- images/morfeoshow/gioielli-5279/big/01-DSCN2151.JPG428.jpg
Sinnai. Anello in oro rosso, risalente alla fine dell’Ottocento.
Proprietà sorelle Serreli, eredi di Fannj Orrù.Foto di Amos Cardia.
600449 - images/morfeoshow/gioielli-5279/big/02-DSCN2153.JPG28.jpg
Sinnai. Retro di anello in oro rosso, risalente alla fine dell’Ottocento.
Proprietà sorelle Serreli, eredi di Fannj Orrù.Foto di Amos Cardia.
600449 - images/morfeoshow/gioielli-5279/big/03-DSCN2154.JPG801.jpg
Sinnai. Anello in oro rosso, risalente alla fine dell’Ottocento, particolare.
Proprietà sorelle Serreli, eredi di Fannj Orrù.Foto di Amos Cardia.
600449 - images/morfeoshow/gioielli-5279/big/04-DSCN2160.JPG429.jpg
Sinnai. Due anelli in oro rosso, risalenti alla fine dell’Ottocento.
Proprietà sorelle Serreli, eredi di Fannj Orrù.Foto di Amos Cardia.
600449 - images/morfeoshow/gioielli-5279/big/05-DSCN2161.JPG599.jpg
Sinnai. Anello in oro rosso, risalente alla fine dell’Ottocento.
Proprietà sorelle Serreli, eredi di Fannj Orrù.Foto di Amos Cardia.
600449 - images/morfeoshow/gioielli-5279/big/06-DSCN2164.JPG86.jpg
Sinnai. Retro di anello in oro rosso, risalente alla fine dell’Ottocento.
Proprietà sorelle Serreli, eredi di Fannj Orrù.Foto di Amos Cardia.
600449 - images/morfeoshow/gioielli-5279/big/07-DSCN2165.JPG610.jpg
Sinnai. Anello in oro rosso, risalente alla fine dell’Ottocento, particolare.
Proprietà sorelle Serreli, eredi di Fannj Orrù.Foto di Amos Cardia.
600449 - images/morfeoshow/gioielli-5279/big/08-DSCN2020.JPG532.jpg
Sinnai. Bottoni in oro, risalenti ai primi del Novecento o a un periodo anteriore.
Proprietà eredi Anna Cocco.Foto di Amos Cardia.
600449 - images/morfeoshow/gioielli-5279/big/09-DSCN2030.JPG825.jpg
Sinnai. Bottoni in oro, risalenti ai primi del Novecento o a un periodo anteriore.
Proprietà eredi Anna Cocco.Foto di Amos Cardia.
600449 - images/morfeoshow/gioielli-5279/big/10-DSCN2031.JPG422.jpg
Sinnai. Bottoni in oro, risalenti ai primi del Novecento o a un periodo anteriore.
Proprietà eredi Anna Cocco.Foto di Amos Cardia.
600449 - images/morfeoshow/gioielli-5279/big/11-DSCN2032.JPG418.jpg
Sinnai. Bottoni in oro, risalenti ai primi del Novecento o a un periodo anteriore.
Proprietà eredi Anna Cocco.Foto di Amos Cardia.
600449 - images/morfeoshow/gioielli-5279/big/12-DSCN2033.JPG900.jpg
Sinnai. Bottoni in oro, risalenti ai primi del Novecento o a un periodo anteriore, particolare.
Proprietà eredi Anna Cocco.Foto di Amos Cardia.
600449 - images/morfeoshow/gioielli-5279/big/13-DSCN2175.JPG886.jpg
Sinnai. Bottone in oro, risalente alla fine dell’Ottocento, particolare.
Proprietà sorelle Serreli, eredi di Fannj Orrù.Foto di Amos Cardia.
600449 - images/morfeoshow/gioielli-5279/big/14-DSCN2176.JPG312.jpg
Sinnai. Bottone in oro, risalente alla fine dell’Ottocento, particolare.
Proprietà sorelle Serreli, eredi di Fannj Orrù.Foto di Amos Cardia.
600449 - images/morfeoshow/gioielli-5279/big/15-DSCN2046.JPG257.jpg
Sinnai. Bracciale, risalente agli anni Trenta del Novecento, particolare.
Proprietà Gioia Maria Cardia.Foto di Amos Cardia.
600449 - images/morfeoshow/gioielli-5279/big/16-DSCN2047.JPG452.jpg
Sinnai. Bracciale, risalente agli anni Trenta del Novecento, particolare.
Proprietà Gioia Maria Cardia.Foto di Amos Cardia.
600449 - images/morfeoshow/gioielli-5279/big/17-DSCN2048.JPG595.jpg
Sinnai. Bracciale, risalente agli anni Trenta del Novecento.
Proprietà Gioia Maria Cardia.Foto di Amos Cardia.
600449 - images/morfeoshow/gioielli-5279/big/18-DSCN2049.JPG105.jpg
Sinnai. Bracciale, risalente agli anni Trenta del Novecento, particolare.
Proprietà Gioia Maria Cardia.Foto di Amos Cardia.
600449 - images/morfeoshow/gioielli-5279/big/19-DSCN2051.JPG868.jpg
Sinnai. Bracciale, risalente agli anni Trenta del Novecento.
Proprietà Gioia Maria Cardia.Foto di Amos Cardia.
600449 - images/morfeoshow/gioielli-5279/big/20-DSCN2126.JPG760.jpg
Sinnai. Collana a pibionis, risalente alla fine dell’Ottocento.
Proprietà sorelle Serreli, eredi di Fannj Orrù.Foto di Amos Cardia.
600449 - images/morfeoshow/gioielli-5279/big/21-DSCN2128.JPG920.jpg
Sinnai. Collana a pibionis, risalente alla fine dell’Ottocento.
Proprietà sorelle Serreli, eredi di Fannj Orrù.Foto di Amos Cardia.
600449 - images/morfeoshow/gioielli-5279/big/22-DSCN2129.JPG775.jpg
Sinnai. Collana a pibionis, risalente alla fine dell’Ottocento, particolare.
Proprietà sorelle Serreli, eredi di Fannj Orrù.Foto di Amos Cardia.
600449 - images/morfeoshow/gioielli-5279/big/23-DSCN2052.JPG830.jpg
Sinnai. Gioja, risalente agli anni Trenta del Novecento.
Proprietà Gioia Maria Cardia.Foto di Amos Cardia.
600449 - images/morfeoshow/gioielli-5279/big/24-DSCN2053.JPG560.jpg
Sinnai. Retro della gioja, risalente agli anni Trenta del Novecento.
Proprietà Gioia Maria Cardia.Foto di Amos Cardia.
600449 - images/morfeoshow/gioielli-5279/big/25-DSCN2044.JPG285.jpg
Sinnai. Giunchìlliu, particolare. Risalente ai primi del Novecento o a un periodo anteriore, particolare.
Proprietà eredi Anna Cocco.Foto di Amos Cardia.
600449 - images/morfeoshow/gioielli-5279/big/26-DSCN2045.JPG938.jpg
Sinnai. Giunchìlliu, risalente ai primi del Novecento o a un periodo anteriore.
Proprietà eredi Anna Cocco.Foto di Amos Cardia.
600449 - images/morfeoshow/gioielli-5279/big/27-DSCN2173.JPG656.jpg
Sinnai. Orecchini a grappolo d’uva, risalenti alla fine dell’Ottocento.
Proprietà sorelle Serreli, eredi di Fannj Orrù.Foto di Amos Cardia.
600449 - images/morfeoshow/gioielli-5279/big/28-DSCN2167.JPG358.jpg
Sinnai. Orecchini a grappolo d’uva, risalenti alla fine dell’Ottocento, particolare.
Proprietà sorelle Serreli, eredi di Fannj Orrù.Foto di Amos Cardia.
600449 - images/morfeoshow/gioielli-5279/big/29-DSCN2171.JPG907.jpg
Sinnai. Retro di orecchino a grappolo d’uva, risalente alla fine dell’Ottocento.
Proprietà sorelle Serreli, eredi di Fannj Orrù.Foto di Amos Cardia.
600449 - images/morfeoshow/gioielli-5279/big/30-DSCN2169.JPG989.jpg
Sinnai. Retro di orecchino a grappolo d’uva, risalente alla fine dell’Ottocento, particolare.
Proprietà sorelle Serreli, eredi di Fannj Orrù.Foto di Amos Cardia.
600449 - images/morfeoshow/gioielli-5279/big/31-DSCN2170.JPG408.jpg
Sinnai. Retro di orecchino a grappolo d’uva, risalente alla fine dell’Ottocento, particolare.
Proprietà sorelle Serreli, eredi di Fannj Orrù.Foto di Amos Cardia.
600449 - images/morfeoshow/gioielli-5279/big/32-DSCN2181.JPG32.jpg
Sinnai. Orecchino a galletto, risalente alla fine dell’Ottocento.
Proprietà sorelle Serreli, eredi di Fannj Orrù.Foto di Amos Cardia.
600449 - images/morfeoshow/gioielli-5279/big/33-DSCN2182.JPG418.jpg
Sinnai. Orecchino a galletto, risalente alla fine dell’Ottocento, particolare.
Proprietà sorelle Serreli, eredi di Fannj Orrù.Foto di Amos Cardia.
600449 - images/morfeoshow/gioielli-5279/big/34-DSCN2183.JPG773.jpg
Sinnai. Orecchini a galletto, risalenti alla fine dell’Ottocento.
Proprietà sorelle Serreli, eredi di Fannj Orrù.Foto di Amos Cardia.
449600 - images/morfeoshow/gioielli-5279/big/35-DSCN2035.JPG681.jpg
Sinnai. Lasu, formato, da sinistra a destra, da frori, gioja e dòminu. Risale ai primi del Novecento o a un periodo anteriore.
Proprietà eredi Anna Cocco.Foto di Amos Cardia.
449600 - images/morfeoshow/gioielli-5279/big/36-retro-di-tutto-il-lasu.JPG386.jpg
Sinnai. Retro del lasu, risalente ai primi del Novecento o a un periodo anteriore.
Proprietà eredi Anna Cocco.Foto di Amos Cardia.
449600 - images/morfeoshow/gioielli-5279/big/37-frori.JPG303.jpg
Sinnai. Frori del lasu, risalente ai primi del Novecento o a un periodo anteriore.
Proprietà eredi Anna Cocco.Foto di Amos Cardia.
600449 - images/morfeoshow/gioielli-5279/big/38-retro-del-frori.JPG368.jpg
Sinnai. Retro del frori, risalente ai primi del Novecento o a un periodo anteriore.
Proprietà eredi Anna Cocco.Foto di Amos Cardia.
600449 - images/morfeoshow/gioielli-5279/big/39-gioja.JPG359.jpg
Sinnai. Gioja del lasu, risalente ai primi del Novecento o a un periodo anteriore.
Proprietà eredi Anna Cocco.Foto di Amos Cardia.
600449 - images/morfeoshow/gioielli-5279/big/40-retro-della-gioja.JPG808.jpg
Sinnai. Retro della gioja, risalente ai primi del Novecento o a un periodo anteriore.
Proprietà eredi Anna Cocco.Foto di Amos Cardia.
600449 - images/morfeoshow/gioielli-5279/big/41-dominu.JPG86.jpg
Sinnai. Dòminu del lasu, risalente ai primi del Novecento o a un periodo anteriore.
Proprietà eredi Anna Cocco.Foto di Amos Cardia.
600449 - images/morfeoshow/gioielli-5279/big/42-retro-del-dominu.JPG321.jpg
Sinnai. Retro del dòminu, risalente ai primi del Novecento o a un periodo anteriore.
Proprietà eredi Anna Cocco.Foto di Amos Cardia.
600449 - images/morfeoshow/gioielli-5279/big/43-DSCN2110.JPG350.jpg
Sinnai. Lasu, formato, da sinistra a destra, da frori, gioja e dòminu, risalente alla fine dell’Ottocento.
Proprietà sorelle Serreli, eredi di Fannj Orrù.Foto di Amos Cardia.
449600 - images/morfeoshow/gioielli-5279/big/44-DSCN2111.JPG773.jpg
Sinnai. Retro del lasu, risalente alla fine dell’Ottocento.
Proprietà sorelle Serreli, eredi di Fannj Orrù.Foto di Amos Cardia.
449600 - images/morfeoshow/gioielli-5279/big/45-DSCN2112.JPG561.jpg
Sinnai. Retro del lasu, risalente alla fine dell’Ottocento. Particolare della giunzione tra gioja e dòminu.
Proprietà sorelle Serreli, eredi di Fannj Orrù.Foto di Amos Cardia.
449600 - images/morfeoshow/gioielli-5279/big/46-DSCN2118.JPG397.jpg
Sinnai. Frocu del lasu, risalente alla fine dell’Ottocento.
Proprietà sorelle Serreli, eredi di Fannj Orrù.Foto di Amos Cardia.
600449 - images/morfeoshow/gioielli-5279/big/47-DSCN2115.JPG59.jpg
Sinnai. Retro del frocu, risalente alla fine dell’Ottocento.
Proprietà sorelle Serreli, eredi di Fannj Orrù.Foto di Amos Cardia.
600449 - images/morfeoshow/gioielli-5279/big/48-DSCN2117.JPG168.jpg
Sinnai. Gioja del lasu, risalente alla fine dell’Ottocento.
Proprietà sorelle Serreli, eredi di Fannj Orrù.Foto di Amos Cardia.
449600 - images/morfeoshow/gioielli-5279/big/49-DSCN2114.JPG523.jpg
Sinnai. Retro della gioja, risalente alla fine dell’Ottocento.
Proprietà sorelle Serreli, eredi di Fannj Orrù.Foto di Amos Cardia.
600449 - images/morfeoshow/gioielli-5279/big/50-DSCN2116.JPG136.jpg
Sinnai. Dòminu del lasu, risalente alla fine dell’Ottocento. Cammeo in madreperla.
Proprietà sorelle Serreli, eredi di Fannj Orrù.Foto di Amos Cardia.
449600 - images/morfeoshow/gioielli-5279/big/51-DSCN2113.JPG931.jpg
Sinnai. Retro del dòminu, risalente alla fine dell’Ottocento.
Proprietà sorelle Serreli, eredi di Fannj Orrù.Foto di Amos Cardia.
449600 - images/morfeoshow/gioielli-5279/big/52-DSCN2132.JPG410.jpg
Sinnai. Spilla “a margherita”, risalente alla fine dell’Ottocento.
Proprietà sorelle Serreli, eredi di Fannj Orrù.Foto di Amos Cardia.
449600 - images/morfeoshow/gioielli-5279/big/53-DSCN2141.JPG886.jpg
Sinnai. Spilla “a margherita”, risalente alla fine dell’Ottocento, retro.
Proprietà sorelle Serreli, eredi di Fannj Orrù.Foto di Amos Cardia.
449600 - images/morfeoshow/gioielli-5279/big/54-DSCN2139.JPG543.jpg
Sinnai. Retro della spilla “a margherita”, risalente alla fine dell’Ottocento.
Proprietà sorelle Serreli, eredi di Fannj Orrù.Foto di Amos Cardia.
600449 - images/morfeoshow/gioielli-5279/big/55-DSCN2144.JPG138.jpg
Sinnai. Spilla “a margherita”, risalente alla fine dell’Ottocento, particolare.
Proprietà sorelle Serreli, eredi di Fannj Orrù.Foto di Amos Cardia.
600449 - images/morfeoshow/gioielli-5279/big/56-DSCN2131.JPG76.jpg
Sinnai. Spilla “a margherita”, risalente alla fine dell’Ottocento, particolare.
Proprietà sorelle Serreli, eredi di Fannj Orrù.Foto di Amos Cardia.
600449 - images/morfeoshow/gioielli-5279/big/57-DSCN2133.JPG228.jpg
Sinnai. Spilla “a margherita”, risalente alla fine dell’Ottocento, particolare.
Proprietà sorelle Serreli, eredi di Fannj Orrù.Foto di Amos Cardia.
600449 - images/morfeoshow/gioielli-5279/big/58-DSCN2138.JPG348.jpg
Sinnai. Retro della spilla “a margherita”, particolare. Risale alla fine dell’Ottocento.
Proprietà sorelle Serreli, eredi di Fannj Orrù.Foto di Amos Cardia.
600449 - images/morfeoshow/gioielli-5279/big/59-DSCN2146.JPG201.jpg
Sinnai. Spilla “a margherita”, risalente alla fine dell’Ottocento.
Proprietà sorelle Serreli, eredi di Fannj Orrù.Foto di Amos Cardia.
449600 - images/morfeoshow/gioielli-5279/big/60-DSCN2147.JPG44.jpg
Sinnai. Retro della spilla “a margherita”, risalente alla fine dell’Ottocento.
Proprietà sorelle Serreli, eredi di Fannj Orrù.Foto di Amos Cardia.
449600 - images/morfeoshow/gioielli-5279/big/61-DSCN2148.JPG347.jpg
Sinnai. Spilla “a margherita”, particolare, risalente alla fine dell’Ottocento.
Proprietà sorelle Serreli, eredi di Fannj Orrù.Foto di Amos Cardia.
600449 - images/morfeoshow/gioielli-5279/big/62-DSCN2140.JPG918.jpg
Sinnai. Spilla “a margherita”, risalente alla fine dell’Ottocento.
Proprietà sorelle Serreli, eredi di Fannj Orrù.Foto di Amos Cardia.
449600 - images/morfeoshow/gioielli-5279/big/63-DSCN2145.JPG203.jpg
Sinnai. Spilla “a margherita”, particolare, risalente alla fine dell’Ottocento.
Proprietà sorelle Serreli, eredi di Fannj Orrù.Foto di Amos Cardia.
600449
La magia
-
Elena Olla
Testimonianza di Elena Olla
So fare la mexina de s’ogu, la mexina de is porrus, la mexina de is murenas, la mexina de sa buca mala e la mexina de s’assìchidu, anche se quest’ultima è da tanto che non la faccio più.
La mèxina de s’ogu è quella che pratico di più; serve quando qualcuno “prende il malocchio”, perché una persona “ha gli occhi uguali all’altra e si verifica come un lampo”.
Se un bambino ha preso il malocchio, si vede perché ha una macchia sull’occhio, si chiama su crabu in s’ogu, e allora bisogna praticare la mexina. Quando ha ricevuto il malocchio gli si gela lo stomaco, ma dopo che gli faccio la mexina vomita il latte raddensato e guarisce subito.
La mexina de s’ogu mi viene richiesta ancora oggi, anche per il mal di testa, perché comunque alleggerisce, anche se la causa non è il malocchio.
Se ad avere il malocchio è un bambino, recito la preghiera mettendogli le mani in testa o altrimenti, per fare tutta la mexina, prendo un bicchiere e tre chicchi di grano e, se è malocchio, il chicco si mette verticale ed esce una bolla, se va a fondo vuol dire che è ugualmente malocchio ma che passa subito. Se tre chicchi si mettono a raggiera con le punte verso il centro, dove c’è anche la bolla, significa che la persona sta molto male. Bisogna recitare una preghiera a Gesù, una preghiera che tratta della sua vita e dei santi. Posso raccontarvi tutto questo perché voi siete più piccoli.
Ho imparato da mia mamma e da mia nonna, che mi dicevano di imparare per tramandare quest’arte a mia volta. Mi hanno insegnato quando hanno valutato che potessi essere matura, verso i sedici anni.
La mexina mi è stata chiesta anche da persone non sinnaesi. L’ho fatta a un bambino di Cagliari biondo e dagli occhi azzurri, che in ospedale non riuscivano a curare. Io l’ho guarito e non ho voluto essere pagata, malgrado la mamma insistesse. Se altre persone la facciano per soldi non lo so.
Per la mexina de is porrus bisogna trovarsi in un giorno di luna calante; è venuta a farsela fare una persona di Settimo San Pietro con un bambino che è guarito. A una donna che non ci credeva non gliel’ho fatta, diceva che ci avrebbe creduto soltanto dopo che sarebbe guarita. Per questa mexina bisogna recitare soltanto la preghiera, non c’è il bicchiere come nella mexina de s’ogu.
La mexina de sa buca mala serviva quando ai bambini uscivano delle ulcere e del muco in bocca e consiste in una preghiera alla morte e passione di Gesù.
La mexina de s’assìchidu serviva quando una persona non riusciva a guarire da uno spavento e, per poterla fare, è necessario non guardare nessuno e non rispondere neanche se si viene chiamati. Un tempo, contro gli spaventi, non c’erano gli psicologi…
Per la mexina po is murenas serve un’erba da estirpare con tutte le radici, inumidendola molto; non è facile. La appendevamo e quando l’erba si seccava, le emorroidi erano sparite. Bisognava però recitare anche le preghiere. Quest’erba non si trova più e, al suo posto, si possono usare tre bulbi di ciclamino; l’ho fatta ieri per una ragazza di Capoterra, ma è difficile trovare i bulbi, perché il ciclamino fiorisce lontano dal bulbo anche alcuni metri.
Un’altra mexina antica serviva per quando un bambino aveva mal di stomaco. Prendevamo un uovo e glielo mettevamo sullo stomaco e l’uovo girava fino a rompersi. Oppure, insieme all’uovo, gli mettevamo una fascia con un’erba selvatica. Mettevamo l’uovo nella parte dolorante e l’uovo si rompeva.
Esiste una mexina anche per quando si smarrisce qualcosa; bisogna fare una preghiera a Sant’Elena, recitare tre Credo, tre Ave Maria e tre Babu Nostu. A Sant’Elena perché lei cercava la croce di Cristo.
Per praticare queste mexinas la persona da guarire può anche essere assente, basta che io sappia come si chiama. Basta semplicemente il nome, anche se fosse in “Italia”, anche se io non la conoscessi.
A Sinnai non usavamo la sabègia, perché ai bambini facevamo direttamente la mexina; non avevamo paura perché eravamo capaci a fare la mexina e sapevamo che funzionava.
Io faccio anche l’orotzioni, per scoprire il futuro; se, per esempio, daranno la pensione a qualcuno, se un esame andrà bene e così via. Si esce sulla strada e si esamina ciò che si vede; anche questo mi è stato insegnato da mamma e da nonna.
Quando la morte è in arrivo, i cani la segnalano abbaiando in un modo particolare e significa che la morte sta per arrivare nel luogo vicino al cane che abbaia, da qualche parte nel quartiere. Molte volte me ne sono accorta e il giorno successivo ho saputo che qualcuno era morto davvero.
-
Elena Olla - seconda parte
Testimonianza di Elena Olla
So fare la mexina de s’ogu, la mexina de is porrus, la mexina de is murenas, la mexina de sa buca mala e la mexina de s’assìchidu, anche se quest’ultima è da tanto che non la faccio più.
La mèxina de s’ogu è quella che pratico di più; serve quando qualcuno “prende il malocchio”, perché una persona “ha gli occhi uguali all’altra e si verifica come un lampo”.
Se un bambino ha preso il malocchio, si vede perché ha una macchia sull’occhio, si chiama su crabu in s’ogu, e allora bisogna praticare la mexina. Quando ha ricevuto il malocchio gli si gela lo stomaco, ma dopo che gli faccio la mexina vomita il latte raddensato e guarisce subito.
La mexina de s’ogu mi viene richiesta ancora oggi, anche per il mal di testa, perché comunque alleggerisce, anche se la causa non è il malocchio.
Se ad avere il malocchio è un bambino, recito la preghiera mettendogli le mani in testa o altrimenti, per fare tutta la mexina, prendo un bicchiere e tre chicchi di grano e, se è malocchio, il chicco si mette verticale ed esce una bolla, se va a fondo vuol dire che è ugualmente malocchio ma che passa subito. Se tre chicchi si mettono a raggiera con le punte verso il centro, dove c’è anche la bolla, significa che la persona sta molto male. Bisogna recitare una preghiera a Gesù, una preghiera che tratta della sua vita e dei santi. Posso raccontarvi tutto questo perché voi siete più piccoli.
Ho imparato da mia mamma e da mia nonna, che mi dicevano di imparare per tramandare quest’arte a mia volta. Mi hanno insegnato quando hanno valutato che potessi essere matura, verso i sedici anni.
La mexina mi è stata chiesta anche da persone non sinnaesi. L’ho fatta a un bambino di Cagliari biondo e dagli occhi azzurri, che in ospedale non riuscivano a curare. Io l’ho guarito e non ho voluto essere pagata, malgrado la mamma insistesse. Se altre persone la facciano per soldi non lo so.
Per la mexina de is porrus bisogna trovarsi in un giorno di luna calante; è venuta a farsela fare una persona di Settimo San Pietro con un bambino che è guarito. A una donna che non ci credeva non gliel’ho fatta, diceva che ci avrebbe creduto soltanto dopo che sarebbe guarita. Per questa mexina bisogna recitare soltanto la preghiera, non c’è il bicchiere come nella mexina de s’ogu.
La mexina de sa buca mala serviva quando ai bambini uscivano delle ulcere e del muco in bocca e consiste in una preghiera alla morte e passione di Gesù.
La mexina de s’assìchidu serviva quando una persona non riusciva a guarire da uno spavento e, per poterla fare, è necessario non guardare nessuno e non rispondere neanche se si viene chiamati. Un tempo, contro gli spaventi, non c’erano gli psicologi…
Per la mexina po is murenas serve un’erba da estirpare con tutte le radici, inumidendola molto; non è facile. La appendevamo e quando l’erba si seccava, le emorroidi erano sparite. Bisognava però recitare anche le preghiere. Quest’erba non si trova più e, al suo posto, si possono usare tre bulbi di ciclamino; l’ho fatta ieri per una ragazza di Capoterra, ma è difficile trovare i bulbi, perché il ciclamino fiorisce lontano dal bulbo anche alcuni metri.
Un’altra mexina antica serviva per quando un bambino aveva mal di stomaco. Prendevamo un uovo e glielo mettevamo sullo stomaco e l’uovo girava fino a rompersi. Oppure, insieme all’uovo, gli mettevamo una fascia con un’erba selvatica. Mettevamo l’uovo nella parte dolorante e l’uovo si rompeva.
Esiste una mexina anche per quando si smarrisce qualcosa; bisogna fare una preghiera a Sant’Elena, recitare tre Credo, tre Ave Maria e tre Babu Nostu. A Sant’Elena perché lei cercava la croce di Cristo.
Per praticare queste mexinas la persona da guarire può anche essere assente, basta che io sappia come si chiama. Basta semplicemente il nome, anche se fosse in “Italia”, anche se io non la conoscessi.
A Sinnai non usavamo la sabègia, perché ai bambini facevamo direttamente la mexina; non avevamo paura perché eravamo capaci a fare la mexina e sapevamo che funzionava.
Io faccio anche l’orotzioni, per scoprire il futuro; se, per esempio, daranno la pensione a qualcuno, se un esame andrà bene e così via. Si esce sulla strada e si esamina ciò che si vede; anche questo mi è stato insegnato da mamma e da nonna.
Quando la morte è in arrivo, i cani la segnalano abbaiando in un modo particolare e significa che la morte sta per arrivare nel luogo vicino al cane che abbaia, da qualche parte nel quartiere. Molte volte me ne sono accorta e il giorno successivo ho saputo che qualcuno era morto davvero.
-
Greca Pusceddu
Testimonianza di Greca Pusceddu
La signora protagonista dell’intervista racconta che è stata una donna anziana ad insegnarle il rito per “la medicina dell’occhio” e mostra come si compie il rito.
In un bicchiere d’acqua mette alternativamente per tre volte un grano di sale e un chicco di grano, ripetendo in sardo sempre le medesime parole, che riportiamo tradotte in italiano:
“Gesù santo ha detto una cosa,
se ti metto la mano sulla fronte,
mano nella fronte e in testa,
affinché non tema stanotte,
che andiamo a San Giovanni
e lo dice Dio, il migliore sono io,
il migliore battezzato,
all’occhio la luce ritorni”.
Questa medicina dell’occhio l’ho fatta per...
Racconta che, alla fine del rito, bisogna buttare via l’acqua su un muro, con le spalle rivolte ad esso, poiché nel muro non passano né gatti né uccelli e, di conseguenza, il malocchio non può più essere nocivo per nessuno.
Come testimonianza, la signora racconta della malattia di un nipote che, da piccolo, piangeva ininterrottamente fino a che non gli venne praticata la “medicina dell’occhio”.
In caso di oggetti smarriti o rubati, esiste un apposito rito: sulla soglia di casa si recita in sardo una appropriata preghiera, mentre contemporaneamente si scrutano attentamente i passanti e ciò che fanno, per notare, ad esempio, se qualcuno dice o perde qualcosa. Bisogna quindi interpretare i segni percepiti e capire dove possa essere l’oggetto.
La preghiera che si recita è la seguente, che riportiamo tradotta in italiano:
“Sant’Antonio crederà, un’esperienza grande ha per vedere
nel presente faccia trovare e al morto faccia parlare
e pace metta nel matrimonio e grazie porti a Sant’Antonio
che lui porterà notizia di questa cosa di cui io sto domandando”.
Come testimonianza, la signora racconta del marito che perdette una pecora in campagna e di come lei riuscì a trovarla con l’aiuto di questo rito. La preghiera può essere utile anche a prevedere il futuro, e si racconta l’episodio di un nipote della signora, cui venne pronosticato il buon esito dell’esame per l’ottenimento della patente di guida.
- images/morfeoshow/gioielli-8348/big/01-DSCN2184.JPG278.jpg
Sinnai. Rosario in oro con cammei in madreperla, fine dell’Ottocento.
Proprietà sorelle Serreli, eredi di Fannj Orrù.Foto di Amos Cardia.
449600 - images/morfeoshow/gioielli-8348/big/02-DSCN2185.JPG819.jpg
Sinnai. Rosario in oro con cammei in madreperla, fine dell’Ottocento. Frocu e gioja.
Proprietà sorelle Serreli, eredi di Fannj Orrù.Foto di Amos Cardia.
600449 - images/morfeoshow/gioielli-8348/big/03-DSCN2186.JPG562.jpg
Sinnai. Rosario in oro con cammei in madreperla, fine dell’Ottocento. Gioja, particolare.
Proprietà sorelle Serreli, eredi di Fannj Orrù.Foto di Amos Cardia.
600449 - images/morfeoshow/gioielli-8348/big/04-DSCN2194.JPG720.jpg
Sinnai. Rosario in oro con cammei in madreperla, fine dell’Ottocento. Gioja, particolare.
Proprietà sorelle Serreli, eredi di Fannj Orrù.Foto di Amos Cardia.
600449 - images/morfeoshow/gioielli-8348/big/05-DSCN2190.JPG841.jpg
Sinnai. Rosario in oro con cammei in madreperla, fine dell’Ottocento. Particolare della gioja. Il cammeo rappresenta Santa Barbara, patrona di Sinnai.
Proprietà sorelle Serreli, eredi di Fannj Orrù.Foto di Amos Cardia.
449600 - images/morfeoshow/gioielli-8348/big/06-DSCN2195.JPG103.jpg
Sinnai. Rosario in oro con cammei in madreperla, fine dell’Ottocento. Gioja, particolare.
Proprietà sorelle Serreli, eredi di Fannj Orrù.Foto di Amos Cardia.
600449 - images/morfeoshow/gioielli-8348/big/07-DSCN2187.JPG850.jpg
Sinnai. Rosario in oro con cammei in madreperla, fine dell’Ottocento. Frocu.
Proprietà sorelle Serreli, eredi di Fannj Orrù.Foto di Amos Cardia.
449600 - images/morfeoshow/gioielli-8348/big/08-DSCN2191.JPG139.jpg
Sinnai. Rosario in oro con cammei in madreperla, fine dell’Ottocento. Frocu.
Proprietà sorelle Serreli, eredi di Fannj Orrù.Foto di Amos Cardia.
449600 - images/morfeoshow/gioielli-8348/big/09-DSCN2193.JPG161.jpg
Sinnai. Rosario in oro con cammei in madreperla, fine dell’Ottocento. Frocu, particolare.
Proprietà sorelle Serreli, eredi di Fannj Orrù.Foto di Amos Cardia.
600449 - images/morfeoshow/gioielli-8348/big/10-DSCN2188.JPG370.jpg
Sinnai. Rosario in oro con cammei in madreperla, fine dell’Ottocento. Particolare dell’attacco della catenella per il frocu e la gioja.
Proprietà sorelle Serreli, eredi di Fannj Orrù.Foto di Amos Cardia.
600449 - images/morfeoshow/gioielli-8348/big/11-DSCN2189.JPG155.jpg
Sinnai. Rosario in oro con cammei in madreperla, fine dell’Ottocento. Particolare della catenella.
Proprietà sorelle Serreli, eredi di Fannj Orrù.Foto di Amos Cardia.
600449
L’artigianato
- gioielli
-
Alessandro Chiappetti
Testimonianza di Alessandro Chiappetti
La mia passione e la mia professione sono nate per caso, quando la mia ragazza mi ha fatto sapere di un corso per orafi. L’ho seguito e mi è piaciuto, sono andato a bottega da alcuni maestri fino a quando ho deciso di aprire un mio laboratorio, ormai cinque anni fa.
Ho iniziato riproducendo gli oggetti più conosciuti, ma dopo ho ricercato uno stile personale. Non c’è una grande conoscenza della tradizione sarda, anche perché molti gioielli non si possono ricondurre a un solo paese. Il gioiello è quasi sempre lo stesso in ogni località, semmai cambia nome. Una tradizione orafa specifica di un paese potrebbe anche esistere, ma i testimoni stanno sparendo, servirebbe qualche persona anziana esperta di questo lavoro. Sicuramente, col trascorrere degli anni, gli stili dei gioielli si mescolano, perché un artigiano li realizza per clienti di molti paesi e prende ispirazione da tutti.
I miei clienti sono soprattutto persone che praticano il ballo sardo e hanno bisogno dei gioielli per il vestito, ma molti chiedono anche amuleti; sono apprezzati, anche dai giovani, è la novità degli ultimi anni. Le persone richiedono la sabègia perchè credono nel suo valore di amuleto; non è particolarmente bella, ma piace perché esprime un’idea, perché protegge chi la porta. La sabègia vale poco, diventa un gioiello prezioso per l’argento e le perle che la contornano.
Le donne richiedono i gioielli sardi per usarli anche con i vestiti moderni, non soltanto col vestito sardo antico.
Dentro i reliquiari si mettevano anche dei foglietti con preghiere e altri piccoli testi.
Oggi l’anello, esclusa la fede sarda, non è molto richiesto, ma io non realizzo tante fedi perché è un oggetto comune e a me, piuttosto, piace scoprire e diffondere delle novità.
- images/morfeoshow/gioielli-3621/big/02-DSCF6796.jpg54.jpg
Laboratorio orafo di Alessandro Chiappetti, Sinnai. Preparazione dei bottoni d’oro.
Foto di Giovanni Pilloni.
600450 - images/morfeoshow/gioielli-3621/big/02-DSCF6797.jpg836.jpg
Laboratorio orafo di Alessandro Chiappetti, Sinnai. Preparazione delle foglie in lamina d’oro per le spille.
Foto di Giovanni Pilloni.
600450 - images/morfeoshow/gioielli-3621/big/03-DSCF6798.jpg262.jpg
Laboratorio orafo di Alessandro Chiappetti, Sinnai. Banchetto da orafo.
Foto di Giovanni Pilloni.
600450 - images/morfeoshow/gioielli-3621/big/04-DSCF6837.jpg932.jpg
Laboratorio orafo di Alessandro Chiappetti, Sinnai. Saldatura.
Foto di Giovanni Pilloni.
600450 - images/morfeoshow/gioielli-3621/big/05-DSCF6807.jpg370.jpg
Laboratorio orafo di Alessandro Chiappetti, Sinnai. Bègia, onice e corallo con decorazioni d’argento in filo piatto.
Foto di Giovanni Pilloni.
372600 - images/morfeoshow/gioielli-3621/big/06-DSCF6804.jpg219.jpg
Laboratorio orafo di Alessandro Chiappetti, Sinnai. Pendenti in lamina d’oro traforata con perle e pietre.
Foto di Giovanni Pilloni.
600231 - images/morfeoshow/gioielli-3621/big/07-DSCF6814.jpg538.jpg
Laboratorio orafo di Alessandro Chiappetti, Sinnai. Croce in lamina d’oro, filigrana e corallo.
Foto di Giovanni Pilloni.
600514 - images/morfeoshow/gioielli-3621/big/08-DSCF6791.jpg302.jpg
Laboratorio orafo di Alessandro Chiappetti, Sinnai. Rosario a tre patene d’argento brunito, con reliquiari.
Foto di Giovanni Pilloni.
371600 - images/morfeoshow/gioielli-3621/big/09-DSCF6821.jpg762.jpg
Laboratorio orafo di Alessandro Chiappetti, Sinnai. Rosario a tre patene d’argento brunito, con reliquiari.
Foto di Giovanni Pilloni.
402600 - images/morfeoshow/gioielli-3621/big/10-DSCF6833.jpg756.jpg
Laboratorio orafo di Alessandro Chiappetti, Sinnai. Rosario a tre patene d’argento brunito, con reliquiari.
Foto di Giovanni Pilloni.
542600
I gioielli
A Sinnai i gioielli sardi erano molto diffusi e continuano a essere posseduti e apprezzati ancora oggi. Ci sono molte persone appassionate che non si limitano a conservare quelli che compongono l’eredità familiare, ma ne acquistano degli altri, usati e nuovi, alimentando un mercato che si poggia sulla mediazione, anche per l’usato, degli artigiani e dei negozianti locali. È la prosecuzione di una passione antica, resa possibile dalla condizione del paese che risultava relativamente agiata, grazie al vasto territorio e alle relazioni che numerosi sinnaesi intrattenevano con la borghesia cagliaritana, interessata alla villeggiatura e alla pratica della caccia nei monti e nei boschi di Sinnai.
Non esiste una specifica tradizione sinnaese; come emerge anche dall’intervista con l’orafo Alessandro Chiappetti, il gusto che prevale è lo stesso dei centri più vicini e in generale del Campidano di Cagliari. Oggi, il mercato del gioiello è costituito in gran parte da coloro che amano vestire l’abito sardo, ma c’è un gusto crescente che porta le donne ad abbinare i gioielli sardi anche a vestiti comuni. Uno dei gioielli più apprezzati e ricorrenti è il lasu, formato, dall’alto verso il basso, da frori, gioja e dòminu. Era il gioiello più importante per una donna e, considerato il suo costo elevato, veniva regalato una parte per volta in corrispondenza delle tappe importanti della vita, per esempio battesimo, comunione, cresima. Veniva portato sulla scollatura, legato al collo con un nastro di velluto per il quale sono previste, sul retro del frori, apposite asole d’oro.
Tra le collane sono diffusi il giunchìlliu, sa cannacca a pibionis, di notevole valore e, anche se non destinati a essere indossati, i rosari. La cannacca a pibionis poteva essere ulteriormente arricchita con un pendente di forma triangolare, simile a un pezzo del lasu.
I gioielli antichi documentati in questa ricerca appartengono agli eredi di Anna Cocco, alle sorelle Serreli, eredi di Fannj Orru, e a Gioia Cardia. Risalgono alla fine dell’Ottocento e ai primi del Novecento; soltanto alcuni sono di concezione più recente e risalgono agli anni Trenta. Gli artigiani sono rimasti ignoti, così come i luoghi di realizzazione e di acquisto ma è probabile, almeno in qualche caso, una realizzazione su specifica commissione sinnaese, visto che Santa Barbara, rappresentata in madreperla in alcuni gioielli, è la patrone del paese.
Gli anelli sono in oro rosso, considerato anticamente di minor pregio per via dell’alta percentuale di rame. Venivano realizzati di misure decisamente superiori alla media attuale per via delle dita delle donne probabilmente più grosse e affinché potessero essere venduti in ogni caso, magari tenuti fermi da un cuscinetto, formato da una striscia di panno, da inserire tra dito e anello.
Le pietre colorate dei lasus e delle agullas sono solitamente in vetro. È una costante che la pietra in sé valga poco, il valore del pezzo è dato dalla decorazione in oro. Le piccole pietre bianche, presenti in vari pezzi, sono scaramazze. Gli orecchini più diffusi a Sinnai potevano essere a caboniscu, con un piccolo gallo ricavato da una foglia d’oro, o a tron’‘i àxina, con un grappolo d’uva composto da piccole scaramazze e le foglie della vite d’oro.
Il gioiello a Sinnai era soltanto decorativo o celebrativo, non esistevano gioielli con funzione di amuleto perché per la protezione dal malocchio o da altri disturbi ci si rivolgeva direttamente alle donne in grado di praticare le varie mexinas. Alcune di queste − riportiamo in questa ricerca la significativa testimonianza di Elena Olla − avendo appreso l’arte dalle mamme e dalle nonne, sono ancora in attività e la comunità si rivolge loro senza pregiudizi. Pertanto il gioiello chiamato comunemente sabègia è conosciuto ma anticamente non era diffuso. Oggi è richiesto e venduto per la sua funzione decorativa e anche perché rappresenta un elemento della più generale cultura sarda. Tuttavia poi, chi lo conosce, inizia anche a considerarlo come un amuleto.
L’indagine, che si è svolta nel territorio attraverso contatti telefonici e verbali, interviste, documentazione fotografica e video e con l’uso preponderante della lingua sarda ancora largamente diffuso a Sinnai, ha rivelato un patrimonio di cultura sarda notevole che è necessario socializzare ed estendere. Malgrado, infatti, i vistosi cambiamenti sociali di cui il paese è stato protagonista, la ricerca sui gioielli sinnaesi, sull’uso e sul valore riconosciuto loro dalla comunità, come anche la ricerca sui riti magici e gli amuleti ha mostrato una situazione ancora vitale e una forte e sincera partecipazione popolare.
Torna sugioielli
costumi
paesi
Crediti