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l’abito femminile
Muncadori mannu del XX secolo in cotone stampato e frange di seta.
Foto di Emilia Sanna.
- l’abito maschile
- l’abito infantile
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Apollonia Frigau
Intervista ad Apollonia Frigau
L’intervistata racconta del vestiario utilizzato dalla madre per le nozze.
La dote della sposa, di famiglia benestante, solitamente consisteva in quattro gonne, due camicie e vari accessori. Durante il periodo della guerra però, a causa della difficoltà nel reperire stoffe, alcuni indumenti, la camicia nel caso documentato, venivano accorciati per recuperare stoffe da usare per rattoppare altri indumenti. Pizzi e merletti, per esempio delle lenzuola, inoltre, venivano disfatti e il filo recuperato si utilizzava per fare rattoppi e cucire.
Gli elementi che componevano l’abito tradizionale femminile erano: sa camisa (la camicia), sa gunnedda de abodrau (la gonna), su deventali (il grembiule) su cossu (una sorta di corpetto-reggiseno esterno decorato), su pannu de piturra (un fazzoletto ripiegato che si metteva sopra su cossu e faceva da supporto ai gioielli), su muncadori (il fazzoletto per la testa) o su sciallu de seda (lo scialle di seta).
Poteva addirittura verificarsi che parte dei vestiti ricevuti in dote e usati per il matrimonio venissero utilizzati anche come vestiario funebre; la madre della signora Apollonia, ad esempio, è stata sepolta con una delle gonne che aveva ricevuto in dote.
Vestiti e gioielli venivano distribuiti fra le figlie e anche fra le nuore, tramandandosi così di generazione in generazione.
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Laura e Lucia Melis
Intervista a Laura e Lucia Melis
Le intervistate raccontano della lavorazione della lana.
Si prendeva parte del manto di lana della pecora tosata, chiamato froceddu, si lavava e si craminada, si staccavano cioè piccoli fiocchi di lana. Questa operazione era comune a tutte le famiglie che possedevano greggi, mentre le famiglie che non le possedevano effettuavano i lavori di trattamento della lana a mese pari: i proprietari di lana davano una certa quantità di lana “brutta” a chi non ne possedeva e il prodotto finito veniva diviso in parti uguali.
Strumenti importanti per la lavorazione e filatura della lana erano su fusu - strumento realizzato con una certa maestria – e sa cannuga, un semplice stecco di legno di rose.
Su fusu è composto da sa conca, la ruota superiore, s’ottieddu, la ruota inferiore e sa coa de su fusu, la parte inferiore della bacchetta di legno che tiene insieme le due ruote; fra le ruote veniva filata la lana che poggiava sulle gambe.
Queste lavorazioni erano eseguite esclusivamente dalle ragazze, fin dall’adolescenza e spesso la sera intorno al fuoco, illuminate dalla sola luce di una candela; iniziavano con le lavorazioni più semplici fino ad arrivare, con gli anni, alla vera e propria creazione di un capo di abbigliamento.
La signora Melis racconta che la sua maestra elementare, durante l’esecuzione di compiti in classe, non stava con le mani in mano ma bensì “filava la lana”; questo per capire come questa attività era diffusissima e in ogni caso non pregiudicava l’autorità dell’insegnate.
Su stamini è un prodotto finemente lavorato che, dopo la pettinatura, veniva usato per la creazione dell’orbace, usato poi per confezionare capotti, giacche ecc. Sa trama è, invece, una filatura più grossa e più grezza. Le filature venivano poi tessute nei telai – trallaxiusu - e a volte anche colorate in modo naturale come, ad esempio, con il mallo delle noci o con un albero chiamato allinu, per colorazioni sul marrone, oppure con un’erba chiamata truiscu. Per la colorazione dei tessuti in nero, utilizzati soprattutto nei periodi di lutto ma anche per le giacche e i capotti, venivano usati dei coloranti industriali. Prima della colorazione finale col nero i tessuti venivano comunque impregnati con i prodotti naturali che davano una colorazione marrone utile per un migliore fissaggio del nero finale.
Ottenuti i tessuti finiti, il confezionamento dei capi veniva eseguito dal sarto: su maistu de pannu.
I lavori artigianali realizzati nel contesto familiare si estendevano anche alla creazione di recipienti utili per contenere alimenti. Questo tipo di prodotti, comunemente chiamati strexiu de fenu, venivano realizzati con il giunco di fiume: ad esempio, scatteddus (cestini), crobis (corbule), canisteddus e pallinedas (vassoi), ecc.
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Muncadori mannu del XX secolo in cotone stampato e frange di seta.
Foto di Emilia Sanna.
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Muncadori mannu del XX secolo in cotone stampato e frange di seta.
Foto di Emilia Sanna.
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Muncadori mannu del XX secolo in cotone stampato e frange di seta.
Foto di Emilia Sanna.
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Muncadori mannu in cotone stampato e frange in seta, XX secolo.
Foto di Emilia Sanna.
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Abito festivo femminile con su muncadori mannu in cotone stampato, sa baschina (camicia nera, ricostruita), sa gunnedda de abodrau e su deventali, inizio XX secolo. Sopra il fazzoletto si nota un rosario in argento.
Foto di Emilia Sanna.
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Fazzoletto utilizzato per conservare e mostrare il rosario, fine XX secolo.
Foto di Emilia Sanna.
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Abito festivo femminile, particolare del muncadori mannu in cotone stampato e sa baschina (camicia nera, ricostruita), inizio XX secolo. Sopra la camicia si nota sa cannacca con vaghi in lamina d’oro stampata e incisa.
Foto di Emilia Sanna.
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Abito festivo femminile, particolare del muncadori mannu in cotone stampato e sa baschina (ricostruita), inizio XX secolo.
Foto di Emilia Sanna.
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Muncadori mannu in cotone stampato e frange di seta, XX secolo.
Foto di Emilia Sanna.
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Muncadori mannu in cotone stampato e frange di seta, XX secolo.
Foto di Emilia Sanna.
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Abito femminile festivo del XX secolo e scialle con le frange di seta.
Foto di Emilia Sanna.
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Muncadori mannu in cotone stampato e frange di seta, XX secolo.
Foto di Emilia Sanna.
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Muncadori mannu in cotone stampato e frange in seta, XX secolo.
Foto di Emilia Sanna.
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Muncadori mannu in cotone stampato, XX secolo.
Foto di Emilia Sanna.
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Muncadori de conca, XX secolo.
Foto di Emilia Sanna.
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Fazzoletti in raso e cotone, XX secolo.
Foto di Emilia Sanna.
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Fazzoletto in seta ricamato a intaglio, ricostruzione della seconda metà del XX secolo.
Foto di Emilia Sanna.
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Fazzoletto in raso pitturato a mano, XX secolo.
Foto di Emilia Sanna.
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Fazzoletto in raso stampato, XX secolo.
Foto di Emilia Sanna.
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Camicia lunga originale del XX secolo, in cotone ricamata a mano con il pizzo applicato nella scollatura.
Foto di Emilia Sanna.
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Particolare del polsino della camicia originale del XX secolo, in cotone ricamata a mano.
Foto di Emilia Sanna.
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Particolare della parte alta della manica della camicia originale del XX secolo, in cotone ricamata a mano con il pizzo applicato.
Foto di Emilia Sanna.
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Camicia del XX secolo in cotone ricamata a mano; particolare del polsino con il pizzo applicato.
Foto di Emilia Sanna.
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Pannu de piturra del XX secolo in seta damascata; variante del costume per il periodo estivo.
Foto di Emilia Sanna.
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Cossu, parte posteriore in broccato operato a fiori e con rifiniture in crine dorate, XX secolo.
Foto di Emilia Sanna.
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Cossu, parte anteriore in broccato operato a fiori e con rifiniture in crine dorate, XX secolo.
Foto di Emilia Sanna.
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Blusa, baschina del XX secolo in raso con passamaneria e bottoni in vetro.
Foto di Emilia Sanna.
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Blusa, baschina del XX secolo in raso con passamaneria e bottoni in vetro; in primo piano, appuntata alla blusa, catena d’argento con un uccello in piastra d’argento e castone centrale che sostiene un reliquiario circolare.
Foto di Emilia Sanna.
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Blusa, baschina del XX secolo, parte posteriore.
Foto di Emilia Sanna.
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Blusa in seta operata e ricamata, XX secolo.
Foto di Emilia Sanna.
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Bordo della blusa in seta operata e ricamata, XX secolo.
Foto di Emilia Sanna.
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Blusa, baschina (ricostruzione del XX secolo) in raso con passamaneria.
Foto di Emilia Sanna.
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Blusa, baschina (ricostruzione del XX secolo), particolare della passamaneria.
Foto di Emilia Sanna.
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Blusa, baschina (ricostruzione del XX secolo), particolare della manica.
Foto di Emilia Sanna.
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Spenzu, giacchino festivo; la manica pieghettata forma uno sbuffo a ruota all’altezza del gomito, prima metà del XX secolo.
Foto di Emilia Sanna.
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Spenzu, giacchino festivo in velluto e broccato di seta operato con trine dorate, prima metà del XX secolo.
Foto di Emilia Sanna.
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Spenzu, giacchino festivo; particolare del polsino smerlato in velluto di seta operato con trine dorate, prima metà del XX secolo.
Foto di Emilia Sanna.
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Spenzu, giacchino festivo in velluto e broccato di seta operato con trine dorate, prima metà del XX secolo.
Foto di Emilia Sanna.
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Giacchino festivo, in cotone e velluto di seta operato, XX secolo.
Foto di Emilia Sanna.
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Giacchino festivo, in cotone e velluto di seta operato, particolare della parte anteriore, XX secolo.
Foto di Emilia Sanna.
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Tessuto in broccato di un corpetto da donna, XX secolo.
Foto di Emilia Sanna.
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Tessuto in broccato di un corpetto da donna, XX secolo.
Foto di Emilia Sanna.
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Gonna in abodrau, parte anteriore, XX secolo.
Foto di Emilia Sanna.
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Gonna in abodrau, particolare della chiusura che permetteva vari adattamenti della gonna, XX secolo.
Foto di Emilia Sanna.
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Gonna in abodrau, parte posteriore con le pieghe chiuse, XX secolo.
Foto di Emilia Sanna.
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Gonna in abodrau, parte posteriore con le pieghe chiuse e aperte, XX secolo.
Foto di Emilia Sanna.
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Particolare di una gonna originale in abodrau con le pieghe chiuse, XX secolo.
Foto di Emilia Sanna.
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Particolare di una gonna originale in abodrau con le pieghe aperte, XX secolo.
Foto di Emilia Sanna.
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Particolare di una gonna originale in abodrau con le pieghe aperte, XX secolo.
Foto di Emilia Sanna.
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Particolare di una gonna originale in abodrau con le pieghe chiuse, XX secolo.
Foto di Emilia Sanna.
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Particolare di una gonna originale in abodrau con le pieghe aperte, XX secolo.
Foto di Emilia Sanna.
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Particolare di una gonna originale in abodrau con le pieghe aperte, XX secolo.
Foto di Emilia Sanna.
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Gonna in abodrau e deventali (grembiule) in indiana dorata e passamaneria a fiori, XX secolo.
Foto di Emilia Sanna.
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Particolare del deventali in indiana dorata e passamaneria a fiori, XX secolo.
Foto di Emilia Sanna.
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Particolare della gonna in abodrau e del deventali in indiana dorata e passamaneria a fiori, XX secolo.
Foto di Emilia Sanna.
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Grembiule del XX secolo in indiana dorata e ricamato, particolare.
Foto di Emilia Sanna.
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Deventali bonu, grembiule per i giorni festivi, XX secolo.
Foto di Emilia Sanna.
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Grembiule (ricostruzione del XX secolo).
Foto di Emilia Sanna.
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Particolare della gonna e del grembiule (ricostruzione del XX secolo).
Foto di Emilia Sanna.
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Abito femminile (ricostruzione del XX secolo).
Foto di Emilia Sanna.
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Grembiule del XX secolo in indiana a righe dorate e ricamato.
Foto di Emilia Sanna.
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Abito festivo femminile del XX secolo, camicia in cotone ricamata a mano con pizzo applicato lavorato all’uncinetto, pannu de piturra in seta damascata e gunnedda de abodrau.
Foto di Emilia Sanna.
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Grembiule del XX secolo in indiana dorata e passamaneria a fiori, particolare.
Foto di Emilia Sanna.
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Buschiacca del XX secolo in velluto operato, terziopel, trine e trine dorate. Si nota anche su craugheri (portachiavi) in argento.
Foto di Emilia Sanna.
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Buschiacca femminile in broccato, trine e passamaneria, ricostruzione del XX secolo.
Foto di Emilia Sanna.
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Indumenti femminili del XX secolo.
Foto di Emilia Sanna.
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Cassa sarda in cui solitamente si riponevano i capi di vestiario, XX secolo.
Foto di Emilia Sanna.
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Asta di legno usata per tenere aperta la cassa sarda, XX secolo.
Foto di Emilia Sanna.
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Abito festivo maschile (ricostruzione del XX secolo) con su sereniccu (giacca lunga) in orbace, velluto e intarsi in broccato, crazzonis (pantaloni in tela bianca), crazzonis de arroda (gonnellino nero in orbace) e berritta in orbace.
Foto di Emilia Sanna.309.75600 - images/morfeoshow/temp_upload/02DSC_0033.jpg
Abito festivo maschile (ricostruzione del XX secolo) con su sereniccu (giacca lunga) in orbace, velluto e intarsi in broccato, crazzonis (pantaloni in tela bianca), crazzonis de arroda (gonnellino nero in orbace) e berritta in orbace.
Foto di Emilia Sanna.297600 - images/morfeoshow/temp_upload/03DSC_0063.JPG
Abito festivo maschile (ricostruzione del XX secolo) con su sereniccu (giacca lunga) in orbace, velluto e intarsi in broccato, su croppettu (il gilè di orbace), crazzonis (pantaloni in tela bianca), crazzonis de arroda (gonnellino nero in orbace) e berritta in orbace.
Foto di Emilia Sanna.399.75600 - images/morfeoshow/temp_upload/04DSC_0064.jpg
Abito festivo maschile (ricostruzione del XX secolo) con su sereniccu (giacca lunga) in orbace, velluto e intarsi in broccato, su croppettu (il gilè di orbace), crazzonis (pantaloni in tela bianca), crazzonis de arroda (gonnellino nero in orbace) e berritta in orbace.
Foto di Emilia Sanna.399.75600 - images/morfeoshow/temp_upload/06DSC_0069.jpg
Sereniccu (ricostruzione del XX secolo) in orbace, velluto verde e passamaneria.
Foto di Emilia Sanna.
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Sereniccu (ricostruzione del XX secolo) in orbace, velluto verde e passamaneria. Particolare della gancera in argento utilizzata per chiudere l’indumento.
Foto di Emilia Sanna.
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Sereniccu (ricostruzione del XX secolo) in orbace, velluto e intarsi in broccato. Si nota anche la gancera in argento utilizzata per chiudere l’indumento.
Foto di Emilia Sanna.
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Abito festivo maschile (ricostruzione del XX secolo) con su sereniccu (giacca lunga) in orbace, velluto e intarsi in broccato, crazzonis (pantaloni in tela bianca), crazzonis de arroda (gonnellino nero in orbace) e berritta in orbace.
Si notano anche la gancera in argento utilizzata per chiudere l’indumento e le monete d’argento del croppettu.
Foto di Emilia Sanna.386.25600 - images/morfeoshow/temp_upload/09DSC_0119.JPG
Abito festivo maschile (ricostruzione del XX secolo); in evidenza su sereniccu (giacca lunga) in orbace, velluto e intarsi in broccato, la gancera in argento utilizzata per chiudere l’indumento e le monete d’argento del croppettu.
Foto di Emilia Sanna.
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Berritta (copricapo in panno nero), ricostruzione del XX secolo.
Foto di Claudia Castellano.
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Croppettu (gilè di orbace), ricostruzione del XX secolo.
Foto di Claudia Castellano.
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Crazzonis de arroda (gonnellino nero in orbace), ricostruzione del XX secolo.
Foto di Claudia Castellano.600399.75 - images/morfeoshow/temp_upload/13_MG_1174.jpg
Crazzas (ghette, gambali neri in orbace), ricostruzione del XX secolo.
Foto di Claudia Castellano.600399.75
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Bambina, veste da battesimo, 1957. La parte superiore ha un carré corto e la gonna lunga.
Foto di Emilia Sanna.
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Corredino da battesimo: veste, cuffia e copertina, 1957.
Foto di Emilia Sanna.
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Bambina e camusciu, particolare della parte posteriore della veste e della cuffia da battesimo, 1957.
Foto di Emilia Sanna.
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Completo da battesimo del 1957 indossato.
Il completo passa di generazione in generazione e viene utilizzato ancora oggi.Foto di Emilia Sanna.
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Particolare del carré della veste e della cuffia originali del 1957.
Foto di Emilia Sanna.
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Cossu, parte anteriore del corpetto da bambina cucito nella seconda metà del XX secolo e confezionato con la stoffa della tasca, accessorio femminile che veniva messo sotto il grembiule.
Foto di Emilia Sanna.
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Cossu, parte posteriore del corpetto da bambina cucito nella seconda metà del XX secolo e confezionato con la stoffa della tasca, accessorio femminile che veniva messo sotto il grembiule.
Foto di Emilia Sanna.
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Gonna da bambina, parte anteriore, cucita nella seconda metà del XX secolo.
Foto di Emilia Sanna.
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Gonna da bambina, parte posteriore, cucita nella seconda metà del XX secolo.
Foto di Emilia Sanna.
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Sa bestimenta
Sa chirca fata in sa Comuna de Brucei at bogau a campu chi in sa bidda si podent galu agatare unos tantos cantros originales de sa bestimenta antiga, ma est malu a agatare unu bestire intregu chi siet de una pessone ebbia. Unas cantas bortas difatis, is cantros de sa bestimenta andaiant divididos che eredidade intra is fìgios de una matessi fàmilia.
Sa bestimenta de fèmina
Sa bestimenta de fèmina beniat posta pro sa prima borta sa die de sa cojua e dd’acumpangiaiat pro totu bia, a bortas puru pro èssere interradas. Sa bestimenta beniat dondada a sa sposa dae is babbos e mamas e, si sa famìlia istaiat bene, tando a sa dote agiunghiant àteros cantros pro bortare is bestes.
Su bestire de sa sposa fiat fatu dae su mucadore mannu o de su sciallu de seda, sa camisa (recramada in dae in antis, in is brutzos e in s’ala de subra de is manighes), su spenzu (gianchetedda de iverru de roba de seda operada niedda), sa gunnedda de abodrau e dae su deventale (arrichidu cun trinas doradas).
Custa casta de bestire est istadu bortadu in su tempus; segunda sa moda o a is gustos de cada unu, ant agiuntu randas, trinase aplicatziones divertzas. Pro nàrrere, is camisas de is fèminas chi a su cumintzu fiant prus abertas, ant cambiadu cando sunt arribados is gesuitas, sunt istadas ammantadas dae su pannu de piturra, unu muvadore pricadu e arressidu dae un’ispilla chi atacaiat is titas.
Sa bestimenta fiat semper colorada meda, bortaiat de su totu pro su dolu; in custos casos, difatis su bestire fiat fatu cun roba iscura. Sa biuda no istupaiat prus a manighes de camisa e non poniat prus prendas; sa gunnedda de abodrau fiat iscontzada e ddi bogainat a campu is pricheteddas blu, chi beniat boradada de nieddu.
Sa bestimenta de òmine
In sa cherta sunt istados bogados a campu cantros de sa bestimenta antiga de s’omine; is bestires de òmine chi esistint e chi sunt documentados sunt istados torrados a fàghere in pitzu de s’ammentu de is mannos, de fotos e de documentos istòricos.
Su bestire de òmine fiat fatu dae is cartzas de furesi (pron. Cratzas), is cartzones (pron. Cratzonis), sa gunnedda o cartzones de roda nieddu e de furesi, sa camisa bianca a tzughitu o a mesu colletu, su cropette de furesi, sa giaca o su serenicu ordada in roba e ornada dae corrias de roba, cun curcuddu. In conca si poniat sa berrita niedda mantesa in artu dae unu mucadore lorigadu.
S’òmine, in su primu mese de dolu, non si segaiat sa barba e poniat una cravata niedda o unu gutone foderadu cun unu pannu nieddu in su zolleto de sa giancheta, o sinono, poniat una fascia niedda in su capeddu o in su bratzu.
Sa bestimenta de is pipios
Sa bestimenta de su batiale fiat fata dae unu bestireddu – sa bambina- cun carrè curtzu e beste longa, su camusciu (una berritedda cun corrieddas) e sa mantighedda bianca. Sa roba non dda samunaint ca sa beste beneita cun s’abba santa, la bestiant a is pipios puru cando si giogant. Fino ai cinque anni, i bambini, indifferentemente maschi e femmine, erano vestiti con un vestito di uguale taglio a mezza gamba, di colore chiaro.
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