chiara influenza spagnoleggiante, è su bistiri bonu, il costume della sposa delle classi più abbienti. È, infatti, il costume più ricco, fatto di broccati, filigrana d’oro, ricchi ricami impreziositi da monili d’oro in filigrana.
I gioielli e gli accessori denotavano la classe sociale?
Indubbiamente, la classe sociale si notava subito sia dall’abito che dai gioielli d’oro e d’argento che si usavano. Si notava subito anche se una donna era nubile, sposata o vedova. L’abito era la carta d’identità della persona.
Per quanto riguarda l'abito maschile?
L’abito maschile è più sobrio e meno adornato di gioielli. Anche questo però variava a seconda della classe sociale, infatti i costumi più ricchi erano cuciti con stoffe più pregiate. Le parti nere, is cratzas e sa gunnedda de arroda, erano solitamente in orbace. Il corpetto poteva essere in velluto o in broccato e questo differenziava le classi abbienti da quelle subalterne. Come gruppo abbiamo usato il velluto rosso, utilizzato dagli uomini del ceto medio del nostro paese.
Quali erano le componenti antropologico-sociali del modo di vestire?
Il modo di vestire era legato principalmente alle esigenze della vita quotidiana. Il vestito doveva sopperire alla naturale esigenza dell’uomo e della donna di rapportarsi al prossimo. Dal vestito si capiva la condizione sociale e lo stato familiare. Generalmente non aveva attinenza con la religione o altri tipi di legame col soprannaturale e altri riti. Le donne superstiziose però, ad esempio, usavano su scapolariu, un sacchetto che si metteva intorno al collo e che conteneva immagini sacre o oggetti che si riteneva avessero la facoltà di proteggere. Non tutte le persone indossavano questi accessori e dal fatto che si indossassero o meno si poteva capire se una persona avesse un particolare legame col mondo della magia o del soprannaturale in genere.
Che significato ha oggi fare il presidente di un’associazione culturale come un gruppo folk?
Per chi non partecipa alle attività folkloristiche è molto difficile capire la soddisfazione che comporta questo tipo di lavoro, anche se richiede tanto tempo che potresti dedicare agli affetti e allo svago. Per fortuna mia moglie e i miei figli fanno tutti parte del gruppo e quindi sul piano familiare non è un peso. Oggi viviamo in un periodo molto difficile. Io mi rapporto con ragazzi di quindici, sedici anni e ho una scuola di bambini, che hanno dai quattro ai dodici anni, a cui insegno a ballare. I ragazzi hanno sempre tanta voglia di imparare e quando fanno la loro prima manifestazione in pubblico e vedono premiato il loro sacrificio, io mi commuovo, perché imparare a ballare e a cantare è un lavoro fisico che comporta notevoli sforzi e sacrifici. Seguire questi ragazzi nel loro impegno per il folklore, leggere negli occhi la loro soddisfazione, per me è una cosa bellissima. Per questo ha senso anche oggi portare avanti un progetto simile. Noi preserviamo questi giovani dai pericoli di tutti i giorni e gli trasmettiamo i valori che appartenevano ai nostri padri.
-
Liliana Serreli
Intervista a Liliana Serreli, appartenente all’associazione “Tradizioni popolari Funtana de Olia”
Abbiamo fotografato degli abiti bellissimi, indossati da modelle sinnaesi che fanno parte del gruppo folk “Funtana de Olia”. A che periodo risalgono questi abiti?
Sono costumi che risalgono alla seconda metà dell’Ottocento; appartenevano a mia nonna che li ha indossati per sposarsi, poi sono passati ad una mia zia che ancora si vestiva in costume per preservare la tradizione. Noi li abbiamo ereditati e li usiamo ancora oggi.
Il costume sardo viene considerato una sorta di patrimonio, quindi si eredita?
Sì, normalmente si eredita.
Da chi viene ereditato?
Lo eredita un parente che ha deciso di usare quel costume, altrimenti, come capita spesso, si dividono i capi tra i parenti, una cosa bruttissima! Noi abbiamo avuto la possibilità di ereditarlo intero da questa nostra zia che non aveva figli.
Abbiamo fotografato molti capi singoli, anche quei pezzi appartenevano a sua nonna?
Tutto il materiale fotografato apparteneva a mia nonna.
Possiamo dire che lei è una collezionista di costumi sardi?
Diciamo che sono una collezionista. Io ho sempre amato i costumi, anche per via del lavoro che faceva mio marito, un impiegato provinciale per il turismo, quindi interessato ai gruppi che si occupavano di folklore (come ad esempio quelli che organizzavano la sfilata di Sant’Efisio).
Come si conservano i pezzi antichi del costume?
Noi abbiamo ereditato anche il mobile in cui mia nonna teneva gli abiti. Vanno custoditi con la carta velina che si inserisce tra un vestito e l’altro e tra le pieghe, poi si avvolge completamente nella carta velina e si ripone nei cassetti.
Purtroppo il tempo usura i vestiti e le parti più delicate, come i ricami, si rovinano. É possibile restaurarli?
Innanzitutto bisogna dire che un vestito, di tanto in tanto, deve essere portato all’aria aperta. Io non sono d’accordo a restaurare un vestito perché si commetterebbe un falso storico. Si può intervenire in qualche piccola parte, ma ricostruire completamente orli e ricami non è possibile.
In quali occasioni vengono ancora usati questi pezzi di abiti originali?
L’ultima volta li usò mia zia, per il mio matrimonio, cinquant’anni fa.
Quindi ci sono ancora occasioni pubbliche in cui questi vestiti vengono utilizzati?
Qualche volta vengono usati nelle sfilate, ma per ballare utilizziamo soprattutto delle riproduzioni in quanto gli abiti originali sono troppo preziosi e delicati.
Quindi negli spettacoli si usano delle riproduzioni?
Sì certo, sarebbe un peccato rovinarli. I vestiti vengono riprodotti in modo identico con tessuti similari.
- images/morfeoshow/temp_upload/01sinnaijpg_000.jpg
Nome: abito con scialle di seta
Denominazione locale: bistiri a sciallu de seda
Uso: abito da sposa ceto medio, abito da cerimonia
Tessuto: seta
Datazione: seconda metà dell’Ottocento
Collezione: famiglia Serreli
Modella: Marta Orrù
Foto di: Claudia Castellano399.75600 - images/morfeoshow/temp_upload/02sinnaijpg_01.jpg
Nome: abito con scialle di seta
Denominazione locale: bistiri a sciallu de seda
Uso: abito da sposa ceto medio, abito da cerimonia
Tessuto: seta
Datazione: seconda metà dell’Ottocento
Collezione: famiglia Serreli
Modella: Marta Orrù
Foto di: Claudia Castellano399.75600 - images/morfeoshow/temp_upload/03sinnaijpg_02.jpg
Nome: abito a liste di canna
Denominazione locale: bistiri a perra de canna
Uso: giornaliero
Tessuto: misto lana de abordau (adattamento sardizzato di bordeaux)
Datazione: seconda metà dell’OttocentoCollezione: famiglia Serreli
Modella: Marta Orrù
Foto di: Claudia Castellano399.75600 - images/morfeoshow/temp_upload/04sinnaijpg_03.jpg
Nome: abito a liste di canna, particolare della camicia a perra de canna
Denominazione locale: bistiri a perra de canna
Uso: giornaliero
Tessuto: lana
Datazione: seconda metà dell’Ottocento
Collezione: famiglia Serreli
Modella: Marta Orrù
Foto di: Claudia Castellano399.75600 - images/morfeoshow/temp_upload/05sinnaijpg_04.jpg
Nome: abito a liste di canna, particolare della gonna a tancus (parte superiore blu, parte inferiore rossa)
Denominazione locale: bistiri a perra de canna
Uso: giornaliero; il blu veniva usato nel periodo della vedovanza
Tessuto: lana
Datazione: seconda metà dell’Ottocento
Collezione: famiglia Serreli
Modella: Marta Orrù
Foto di: Claudia Castellano399.75600 - images/morfeoshow/temp_upload/06sinnaijpg_05.jpg
Nome: abito buono
Denominazione locale: bistiri bonu
Uso: matrimonio, cerimonia (ricca borghesia)
Tessuto: panno e broccato
Datazione: seconda metà dell’Ottocento
Collezione: famiglia Serreli
Modella: Francesca Boassa
Foto di: Claudia Castellano399.75600 - images/morfeoshow/temp_upload/07sinnaijpg_06.jpg
Nome: abito buono, particolare del velo in tulle ricamato a mano su cui è appuntata la spilla margherita in oro (spilla de faci); sul petto si notano i bottoni e sa cannacca, entrambi in oro.
Denominazione locale: bistiri bonu
Uso: matrimonio, cerimonia (ricca borghesia)
Tessuto: tulle
Datazione: seconda metà dell’Ottocento
Collezione: famiglia Serreli
Modella: Francesca Boassa
Foto di: Claudia Castellano399.75600 - images/morfeoshow/temp_upload/08sinnaijpg_09.jpg
Nome: da sinistra, abito a liste di canna, abito buono e abito con scialle di seta
Denominazione locale: da sinistra, bistiri a perra de canna, bistiri bonu e bistiri a sciallu de seda
Uso: giornaliero, cerimonia (ricca borghesia), cerimonia (ceto medio)
Tessuti: misto lana de abordau, panno e broccato, seta
Datazione: seconda metà dell’Ottocento
Collezione: famiglia Serreli
Modelle: da destra, Michela Orrù, Francesca Boassa, Marta Orrù
Foto di: Claudia Castellano600399.75 - images/morfeoshow/temp_upload/09sinnaijpg_23.jpg
Nome: cuffia
Denominazione locale: scufiotu
Uso: serviva per raccogliere i capelli; ci si appuntava sa spilla de faci per mantenere il velo e lo scialle di seta. Era usato sia con l’abito buono sia con l’abito con lo scialle di seta.
Tessuto: raso
Datazione: seconda metà dell’Ottocento
Collezione: famiglia Serreli
Foto di: Claudia Castellano600399.75 - images/morfeoshow/temp_upload/10sinnaijpg_19.jpg
Nome: fazzoletti per la testa
Denominazione locale: mucadori de conca
Uso: giornaliero; variava il colore secondo i gusti personali, nell’abito buono era sempre bianco.
Tessuto: lana
Datazione: seconda metà dell’Ottocento
Collezione: famiglia Serreli
Foto di: Claudia Castellano600399.75 - images/morfeoshow/temp_upload/11sinnaijpg_15.jpg
Nome: fazzoletti per la testa
Denominazione locale: mucadoris de conca
Uso: giornaliero
Tessuto: lana
Datazione: seconda metà dell’Ottocento
Collezione: famiglia Serreli
Foto di: Claudia Castellano600399.75 - images/morfeoshow/temp_upload/12sinnaijpg_14.jpg
Nome: scialle di seta, particolare del ricamo
Denominazione locale: sciallu de seda
Uso: giornaliero
Tessuto: lana ricamata
Datazione: seconda metà dell’Ottocento
Collezione: famiglia Serreli
Foto di: Claudia Castellano600399.75 - images/morfeoshow/temp_upload/13sinnaijpg_28.jpg
Nome: fazzoletto
Denominazione locale: mucadori
Uso: giornaliero
Tessuto: raso
Datazione: seconda metà dell’Ottocento
Collezione: famiglia Serreli
Foto di: Claudia Castellano600399.75 - images/morfeoshow/temp_upload/14sinnaijpg_24.jpg
Nome: camicia a liste di canna
Denominazione locale: camisa a perra de canna
Uso: giornaliero
Tessuto: lino
Datazione: seconda metà dell’Ottocento
Collezione: famiglia Serreli
Foto di: Claudia Castellano600399.75 - images/morfeoshow/temp_upload/15sinnaijpg_25.jpg
Nome: camicia a liste di canna, particolare della manica
Denominazione locale: camisa a perra de canna
Uso: giornaliero
Tessuto: lino
Datazione: seconda metà dell’Ottocento
Collezione: famiglia Serreli
Foto di: Claudia Castellano600399.75 - images/morfeoshow/temp_upload/16sinnaijpg_11.jpg
Nome: corpetto
Denominazione locale: cossu
Uso: tutte le occasioni. Nel vestito buono si usava sotto la camicia con funzione di reggiseno, mentre in quello a scialle di seta andava sopra la camicia e sotto su spensu, il corpetto a maniche lunghe.
Tessuto: broccato con passamaneria argentata
Datazione: seconda metà dell’Ottocento
Collezione: famiglia Serreli
Foto di: Claudia Castellano600399.75 - images/morfeoshow/temp_upload/17sinnaijpg_22.jpg
Nome: corpetto
Denominazione locale: cossu
Uso: giornaliero
Tessuto: broccato
Datazione: seconda metà dell’Ottocento
Collezione: famiglia Serreli
Foto di: Claudia Castellano600399.75 - images/morfeoshow/temp_upload/18sinnaijpg_18.jpg
Nome: corpetti a maniche lunghe
Denominazione locale: spensus
Uso: cerimonia ceto medio
Tessuto: raso con trine d’oro
Datazione: seconda metà dell’Ottocento
Collezione: famiglia Serreli
Foto di: Claudia Castellano600399.75 - images/morfeoshow/temp_upload/19sinnaijpg_16.jpg
Nome: giacca in velluto
Denominazione locale: sa vellada
Uso: cerimonia, indossato con l’abito buono
Tessuto: velluto, passamaneria argentata o dorata
Datazione: seconda metà dell’Ottocento
Collezione: famiglia Serreli
Foto di: Claudia Castellano600399.75 - images/morfeoshow/temp_upload/20sinnaijpg_20.jpg
Nome: gonna
Denominazione locale: gunnedda de asuta
Uso: si indossava sotto la gonna per valorizzare le forme femminili come simbolo di fertilità (uso probabilmente derivante dagli antichi romani, i primi ad averlo documentato).
Tessuto: panno
Datazione: seconda metà dell’Ottocento
Collezione: famiglia Serreli
Foto di: Claudia Castellano399.75600 - images/morfeoshow/temp_upload/21sinnaijpg_17.jpg
Nome: grembiule dell’abito buono
Denominazione locale: imboddiu, deventali de su bistiri bonu
Uso: cerimonia ricca borghesia
Tessuto: broccato
Datazione: seconda metà dell’Ottocento
Collezione: famiglia Serreli
Foto di: Claudia Castellano600399.75 - images/morfeoshow/temp_upload/22sinnaijpg_13.jpg
Nome: grembiule dell’abito con scialle di seta
Denominazione locale: deventali de su bistiri a sciallu de seda
Uso: cerimonia classe media
Tessuto: raso
Datazione: seconda metà dell’Ottocento
Collezione: famiglia Serreli
Foto di: Claudia Castellano399.75600 - images/morfeoshow/temp_upload/23sinnaijpg_21.jpg
Nome: grembiule dell’abito con scialle di seta, talvolta usato anche con l’abito a liste di canna
Denominazione locale: deventali de su bistiri a sciallu de seda
Uso: cerimonia ceto medio
Tessuto: raso
Datazione: fine Ottocento
Collezione: famiglia Serreli
Foto di: Claudia Castellano399.75600 - images/morfeoshow/temp_upload/24sinnaijpg_12.jpg
Nome: grembiule dell’abito a liste di canna
Denominazione locale: deventali de su bistiri a perra de canna
Uso: giornaliero
Tessuto: lana leggera ricamata
Datazione: seconda metà dell’Ottocento
Collezione: famiglia Serreli
Foto di: Claudia Castellano399.75600
- images/morfeoshow/temp_upload/01sinnaijpg_070.jpg
Nome: abito da uomo
Denominazione locale: bistiri de mascu
Uso: festivo
Tessuto: orbace e tela (lino)
Datazione: seconda metà dell’Ottocento
Collezione: famiglia Serreli
Modella: Bruno Orrù
Foto di: Claudia Castellano399.75600 - images/morfeoshow/temp_upload/02sinnaijpg_08.jpg
Nome: abito da uomo, particolare del sereniccu (adattamento sardizzato della città greca di Salonicco; altri invece propendono per l’allusione alla sera). Ci sono delle somiglianze di abbigliamento con i paesi balcanici e della Grecia.
Denominazione locale: bistiri de mascu
Uso: festivo
Tessuto: orbace e tela (lino)
Datazione: seconda metà dell’Ottocento
Collezione: famiglia Serreli
Modella: Bruno Orrù
Foto di: Claudia Castellano399.75600 - images/morfeoshow/temp_upload/03sinnaijpg_29.jpg
Nome: catena
Denominazione locale: giunchilliu
Uso: festivo, chiudeva su sereniccu
Materiale: argento
Datazione: seconda metà dell’Ottocento
Collezione: famiglia Serreli
Foto di: Claudia Castellano600399.75 - images/morfeoshow/temp_upload/04sinnaijpg_10.jpg
Nome: abito da uomo, particolare della s’ista de peddi (mastruca) e della berritta
Denominazione locale: bistiri de mascu
Uso: giornaliero
Tessuto: pelle di cervo (mastruca) e orbace (berritta)
Datazione: seconda metà dell’Ottocento
Collezione: famiglia Serreli
Modella: Bruno Orrù
Foto di: Claudia Castellano600399.75 - images/morfeoshow/temp_upload/05sinnaijpg_27.jpg
Nome: mastruca
Denominazione locale: ista de peddi
Uso: si utilizzava per andare a cavallo perché riparava dal freddo e dal vento senza impedire la mobilità.
Tessuto: pelle di cervo, ma poteva anche essere di capra.
Datazione: seconda metà dell’Ottocento
Collezione: famiglia Serreli
Foto di: Claudia Castellano600399.75 - images/morfeoshow/temp_upload/06sinnaijpg_26.jpg
Nome: cinta
Denominazione locale: cintroxu
Uso: giornaliero
Tessuto: pelle rivestita in raso
Datazione: seconda metà dell’Ottocento
Collezione: famiglia Serreli
Foto di: Claudia Castellano600399.75
Sa bestimenta
Is primas fotos de is bestires sinniesos si podent bìdere in is rivistas chi giraiant in Sardigna in su sèculu deghenoe. Baldassarre Luciano, in una litografia publicada in su 1878 in sa rivista Il buon umore, figurat una massaja chi at sa berrita de brocadu in conca, unu giponeddu cun mànighes astrintas, una gunnedda de abordadu ruju e blu, unu deventale de seda e unu mucadore in chintzu.
Giuseppe Cominotti, in una litografia de su 1826, figurat una pitzinna sinniesa a caddu cun su bestire de cojua. Su bestire assimigiat meda a su bestire bonu (pron. bistiri bonu), cussu chi ponent oe is fèminas de Sinnia pro ballare in is festas e sagras de is biddas.
Famìlias meda de Sinnia mantenent tantos bestires antigos comente chi serent un’eredidade de famìlia. Liliana Serreli mantenet in sa domo campidanesa cosa sua bestires divertzos de fèmina e de òmine chi fiant de is mannos suos, sunt de sa segunda meitade de s’Otighentos. Sa colletzione sua est de impostu mannu de s’ala etnogràfica e nos faghet cumprèndere de comente fèminas e òmines bestiant in Sinnia in su sèculu deghenoe. Is bestires torrados a fàghere pompiende is antigos, sunt postos mescamente de su grupu folk de Sinnia “Funtana de Olia” torradu a numenare in su 2001 ma nàschidu in su 1948 che grupu folk de Sinnia. Pro su chi est de sa traditzione, in Sinnia podent èssere classificadas bator castas de bestire: su bestire bonu (pron. bistiri bonu) (su bestire de isposa e de festa pro is ricos), su bistire a isciallu de seda (pron. su bistiri a sciallu de seda) (su bestire de isposa de su cetu mèdiu), su bestire a perra de canna, (pron. su bistiri a perra de canna) (su bestire de fitianu) e su bestire de mascru (pron. su bistiri de mascu).
Su bestire bonu (pron. bistiri bonu)
Fiat su bestire chi fiat postu dae is fèminas de sa borghesia rica pro is cojuas e cerimònias de importu. In conca poniant su scufiotu, una berrita chi serbiat pro gollire is pilos, e su velu de tulle recramadu a manos in ue atacaiant prenas e ispillas de oro che a sa spilla de faci.
Sa camisa fiat de linu ornada e recramada in manera fine cun randas in su tzugru e in is brutzos. Suta sa camisa (no a subra comente pro su bestire cun isciallu de sedas e in cussu de fitianu), andaiat su cossu, unu tene-titas. In palas si ligaiat su pannu de piturra, unu mucadore recramadu in ue beniat fissada sa cannaca de oro. De importu mannu fiat sa vellada, una giancheta de belludu astrinta a mesu manighes pro modellare su chintzu. Sa gunnedda, fiat de belludu ruju e aiat pricas in da in antis e in dae segus. Subra sa gunnedda andaat s’imbòddiu, deventale de brocadu chi si sistinghiat dae is àteros pro sa fatura de is recramos e de is randas. Is crapitas fiant rivestias de brocadu e cuncordaiant cun s’imbòddiu. In su bestire de bonu abbondaiant is prendas chi aiant una funtzione decorativa e denotaiant sa classe sotziale. Famidas in totu su Campidanu fiant is collanas, che a su giunchìlliu, sa cannaca de oro e su lasu, cust’ùrtimu cussideradu sa prenda prus de importu pro una fèmina ca descriiat unu persursu de sa bida.
Su bistire a isciallu de seda (pron. bistiri a sciallu de seda)
Fiat su bestire de isposa e de cerimònia de is pitzocas de su cetu mèdiu. In sa conca poniant su mucadore (mucadori), pro gollire e nmantènnere is pilos. Subra su mucadore pogiaiat s’isciallu de seda (su sciallu de seda), viola o birde. Sa camisa fiat de lino cun randas in is brutzos e in su tzugru; cubra is camisas andaiat su cossu e su spensu, unu cropete de rasu a mànighes longas ronadu cun trinas de oro. Ddu fiat sa gunnedda de abodrau, mutida gasi ca fiant bogadas a campu is pricas murtinas de su bestire. Subra sa gunnedda si ligaiat su deventale (pron. deventali), de rasu cun rècramos divertzos in suta, unas cantas bortas cun una bugiaca (busciàcca) de brocadu chi beniat ligada suta su deventale.
Su bestire de fitianu (bistiri de donnia di)
Fiat su bestire chi poniant in die de fitianu (cada die). In conca ddi fiat su mucadore (mucadori) chi fiat de cotone o de rasu o de lana. Sa camisa de linu biancu (o murru in antigu), beniat prentzada faghende.dda a pricas minoreddeddas pro custu mutida a perra de canna. Subra sa camisa si indossaiat su cossu in pitzu de su cale s’apuntaiat su pannu de piturra belle che su matessi de su bistire bonu ma prus grezu. Sa gunneda a tancos (tancus), fiat fata dde s’ala de susu de colore blu e una de suta de colore ruja. Su blu fiat postu pro su dolu.
Su bistiri de mascu (pron. bistiri de mascu)
Su bestire de mascru si presentaiat in una manera ebbia; beniat postu seret pro is festas seret pro cada die agiunghende unos cantos cantros. In sa conca, una berrita de furesi longa pagu prus a mancu 60 centìmetros chi beniat lassada corrùere in palas. Sa camisa fiat de linu ornada cun recramos in is brutzos e in su tzugru. In pitzu de sa camisa andaiat su gropete (pron. gropetu), de belludu ruju cun gutones de oro e recramos dorados. Subra su gropete andaiat s’ista de pedde (peddi), connota de prus comente mastruca. Custa fiat fata cun pedde de cherbu e si poniat pro andare a caddu, pro ca amparaiat de su fritu e de su bentu. Unu cantru bellu est su serenicu, una casta de sacu de furesi cun unu curcuddu chi si serraiat a s’artària de is petorras cun su giunchìlliu de oro o de prata. Is cartzones (pron. cratzonis) fiant de linu e abbarraiant lados. In pitzu de is cartzones andaiat sa roda (pron. s’arroda), una gunnedda de furesi chi aiat sa coa de belludu e beniat mantesu de sa carrighera, una chintorja rivestida de brocadu.
Sa roba posta pro sa bestimenta
Lana e misturu de lana
S’usaiat in s’isciallu de seda e a perra de canna. Postu pro gunneddas, mucadores, e sutagunneddas.
Lino
Postu pro camisas, mudandas mannas e pro is bandas biancas de is bestires.
Furesi
Particolare tribballu de sa lana, beniat postu mescamente pro is bestires de òmine.
Rasu
Postu pro su mucadore, cossos e dentales.
Seda
Pro s’isciallu de seda e àteras bandas de is bestires.
Brocadu
Trabballu ispantosu de sa seda, si poniat mescamente pro is cossos.
Belludu
Pro is cossos.
Pannu
Pro i gunneddas.
gioielli
costumi
paesi
Crediti