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Santu Sperau
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    Casa Tola, via Umberto. La villa in stile neoclassico del barone Tola, progettata da Gaetano Cima. Le caratteristiche architettoniche della villa e il materiale utilizzato, il mattone crudo, si inquadrano perfettamente nell’architettura ordinaria e umile del paese e delle sue tipiche case campidanesi.

    Foto di Maria Noemi Cadelano, 2009.

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    Casa Tola, via Umberto. La villa in stile neoclassico del barone Tola, progettata da Gaetano Cima. Le caratteristiche architettoniche della villa e il materiale utilizzato, il mattone crudo, si inquadrano perfettamente nell’architettura ordinaria e umile del paese e delle sue tipiche case campidanesi.

    Foto di Maria Noemi Cadelano, 2009.

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    Casa Tola, via Umberto. La villa in stile neoclassico del barone Tola, progettata da Gaetano Cima. Le caratteristiche architettoniche della villa e il materiale utilizzato, il mattone crudo, si inquadrano perfettamente nell’architettura ordinaria e umile del paese e delle sue tipiche case campidanesi.

    Foto di Maria Noemi Cadelano, 2009.

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    Giardino megalitico, via Monastir. Parco immerso nel verde, al centro del paese, con le pietre scolpite in loco da Pinuccio Sciola e i suoi allievi e ispirato alla cultura nuragica e pre-nuragica.

    Foto di Maria Noemi Cadelano, 2009.

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    Giardino megalitico, via Monastir. Parco immerso nel verde, al centro del paese, con le pietre scolpite in loco da Pinuccio Sciola e i suoi allievi e ispirato alla cultura nuragica e pre-nuragica.

    Foto di Maria Noemi Cadelano, 2009.

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    Giardino megalitico, via Monastir. Parco immerso nel verde, al centro del paese, con le pietre scolpite in loco da Pinuccio Sciola e i suoi allievi e ispirato alla cultura nuragica e pre-nuragica.

    Foto di Maria Noemi Cadelano, 2009.

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    Sculture di Pinuccio Sciola. Le sue opere, in particolare le sculture, sono collocate in vari luoghi del paese e sono presenti anche, oltre che in vari musei, nelle piazze e nei parchi di molte città d’Europa.

    Foto di Maria Noemi Cadelano, 2009.

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    I murales e tutta la straordinaria produzione artistica di San Sperate sono strettamente legati al nome di Pinuccio Sciola. Ma, insieme a lui, altri grandi “muralisti”, come Angelo Pilloni, Giovanni Farci, Luciano Lixi, Archimede Scarpa, Raffaele Muscas e altri, hanno regalato a San Sperate questo grande patrimonio d’arte così da poter essere definito un “paese-museo”.

    Foto di Maria Noemi Cadelano, 2009.

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    I murales e tutta la straordinaria produzione artistica di San Sperate sono strettamente legati al nome di Pinuccio Sciola. Ma, insieme a lui, altri grandi “muralisti”, come Angelo Pilloni, Giovanni Farci, Luciano Lixi, Archimede Scarpa, Raffaele Muscas e altri, hanno regalato a San Sperate questo grande patrimonio d’arte così da poter essere definito un “paese-museo”.

    Foto di Maria Noemi Cadelano, 2009.

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    I murales e tutta la straordinaria produzione artistica di San Sperate sono strettamente legati al nome di Pinuccio Sciola. Ma, insieme a lui, altri grandi “muralisti”, come Angelo Pilloni, Giovanni Farci, Luciano Lixi, Archimede Scarpa, Raffaele Muscas e altri, hanno regalato a San Sperate questo grande patrimonio d’arte così da poter essere definito un “paese-museo”.

    Foto di Maria Noemi Cadelano, 2009.

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    I murales e tutta la straordinaria produzione artistica di San Sperate sono strettamente legati al nome di Pinuccio Sciola. Ma, insieme a lui, altri grandi “muralisti”, come Angelo Pilloni, Giovanni Farci, Luciano Lixi, Archimede Scarpa, Raffaele Muscas e altri, hanno regalato a San Sperate questo grande patrimonio d’arte così da poter essere definito un “paese-museo”.

    Foto di Maria Noemi Cadelano, 2009.

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    I murales e tutta la straordinaria produzione artistica di San Sperate sono strettamente legati al nome di Pinuccio Sciola. Ma, insieme a lui, altri grandi “muralisti”, come Angelo Pilloni, Giovanni Farci, Luciano Lixi, Archimede Scarpa, Raffaele Muscas e altri, hanno regalato a San Sperate questo grande patrimonio d’arte così da poter essere definito un “paese-museo”.

    Foto di Maria Noemi Cadelano, 2009.

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    I murales e tutta la straordinaria produzione artistica di San Sperate sono strettamente legati al nome di Pinuccio Sciola. Ma, insieme a lui, altri grandi “muralisti”, come Angelo Pilloni, Giovanni Farci, Luciano Lixi, Archimede Scarpa, Raffaele Muscas e altri, hanno regalato a San Sperate questo grande patrimonio d’arte così da poter essere definito un “paese-museo”.

    Foto di Maria Noemi Cadelano, 2009.

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    I murales e tutta la straordinaria produzione artistica di San Sperate sono strettamente legati al nome di Pinuccio Sciola. Ma, insieme a lui, altri grandi “muralisti”, come Angelo Pilloni, Giovanni Farci, Luciano Lixi, Archimede Scarpa, Raffaele Muscas e altri, hanno regalato a San Sperate questo grande patrimonio d’arte così da poter essere definito un “paese-museo”.

    Foto di Maria Noemi Cadelano, 2009.

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    I murales e tutta la straordinaria produzione artistica di San Sperate sono strettamente legati al nome di Pinuccio Sciola. Ma, insieme a lui, altri grandi “muralisti”, come Angelo Pilloni, Giovanni Farci, Luciano Lixi, Archimede Scarpa, Raffaele Muscas e altri, hanno regalato a San Sperate questo grande patrimonio d’arte così da poter essere definito un “paese-museo”.

    Foto di Maria Noemi Cadelano, 2009.

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    I murales e tutta la straordinaria produzione artistica di San Sperate sono strettamente legati al nome di Pinuccio Sciola. Ma, insieme a lui, altri grandi “muralisti”, come Angelo Pilloni, Giovanni Farci, Luciano Lixi, Archimede Scarpa, Raffaele Muscas e altri, hanno regalato a San Sperate questo grande patrimonio d’arte così da poter essere definito un “paese-museo”.

    Foto di Maria Noemi Cadelano, 2009.

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    Mostra fotografica “Gli anni della calce 1968-1970” di Nanni Pes che racconta l’origine dei murales.

    Foto di Maria Noemi Cadelano, 2009.

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    Mostra fotografica “Gli anni della calce 1968-1970” di Nanni Pes che racconta l’origine dei murales.

    Foto di Maria Noemi Cadelano, 2009.

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    Oltre che con i murales, il paese accoglie i suoi visitatori con svariate installazioni artistiche che impreziosiscono muri, strade, piazze e alberi.

    Foto di Maria Noemi Cadelano, 2009.

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    Oltre che con i murales, il paese accoglie i suoi visitatori con svariate installazioni artistiche che impreziosiscono muri, strade, piazze e alberi.

    Foto di Maria Noemi Cadelano, 2009.

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    Oltre che con i murales, il paese accoglie i suoi visitatori con svariate installazioni artistiche che impreziosiscono muri, strade, piazze e alberi.

    Foto di Maria Noemi Cadelano, 2009.

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    La chiesa parrocchiale dedicata a San Sperate. Edificata nel Cinquecento in stile gotico-catalano presenta una facciata quadrata e merlata; l’interno, a navata unica con cappelle laterali, ha le volte a crociera.

    Foto di Maria Noemi Cadelano, 2009.

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    La chiesa di San Giovanni Battista, l’antica chiesa parrocchiale del paese, fine XVI secolo.

    Foto di Maria Noemi Cadelano, 2009.

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    La chiesa di San Giovanni Battista ha subito vari rifacimenti, il più consistente in epoca aragonese.

    Foto di Maria Noemi Cadelano, 2009.

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    La chiesa di Santa Lucia, fine XVI secolo da quanto risulta nei documenti dell’archivio arcivescovile. La struttura della chiesa è molto semplice: un unico ambiente rettangolare, senza abside né cappelle.

    Foto di Maria Noemi Cadelano, 2009.

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    Giovanni Lussu e Mariuccia Collu nel giorno del loro matrimonio, 13 novembre 1937.

    Archivio comunale di San Sperate.

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    I preziosi che venivano regalati alla sposa erano riposti all’interno di un piccolo cesto di paglia (su cofinu), chi ne aveva la possibilità lo impreziosiva ulteriormente con decorazioni e quant’altro, 1937.

    Archivio comunale di San Sperate.

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  • images/morfeoshow/gente_antica-2824/big/22-arc_com10.JPG702.jpg

    Foto ricordo di un gruppo di amici, anni Quaranta.

    Archivio comunale di San Sperate.

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    Due ragazze in una foto realizzata in studio, anni Quaranta.

    Archivio fotografico Norma Caboni-Liliana Pilia.

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    Maria Schirru in una foto realizzata in studio, anni Quaranta.

    Archivio fotografico Norma Caboni-Liliana Pilia.

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    Salvatore Lussu, Carlo e Ignazio fotografati in campagna, 1942.

    Archivio fotografico Norma Caboni-Liliana Pilia.

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    Lucia Pinna con l’antico costume in seta di San Sperate, 1943.

    Archivio comunale di San Sperate.

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    Bambini con gli americani della vicina base di Decimomannu; gli americani regalavano spesso del cioccolato ai bambini di San Sperate, 1945.

    Archivio fotografico Norma Caboni-Liliana Pilia.

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    Ninni e Sesetta Marongiu in abiti cittadini con il loro cane in via Unione; la donna indossa un pendente di foggia tradizionale, 1946.

    Archivio comunale di San Sperate.

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    Alcuni uomini ballano durante una festa paesana; sullo sfondo suonatori di launeddas, anni Cinquanta.

    Archivio fotografico Norma Caboni-Liliana Pilia.

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    Festeggiamenti per un matrimonio. Il banchetto nuziale prevedeva che si offrissero dei liquori, primo fra tutti il rosolio, liquore dal sapore dolce, anni Cinquanta.

    Archivio fotografico Norma Caboni-Liliana Pilia.

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    Gruppo di invitati a un matrimonio, anni Cinquanta.

    Archivio fotografico Norma Caboni-Liliana Pilia.

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    Consegna del cuore di Gesù agli sposi Renzo e Ignazia Pilloni, anni Cinquanta.

    Archivio fotografico Norma Caboni-Liliana Pilia.

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    Due fidanzati in una foto ricordo. Generalmente i fidanzati si scambiavano is arregallus, i regali: s’aneddu, l’anello, a cui, secondo le possibilità di ciascuno, potevano aggiungersi sa cannacca, la collana, is lorigas, gli orecchini, su buttoni, una spilla o un braccialetto. Spesso la suocera faceva un ulteriore regalo alla nuora: un rosario, un altro anello o un monile, anni Cinquanta.

    Archivio fotografico Norma Caboni-Liliana Pilia.

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    Fino a qualche decennio fa la festa di nozze era organizzata con l’aiuto degli amici. Nella foto sono ritratti un gruppo di ragazzi in via Cagliari che portano su cumbidu agli sposi, 1959.

    Archivio fotografico Norma Caboni-Liliana Pilia.

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    Una coppia balla durante una festa, anni Sessanta.

    Archivio fotografico Norma Caboni-Liliana Pilia.

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    Assunta Anedda con le damigelle e i paggetti nel giorno del suo matrimonio, anni Sessanta.

    Archivio fotografico Norma Caboni-Liliana Pilia.

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    Una coppia balla durante una festa, anni Sessanta.

    Archivio fotografico Norma Caboni-Liliana Pilia.

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    Giuseppe Murgia e Maria Pasquala Virdis all’uscita della chiesa parrocchiale di San Sperate, dopo il loro matrimonio, anni Sessanta.

    Archivio fotografico Norma Caboni-Liliana Pilia.

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    Spesso con le belle giornate il pranzo nuziale si svolgeva all’aperto nel cortile della masseria, anni Sessanta.

    Archivio fotografico Norma Caboni-Liliana Pilia.

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    San Sperate era un paese piuttosto povero. Solamente verso gli anni Sessanta è cambiato qualcosa con la coltivazione delle pesche e la relativa sagra, migliorando, in maniera considerevole, il reddito delle famiglie degli agricoltori.

    Archivio fotografico Norma Caboni-Liliana Pilia.

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    Angelo Pilloni (1814) e Raffaela Aztori (1825), San Sperate, fine Ottocento.

    Archivio comunale di San Sperate.

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    Foto di una bambina, realizzata in studio e incollata nell’elegante classico cartoncino, San Sperate, inizi Novecento.

    Archivio fotografico Norma Caboni-Liliana Pilia.

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    Foto di un gruppo di amici realizzata in studio. La foto in uno studio fotografico era un’occasione importante, pertanto ci si vestiva con gli abiti migliori e, spesso, erano gli stessi fotografi o gli amici che prestavano abiti e accessori, come le cravatte e le catene di orologio che portano i tre giovani in questa foto, inizi Novecento.

    Archivio comunale di San Sperate.

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    Arcangelo Mossa ritratto con la tipica camicia con le maniche lunghe e larghe, i polsini erano lavorati similmente al colletto, inizi Novecento.

    Archivio comunale di San Sperate.

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    Francesca Scalas (1888), 1920.

    Archivio comunale di San Sperate.

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    Cesare Pilloni (1863) e Maria Aroff (1867), anni Venti.

    Archivio comunale di San Sperate.

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    Santina Zucca con un prezioso vestito in seta pura colorata, abito usato solo nelle grandi occasioni, 1920.

    Archivio comunale di San Sperate.

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    Gruppo costitutivo della sezione del Partito Sardo d’Azione di San Sperate, 1921.

    Archivio comunale di San Sperate.

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    Gruppo di giovani, 1923.

    Archivio comunale di San Sperate.

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    Annichedda Schirru in una foto realizzata in studio con i tipici arredi e fondali in cartone delle foto dell’epoca, 1925.

    Archivio comunale di San Sperate.

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    Annichedda Schirru e Gennaro, 1926.

    Archivio comunale di San Sperate.

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    Una classe di seconda elementare della scuola di via Roma, 1929.

    Archivio comunale di San Sperate.

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    Foto ricordo in piazza Matteotti a Cagliari, anni Trenta.

    Archivio comunale di San Sperate.

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    Rafaela Casti, Vincenza Lisci, Laura Madau e Lucia Schirru ritratte in un tipico loggiato di una casa campidanese, anni Trenta.

    Archivio comunale di San Sperate.

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    Vincenza Collu, Cristina, Peppino e Nino. I bambini più grandi portano la divisa dell’Opera Nazionale Balilla, anni Trenta.

    Archivio fotografico Norma Caboni-Liliana Pilia.

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    Bambina, anni Trenta.

    Archivio fotografico Norma Caboni-Liliana Pilia.

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    Coppia di sposi in una foto realizzata in studio, anni Trenta.

    Archivio fotografico Norma Caboni-Liliana Pilia.

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    Efisia Lasio, Vincenza Lisci e Adelina Annus, sullo sfondo il tipico fondale dipinto dello studio fotografico, 1931.

    Archivio comunale di San Sperate.

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    Gli sposi Aricu Schirru e Peppina Pillitu insieme a parenti e amici, 1935.

    Archivio fotografico Norma Caboni-Liliana Pilia.

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    La bambina della foto non indossa le scarpe, ma porta al collo una catena con un pendente, inizi Novecento.

    Archivio fotografico Norma Caboni-Liliana Pilia.

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    Pasqualina Lasio e figli. Nella fotografia i bimbi portano entrambi un mazzetto d’erbe; la madre porta un anello alla mano destra e la bimba una catena con un pendente a goccia, inizi Novecento.

    Archivio comunale di San Sperate.

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    Vincenza Lisci con sa cannacca con le sfere in filigrana d’oro e un pendente, 1928.

    Foto dell’Archivio comunale di San Sperate.

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    Cesira Monnis in occasione del suo diciottesimo compleanno, anni Trenta. In passato le foto si facevano in studio per le occasioni più importanti; in questa foto la ragazza indossa un abito di fattura cittadina e una bella spilla.

    Archivio comunale di San Sperate.

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    Giuseppina Pilloni con alcuni gioielli tradizionali, anni Trenta.

    Archivio comunale di San Sperate.

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    Maria Atzori in un cortile di una tipica casa campidanese. La donna porta un pendente a mezza luna, probabilmente un amuleto, anni Trenta.

    Archivio comunale di San Sperate.

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    Gruppo di donne con qualche piccola spilla e orecchini; tutte portano appuntato al petto un piccolo bouquet di fiori di campo, anni Trenta.

    Archivio comunale di San Sperate.

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    Giovanni Lussu e Mariuccia Collu nel giorno del loro matrimonio. Era un giorno speciale per portare sa cannacca, 13 novembre 1937.

    Archivio comunale di San Sperate.

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    Gaetana Casti porta una catenella con un pendente, 1938.

    Archivio comunale di San Sperate.

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    Efisia Lasio con un abito di fattura cittadina e una catenella con medaglia, anni Quaranta.

    Archivio comunale di San Sperate.

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    Giuseppina Spanu e Rosa, la donna seduta porta una catenella con una medaglia, anni Cinquanta.

    Archivio comunale di San Sperate.

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    Efisia Corona e Lucia Atzori con l’abito tradizionale di San Sperate, interamente realizzato in raso rosso. Le donne portano collane tradizionali conosciute col nome di cannaccas, anni Cinquanta.

    Archivio comunale di San Sperate.

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    Giovani con l’abito tradizionale di San Sperate, anni Ottanta.

    Archivio fotografico Norma Caboni-Liliana Pilia.

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Santu Sperau

Est una bidda in mesu a su Campidanu a pagus chilòmetrus de Casteddu. Dda ingìriant giardinus de agrùmini e de prèssiu e est una de is biddas prus biatzas po s’arti e po sa curtura in totu su Mesuderràniu. In su 1968 dd’ant fata bidda-museu, sa primu in Itàlia cumenti museu a celu obertu, e totu su mundu de s’arti s’est interessau, gràtzias a Pinuciu Sciola, artista speradesu connotu in totu su mundu po is scurpiduras suas de perda.


Nascit de issu s’idea, in annus de Sessanta de pintai is murus de sa bidda totus de biancu po essi prontus a arriciri su colori. Impari a sa genti de sa bidda ant pigau parti artistas de importu de totu su mundu e e is muralis dd’ant fata una bidda famada. Oindi’ is muralis funt unus duxentubinti e contant sa curtura de sa messaria, s’arrelata cun sa terra, su connotu de Sardìnnia, sa vida de dònnia di’ e s’unimentu chi no fait a sciolli intru de stòria antiga e moderna. Contant de una bidda, unu museu a celu obertu, innui s’arti est de totus e po totus.

Su logu de Santu Sparau sa genti dd’at abitau giai de su 1900 innanti de Gesugristu e ant agatau cosa meda votiva de s’edadi de su bruntzu. Famau est su modelleddu de perda de craciari de unu nuraxi, chi imoi s’agatat in su Museu Archiològicu de Casteddu. Ant agatau cuatru campusantus pùnicus e in su tempus de is Arromanus sa bidda depiat essi de importu mannu ca s’agatat sa bia chi de Casteddu andàt a Tharros. De su Mesuevu s’agatant is crèsias arromànicas de Santa Luxia e de Santu ‘Anni ma sa crèsia manna, sa de Santu Sperau etotu, est de su Millicincuxentus.

Santu Sperau est una de is biddas prus de importu fintzas po sa messaria, gràtzias a sa terra bella, a s’àcua e a su tempus. Su prus po su prèssiu ma po fintzas po su piricocu, su trigu, sa tomata e sa birdura. Su logu est totu giardinus beni sighius e is froris de totu is matas ant fatu de manera chi bessessit unu logu bellu fintzas po is abis e po fai meli. S’artisanau est su prus po fai drucis sardus e po su strexu de terra.

Is festas arreligiosas funt arrelatadas a strintu cun sa messaria e su cincu de maju festant Santa Prisca, sa patrona de sa bidda, chi dda acumpàngiant in sa processioni in totu sa bidda a carrus a bois puru.
Su dexi de maju festant Santu Sidoru, difendidori de su lori, e su primu domìnigu de làmpadas festant su Corpus Domini. Totu sa bidda dda faint prus bella ancoras cun lentzorus biancus e tapissus apicaus e arramant is bias cun amenta, arrosas e gravellus.
Su bintinoi de lampadas festant Santu Perdu e Santu Pàulu e fintzas a pagu tempus fait alluiant unu fogadoni e atrus fogus piticus po ddus fai sartai a is pipius. Su de su fogu est unu connotu prus antigu de su cristianìsimu etotu, chi si agatat in totu Sardìnnia e est arrelatau a su limpiamentu de s’ànima.
Po sa festa de Santa Luxia puru, su doxi de mesi de idas, faint unu fogadoni e sa genti domandat sa saludi po is ogus.
Is sa cida de su dexaseti de trèulas sa di’ de sa festa de Santu Sparau, faint sa festa de su prèssiu puru, chi ndi arregalant a totu is abisitadoris e faint amostas de scurpidura, de pintura e de artisanau. Sa genti oberit is domus e fait a biri fotografias antigas e ainas e faint spetàculus in sa bia de mùsica e de tiatru.

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Crediti